Questionario Mifid, come evitare guai
Stare all’erta se le domande sono soggettive o se prevedono «autodiagnosi»
p Tendono a sovrastimare le competenze dei risparmiatori e a esagerare la loro tolleranza al rischio. Tendono ad essere incompleti, generici e anche errati. I questionari di profilatura, quei moduli con cui la banca deve capire le caratteristiche del cliente, troppo spesso non permettono di capire nulla. Con l’aiuto di Ifa Consulting, che si occupa proprio di queste tematiche, cerchiamo di comprendere quali caratteristiche dovrebbero avere i questionari di profilatura Mifid. Cerchiamo, insomma, di offrire sia allo sportellista di banca sia al risparmiatore una “mappa” per capire se il questionario che hanno di fronte sia più o meno efficace per raggiungere il suo scopo: profilare il cliente.
Innanzitutto il questionario deve ridurre al minimo i meccanismi di «autovalutazione»: non deve chiedere al risparmiatore genericamente quale sia la sua conoscenza in campo finanziario o la sua tolleranza al rischio. Deve invece fare domande specifiche. Per esempio: sai cos’è un Oicr? Sai cos’è un Etf? Oppure: quanto sei disposto a perdere nei prossimi 6 mesi? In questo contesto, deve sovrappesare i contenuti relativi alla conoscenza effettiva del risparmiatore e sottopesare gli altri.
Il questionario deve poi evitare soluzioni indotte o suggestive (cioè quesiti troppo semplicistici) oppure - all’estremo opposto domande incomprensibili. Se vi trovate di fronte a domande di questo tipo, significa che il questionario della vostra banca è fatto male. Dunque il risultato che uscirà potrebbe non essere coerente. Il modulo dovrebbe invece sovrappesare gli elementi e gli esempi quantitativi e oggettivi. Il questionario dovrebbe poi specificare tutti i rischi (di credito, di liquidità). A questo bisogna dunque stare attenti quando si compila il questionario Mifid: alle domande, prima ancora che alle risposte. Bisogna capire se siano poste bene, cioè con tanta oggettività e poca soggettività. Se non è così, forse, è meglio cambiare banca. O, comunque, stare in campana: in tal caso è verosimile infatti che il risultato finale non corrisponda alla verità.