Premi di produttività a maglie larghe
In arrivo il decreto con i cr iteri per la detassazione degli importi legati al raggiungimento di determinati risultati previsti da accordi aziendali La misurazione sull’effettivo conseguimento degli obiettivi sarà affidata al datore di lavoro
In arrivo il decreto del ministero Lavoro, di concerto con l’Economia, sui criteri «di misurazione» degli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione previsto dalla legge di Stabilità. Il decreto è essenziale per applicare la tassazione agevolata del 10% sulle quote variabili di salario collegate alla produttività. La misura agevolativa è stata reintrodotta dalla legge 208/2015, articolo 1, commi 182 e seguenti.
Il decreto - che è molto atteso dal mondo delle imprese perché si torna a incentivare il salario collegato a efficienza e innovazione dopo l’assenza, lo scorso anno, dello strumento premiale - sarà la cornice all’interno della quale dovrà muoversi l a contrattazione aziendale e territoriale per gli accordi sul miglioramento della produttività.
Individuare quali saranno le azioni e gli interventi che beneficeranno della riduzione fiscale sarà compito del confronto tra le parti: il decreto non conterrà criteri iperselettivi, perché si ritiene che datore di lavoro e lavoratori siano i migliori “giudici” nel decidere quali siano gli obiettivi da perseguire per migliorare la competitività della singola azienda. In questo modo si eviterà anche di escludere eventuali accordi già stipulati in queste settimane. Potranno quindi essere ricompresi nell’alveo della produttività, per esempio, i miglioramenti sulla qualità di prodotto, la flessibilizzazione degli orari, il raggiungimento di risultati quantitativi e così via.
La misurazione dei risultati - poiché nella legge di Stabilità si parla esplicitamente di misurazione e monitoraggio - dovrebbe essere affidata all’impresa. A questo riguardo, probabilmente, dovranno seguire delle circolari da parte del ministero del Lavoro e dell’agenzia delle Entrate, che in sede di controllo potrà chiedere all’azienda le “giustificazioni” per aver applicato una tassa- zione sostitutiva del 10% su una parte della retribuzione anziché l’aliquota ordinaria.
Un altro dato importante del decreto è la forte spinta sul welfare derivante da accordi aziendali o dall’iniziativa del datore di lavoro che, sempre in base alla legge 208, non contribuiscono al reddito del lavoratore.
È la stessa legge di Stabilità a collegare produttività e welfare, nel senso che servizi e benefit possono essere “opzionati” dal lavoratore in cambio delle somme detassate: le prestazioni di welfare continueranno a non confluire nel reddito imponibile.
L’accento sul welfare per la generalità dei dipendenti o per categorie di dipendenti, anche in cambio della detassazione sulle somme collegate alla produttività e all’efficienza, consentirà alle imprese di pianificare e sviluppare politiche per le risorse umane tese anche a fidelizzare i lavoratori che hanno particolari skills e competenze.
Nel paniere del welfare, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero finire anche i contributi alla previdenza complementare: il premio per la produttività potrebbe insomma essere indirizzato, su richiesta del lavoratore, verso il secondo pilastro. Questa previsione potrebbe essere esplicitata nel decreto in arrivo e potrebbe costituire una novità rispetto alla legge 208 che nel prevedere le somme e le prestazioni escluse dal reddito imponibile fa riferimento all’articolo 51 del Tuir, dove non è prevista esplicitamente la previdenza di secondo pilastro.
Si ricorda che la tassazione sostitutiva del 10% può essere applicata ai lavoratori che nell’anno precedente hanno percepito un reddito lordo fino a 50mila euro, per una quota di stipendio fino a 2mila euro, 2.500 «per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro».