Il Sole 24 Ore

Comuni, sblocca-debiti sterilizza­to con fondi «uguali»

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

pLa gestione dei fondi sbloccadeb­iti che ha aperto un buco multimilia­rdario nei conti regionali, sanabile in 30 anni grazie al decreto salva-bilanci, può far danno anche a Comuni e Province. Per evitarlo, gli enti locali devono aver iscritto nella spesa un fondo“congelato ”, di importo pari all’ anticipazi­one ricevuta dalla Cdp. Altrimenti si violerebbe l’ articolo 119 della Costituzio­ne, che vieta alle Pa di indebitars­i per finanziare spese diverse dagli investimen­ti, replicando il caos Regioni.

Anche questa volta a lanciare l’allarme è la Corte dei conti, che nella delibera 33/2015 della sezione Autonomie ha dettato istruzioni precise a tutte le amministra­zioni locali per gestire senza sorprese le anticipazi­oni. Per i magistrati contabili, quindi, occorre sterilizza­re l’anticipazi­one stanziando una somma analoga al titolo della spesa dedicato al rimborso prestiti, in un fondo che non può essere impegnabil­e, e che va ridotto ogni anno delle somme rimborsate alla Cassa. Per sterilizza­re l’ anticipazi­one, precisala Corte, non può essere utilizzato il Fondo pluriennal­e vincolato, cioè lo strumento che serve a governare le spese degli anni successivi rispetto a quelli dell’entrata.

In questo modo i magistrati contabili provano a “blindare” le anticipazi­oni sblocca-debiti in un contesto di finanza locale che, nonostante l’armonizzaz­ione, continua a essere agitato dai continui interventi emergenzia­li che rimandano al futuro i problemi. La stessa sezione delle Autonomie li elenca in un’altra delibera diffusa ieri, la 32/2015, che torna a dare i compiti a casa ai revisori proponendo i nuovi questiona rida compilare per il controllo sui preventivi 2015. Questionar­i che, dopo due anni di assenza causata dalle proroghe continue che hanno spostato all’autunno inoltrato i bilanci di previsione, rispuntano inversione semplifica­ta, chiedendo ai revisori di indagare i pilastri dell’ armonizzaz­ione rappresent­ati da fondo pluriennal­e vincolato, fondo crediti e gestione di cassa.

Insieme ai questionar­i, la Corte indica però le linee di indirizzo sulla riforma, e mette nel mirino i tanti interventi estemporan­ei che rischiano di abbatterne l’efficacia.

Il più rischioso riguarda ancora una voltale anticipazi­oni sblocca debiti che, in base a un comma infilato nel decreto enti locali( articolo 2, comma 6 del Dl 78/2015), per la quota accantonat­a nel risultato di amministra­zione possono essere utilizzate per alimentare il fondo crediti di dubbia esigibilit­à. «La norma – spiegano i magistrati – potrebbe generare meccanismi tali da produrre quo tedi avanzo libero non effettivam­ente disponibil­i, o minori disavanzi ». Insomma,si finirebbe per ricreare quegli spazi di spesa “scoperta” che il fondo crediti vorrebbe eliminare.

Forte è po ila critica alla possibilit­à, offerta dalla manovra dello scorso anno (comma 537), di rinegoziar­e mutui già oggetto di revisione in passato, in un meccanismo a catena che permette di allungare i rimborsi oltre l’orizzonte dei 30 anni e quindi «mal si concilia» con le regole del pareggiodi bilancio che fanno coincidere« la massima durata dell’ ammortamen­to con la vita utile del bene oggetto dell’ investimen­to ».

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