Libia, liberati gli altri due ostaggi Giallo sul blitz delle forze anti Isis
Dubbi sulla dinamica: blitz anti-Isis di milizie locali o abbandonati dai sequestratori?
Finalmente liberi. Dopo otto mesi di prigionia. Il giorno dopo la tragica notizia dell’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano, due dei quattro tecnici italiani dell’azienda Bonatti rapiti lo scorso luglio in Libia vicino all’impianto di gas di Mellitah, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo - gli altri due tecnici in mano ai sequestratori - sono stati liberati ieri mattina nella città di Sabrata durante un blitz delle forze libiche locali la cui dinamica fino a ieri sera appariva ancora poco chiara.
Le barbe lunghe, gli occhi infossati, le immagini dei due italiani seduti su un divano verde con in mano un telefono sono state postate sul profilo Facebook del Sabratha Media Center. I due sono apparsi con un cartello in sovraimpressione: «Sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 (ieri però era il 4 marzo, ndr) siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia».
Anche sulla dinamica che ha portato alla liberazione dei due tecnici ci sono versioni differenti. Il generale Hussein al-Zawadi, leader della municipalità di Sabrata, ha detto che i due italiani «sono stati liberati a Sabrata dopo irruzioni in diverse case a seguito di informazioni ricevute con la collaborazione della popolazione locale» nella casa di una famiglia di origine marocchina.
Secondo un’altra ricostruzione - da verificare - sembra che i due tecnici siano stati abbandonati dagli uomini dell’Isis e che si siano liberati da soli. Secondo il sindaco di Sabrata, Hosin al-Dauadi, erano stati abbandonati da sette giorni, senza acqua né cibo, in una cantina. «Sono stati trovati in una casa della località di Tallil, a 3 km dal luogo dove sono morti i loro compagni giovedì», ha precisato il sindaco. Che ha aggiunto un particolare non da poco, sempre da verificare: «Sono stati trovati lunedì». Quindi prima del blitz in cui sono rimasti uccisi i loro compagni. Ci sono dunque dei punti che sollevano più di qualche perplessità su quanto accaduto nei due blitz. Perchè poi nel cartello la data era 5 marzo quando invece ieri era il 4?
È anche poco chiara la versione che suggerisce l’operazione militare in cui una donna avrebbe azionato una cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli .Anche per la liberazione si pone la stessa domanda; i rapitori appartenevano all’Isis o alla criminalità organizzata?
«Sono stati salvati in un raid condotto in uno dei covi dell’Isis nella parte sud di Sabrata», ha annunciato il Libya Observer, parlando anche di «una combattente tunisina dell’Isis ». Per il sito tunisino “Akher Akhbar” Pollicardo e Calcagno, erano in mano a «un gruppo terroristico tunisino» che «aveva chiesto 12 milioni di euro per la liberazione».
Una serie di versioni piuttosto diverse tutte ancora da verificare. Che rispecchiano con efficacia il caos in cui è precipitata la Libia. Un Paese dove il vuoto di potere ha generato uno stato di anarchia dove le milizie che controllano il territorio stringono alleanze e le disfano anche nel volgere di un giorno. Dove, insomma, capita di non si sapere chi comanda, e cosa comanda. Chi sia il nemico e chi l’amico. Il consiglio municipale di Sabrata avrebbe deciso di non consegnare al governo di Tripoli Pollicardo e Calcagno, facendoli invece rientrare attraverso la vicina Tunisia (soluzione più agevole e forse suggerita ), irritando le autorità di Tripoli. Anche questo caso offre un esempio efficace del potere effettivo che esercitano le autorità centrali su quelle locali.
Occorrerà attendere per avere informazioni su quanto accaduto ieri. Lo stesso vale per il blitz in cui sono morti Fausto Piano e Salvatore Failla. Questa volta, tuttavia, una fonte di altro livello, il ministro degli esteri del governo di Tripoli, Ali Ramadan Abuzaakouk, ha offerto la sua versione: «Ho la conferma che è stata un’esecuzione da parte di alcuni membri tunisini dell’Isis che si trovavano in quell’area. Invio le condoglianze alle famiglie dei due italiani uccisi, a tutto il popolo e il governo italiano». Secondo Abuzaakouk, i quattro connazionali erano in mano a due gruppi, uno a Sabrata e l’altro a Samar.
LA PISTA JIHADISTA I tecnici italiani sarebbero stati nelle mani di un gruppo terroristico tunisino. E da Tunisi rientreranno in Italia