Più investimenti nell’economia reale
pUna cassa in salute che progetta un futuro all’insegna della sostenibilità dei conti e di servizi che affianchino gli assegni pensionistici. Attualmente i periti iscritti alla Cassa sono 14mila che nonostante il periodo di congiuntura sfavorevole continuano a versare in maniera sostanzialmente stabile. I periti iscritti, infatti, nel 2013 hanno realizzato incassi per 625 milioni, pari a 44.600 mila euro procapite. I redditi complessivi sono stati pari a 420 milioni per un netto di 30mila euro procapite. E i dati provvisori del 2014 fotografano un volume medio di 43.800 euro e redditi netti di 29mila euro.
«I conti di Eppi - spiega Francesco Gnisci, direttore generale della Cassa - dimostrano come un ente di previdenza possa reggere anche con una platea ridotta come quella dei periti industriali e che quel che conta non è il numero degli iscritti ma il patrimonio dell’ente». Infatti, a fronte di un debito previdenziale di 820 milioni di euro, l’ente ha oltre un miliardo di euro di attivo tra fabbricati, titoli e altri prodotti finanziari.
Al 31 dicembre 2014 immobili fisici e quote di fondi immobiliari valevano il 23% dell’attivo che si sommano a titoli di stato italiani (28%), partecipazioni azionarie (4%), liquidità (12%), polizze assicurative (4%); il restante è investito in fondi comuni per la maggior parte obbligazionari. E il rendimentonettonel2014èstatopari al 2,89% che non tiene conto delle plusvalenze sui titoli di Stato.
«Questi periodi di incertezze finanziarie e di tassi molto bassi spiega Gnisci - obbligano ad aggiornare di frequente la strategia di investimento con un approccio molto dinamico guardando parallelamente l’andamento del debito previdenziale senza guardare troppo il mercato a breve termine. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di creare valore utile a coprire il debito ed essendo la nostra esposizione decorrelata dal ciclo finanziario occorre andare sui mercati meno liquidi ma più redditizi».
Per questa ragione l’Eppi sta valutando investimenti nell’economia reale che capitalizza valore per poi retrocedere a medio lungo termine: nel mirino imprese non quotate, dalle infrastrutture al risparmio energetico, dal socio-sanitario alle residenze sociali. «Investimenti di questo tipo - spiega Gnisci - creano un circolo virtuoso che alimenta l’economia di oggi creando le premesse per la pensione di domani». E la sostenibilità prospettica a 50 anni indica che, in assenza di versamenti, il patrimonio non va in negativo fino al 2062 e, con l’attuale regime di versamenti, arriverà a 8 miliardi, grazie anche alla retrocessione dei contributi integrativi. Considerando anche questa distribuzione le risorse crescono più del debito atteso con un tasso di sostituzione che si avvicina al 50% del reddito».