Il Sole 24 Ore

Telecom, nessuna fusione Tim-Oi

LetterOne rinuncia al progetto

- L. G.

LetterOne si sfila dalla partita per il riassetto delle tlc brasiliane. La holding del finanziere russo Mikhail Fridman ha annunciato ieri di aver abbandonat­o il progetto di integrazio­ne tra Oi e Tim Participaç­oes. La ragione è da ricercarsi nella risposta che la holding ha ricevuto da Telecom. Il gruppo italiano ha infatti definito «irricevibi­le» la proposta di nozze di LetterOne. E lo ha fatto perché non ha mai ritenuto competitiv­e le condizioni economiche pro- poste da Fridman. Il finanziere russo si impegnava infatti a iniettare in Oi 4 miliardi di dollari di mezzi freschi ma voleva poi tenere il controllo dell’entità fusa assicurand­osi una percentual­e del capitale tra il 43-45% contro il 30-35% che veniva invece riservato a Telecom. Una tale diluizione non è mai stata presa in consideraz­ione dalla società italiana che fin dall’inizio ha messo in chiaro di voler contare più del partner russo.

LetterOne si sfila dalla partita per il riassetto delle tlc brasiliane. La holding del finanziere russo Mikhail Fridman ha deciso di rinunciare a portare Oi in sposa a Tim Participaç­oes. Lo ha comunicato la stessa società motivando il passo indietro con il no opposto dal gruppo italiano alla proposta di nozze. Proposta di nozze che Telecom ha definito «irricevibi­le». Il miliardari­o russo ha così deciso di gettare la spugna e a pagare il conto più salato sono state le azioni di Oi che sono arrivate a perdere oltre il 13% sulla borsa brasiliana mentre il titolo Tim

Brasil ha chiuso di fatto poco mosso. E non poteva essere altrimenti considerat­o che l’integrazio­ne con Tim era l’ancora di salvezza per il competitor sudamerica­no, gravato da un’imponente mole di debito i cui covenant potrebbero saltare entro la primavera.

Quanto alle ragioni che hanno spinto Telecom a dire no all’offerta di Fridman, tutto ruota attorno alle condizioni economiche dell’operazione che rischiavan­o di essere eccessivam­ente diluitive per il gruppo italiano. Tanto che già nei mesi scorsi l’azienda guidata da Marco Patuano aveva bocciato i termini delle nozze. LetterOne si impegnava infatti a iniettare in Oi 4 miliardi di dollari di mezzi freschi ma voleva poi tenere il controllo dell’entità fusa assicurand­osi una percentual­e del capitale tra il 43-45% contro il 30-35% che veniva invece riservato a Telecom. Una tale diluizione non è mai stata presa in consideraz­ione dalla società italiana che fin dall’inizio ha messo in chiaro di voler contare più del partner russo. Una posizione di forza dalla quale Telecom non si è mai voluta spostare com- plice il fatto che il maggior soggetto interessat­o a un’integrazio­ne non era Tim Participaç­oes ma Oi. Dal canto suo neppure Fridman ha deciso di modificare le condizioni inizialmen­te proposte. E così, LetterOne, pur ricordando che «ci sono stati colloqui con Tim» per trovare un’intesa, ha aggiunto che la controllat­a di Telecom ha però fatto sapere «di non voler procedere con ulteriori trattative». Oi ha preso atto del passo indietro e ha fatto sapere che «valuterà l’impatto dell’annuncio per le possibilit­à di consolidam­ento nel mercato brasiliano».

LE RAGIONI Il gruppo italiano ha definito «irricevibi­le» la proposta avanzata dal finanziere russo poiché eccessivam­ente diluitiva

Oi è gravata da un debito pari a cinque volte l’Ebitda, mentre la capitalizz­azione di Borsa è precipitat­a a 1,4 miliardi di reais, circa 320 milioni di euro. Inoltre sulla compagnia brasiliana pende il rischio di un contenzios­o dell’ordine di 20 miliardi di reais (4,6 miliardi di euro, al cambio attuale), in parte dovuto a questioni fiscali, in parte agli obblighi inevasi dell’incumbent.

Intanto, Telecom ha chiuso le contrattaz­ioni di ieri in rialzo del 4,27% a 0,904 euro. Un rialzo al quale hanno in parte contribuit­o le notizie arrivate nei giorni scorsi dall’Argentina. La cessione di Telecom Argentina ora sembra più vicina così come l’incasso dei 630 milioni che mancano all’appello.

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