Profughi, scontro tra Austria e Grecia
Atene ha r ichiamato l’ambasciatr ice a Vienna per le limitazioni imposte agli ingressi La Ue avverte: soluzione da trovare entro 10 giorni, o sarà il collasso
Si moltiplicano drammaticamente le tensioni tra i Ventotto sul fronte dell’emergenza rifugiati. Atene ha richiamato ieri la sua ambasciatrice a Vienna“per consultazioni” dopo chela decisione austriacadi limitare gli ingressi sul territorio nazionale rischia di trasformare la Grecia in un campo-profughi. Dal canto suo, Bruxelles ha avvertito che senza una soluzione europea alla crisi entro 10 giorni, entro il prossimo vertice europeo del 7 marzo, ci sarà “il collasso del sistema”.
«La Grecia non intende accettare di diventare il Libano dell’Europa, una prigione delle anime», ha detto il ministro greco dell’Immi- grazione Yannis Mouzalas, minacciando ritorsioni se i suoi vicini dovessero continuare a fare scelte unilaterali. L’uscita è giunta prima di una riunione ministeriale dagli esiti deludenti: i Ventotto si sono accordati solo su una posizione comune nel negoziato con il Parlamento sulla proposta di Bruxelles di imporre controlli sistematici dei cittadini europei in entrata nell’Unione.
Sempre ieri Atene ha deciso di richiamare la sua ambasciatrice a Vienna, Chryssoula Aliferi, «per consultazioni con l’obiettivo di salvaguardare l’amichevole relazione tra i due Paesi». Una scelta rara tra due Paesi alleati. In un comunicato, il governo greco ha spiegato che la decisione è giunta dopo che negli ultimi giorni vi sono stati «pensieri, atteggiamenti, iniziative extra-istituzionali che hanno le loro radici nel XIX secolo». Lo sguardo corre a due scelte austriache criticate da Atene.
La prima è stata quella di limitare l’arrivo di profughi sul proprio territorio nazionale (si veda Il Sole/24 Ore del 19 febbraio). La seconda è stata quella di organizzare due giorni fa a Vienna una riunione tra i Paesi dei Balcani per meglio organizzare il flusso di rifugiati provenienti da Sud. Alla riunione non è stata invitata la Grecia, tanto che il governo greco ha definito la scelta «non amichevole». Agli occhi di Atene, la chiusura delle frontiere a Nord sta bloccando in Grecia i profughi in arrivo dal Vicino Oriente.
La situazione è realmente complessa. Da un lato, molti Paesi sono dell’avviso che il transito verso Nord deve fermarsi. Dall’altro si rendono conto che, con la chiusura dei confini aN orde senza un migliore controllo delle frontiere esterne, la Grecia rischia di diventare un enorme campo-profughi. La Ger- mania è critica dell’Austria, perché nei fatti viola le regole europee sull’asilo. Al tempo stesso, Berlino apprezza inevitabilmente la frenata fosse solo temporanea dei flussi di rifugiati provenienti da Sud.
Dal canto suo, a conferma delle tensioni tra i Ventotto, il ministro degli Interni francese Bernard Cazeneuve ha criticato sempre ieri la recente decisione del Belgio di reintrodurre il controllo delle frontiere al confine con la Francia, definendo la scelta «strana». E ha aggiunto: «Quando si prende una decisione di questo tipo, si avverte il Paese interessato. Questo non è avvenuto». Il timore del Belgio è di assistere all’arrivo di profughi sulla scia della chiusura di un campo-profughi a Calais.
Nel 2015, Parigi aveva introdotto controlli alle sue frontiere per contrastare minacce terroristiche, non per limitare l’arrivo di migranti. Si deve presumere che la reazione francese oggi è almeno in parte dettata dalla paura che la scelta belga possa essere in un modo o nell’altro il primo tassello in vista della nascita di una miniSchengen intorno alla Germania, che escluderebbe la stessa Francia. Lo sguardo a questo punto corre al prossimo vertice straordinario dei Ventotto il 7 marzo.
Al summit a livello di capi di Stato e di governo si parlerà di ricollocamento, e soprattutto di rimpatri dalla Grecia verso la Turchia dei migranti senza diritto d’asilo. Eventuali soluzioni alla crisi sono rese ancor più difficili dalla scelta ungherese, annunciata due giorni fa, di indire un referendum sul progetto di ricollocamento dei profughi in tutta l’Unione. Infastidita dalla decisione, Bruxelles ha fatto notare ieri che il piano comunitario è «una decisione vincolante, presa dai Ventotto a maggioranza qualificata».
IN TRAPPOLA La chiusura dei confini a Nord rischia di trasformare la Grecia in un enorme campo per rifugiati. In Belgio timori per la chiusura di Calais