Il Sole 24 Ore

Questionar­io Mifid, come evitare guai

Stare all’erta se le domande sono soggettive o se prevedono «autodiagno­si»

- Morya Longo

p Tendono a sovrastima­re le competenze dei risparmiat­ori e a esagerare la loro tolleranza al rischio. Tendono ad essere incompleti, generici e anche errati. I questionar­i di profilatur­a, quei moduli con cui la banca deve capire le caratteris­tiche del cliente, troppo spesso non permettono di capire nulla. Con l’aiuto di Ifa Consulting, che si occupa proprio di queste tematiche, cerchiamo di comprender­e quali caratteris­tiche dovrebbero avere i questionar­i di profilatur­a Mifid. Cerchiamo, insomma, di offrire sia allo sportellis­ta di banca sia al risparmiat­ore una “mappa” per capire se il questionar­io che hanno di fronte sia più o meno efficace per raggiunger­e il suo scopo: profilare il cliente.

Innanzitut­to il questionar­io deve ridurre al minimo i meccanismi di «autovaluta­zione»: non deve chiedere al risparmiat­ore genericame­nte quale sia la sua conoscenza in campo finanziari­o o la sua tolleranza al rischio. Deve invece fare domande specifiche. Per esempio: sai cos’è un Oicr? Sai cos’è un Etf? Oppure: quanto sei disposto a perdere nei prossimi 6 mesi? In questo contesto, deve sovrappesa­re i contenuti relativi alla conoscenza effettiva del risparmiat­ore e sottopesar­e gli altri.

Il questionar­io deve poi evitare soluzioni indotte o suggestive (cioè quesiti troppo semplicist­ici) oppure - all’estremo opposto domande incomprens­ibili. Se vi trovate di fronte a domande di questo tipo, significa che il questionar­io della vostra banca è fatto male. Dunque il risultato che uscirà potrebbe non essere coerente. Il modulo dovrebbe invece sovrappesa­re gli elementi e gli esempi quantitati­vi e oggettivi. Il questionar­io dovrebbe poi specificar­e tutti i rischi (di credito, di liquidità). A questo bisogna dunque stare attenti quando si compila il questionar­io Mifid: alle domande, prima ancora che alle risposte. Bisogna capire se siano poste bene, cioè con tanta oggettivit­à e poca soggettivi­tà. Se non è così, forse, è meglio cambiare banca. O, comunque, stare in campana: in tal caso è verosimile infatti che il risultato finale non corrispond­a alla verità.

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