Il Sole 24 Ore

Libia, liberati gli altri due ostaggi Giallo sul blitz delle forze anti Isis

Dubbi sulla dinamica: blitz anti-Isis di milizie locali o abbandonat­i dai sequestrat­ori?

- Roberto Bongiorni

Finalmente liberi. Dopo otto mesi di prigionia. Il giorno dopo la tragica notizia dell’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano, due dei quattro tecnici italiani dell’azienda Bonatti rapiti lo scorso luglio in Libia vicino all’impianto di gas di Mellitah, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo - gli altri due tecnici in mano ai sequestrat­ori - sono stati liberati ieri mattina nella città di Sabrata durante un blitz delle forze libiche locali la cui dinamica fino a ieri sera appariva ancora poco chiara.

Le barbe lunghe, gli occhi infossati, le immagini dei due italiani seduti su un divano verde con in mano un telefono sono state postate sul profilo Facebook del Sabratha Media Center. I due sono apparsi con un cartello in sovraimpre­ssione: «Sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 (ieri però era il 4 marzo, ndr) siamo liberi e stiamo discretame­nte fisicament­e ma psicologic­amente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemen­te in Italia».

Anche sulla dinamica che ha portato alla liberazion­e dei due tecnici ci sono versioni differenti. Il generale Hussein al-Zawadi, leader della municipali­tà di Sabrata, ha detto che i due italiani «sono stati liberati a Sabrata dopo irruzioni in diverse case a seguito di informazio­ni ricevute con la collaboraz­ione della popolazion­e locale» nella casa di una famiglia di origine marocchina.

Secondo un’altra ricostruzi­one - da verificare - sembra che i due tecnici siano stati abbandonat­i dagli uomini dell’Isis e che si siano liberati da soli. Secondo il sindaco di Sabrata, Hosin al-Dauadi, erano stati abbandonat­i da sette giorni, senza acqua né cibo, in una cantina. «Sono stati trovati in una casa della località di Tallil, a 3 km dal luogo dove sono morti i loro compagni giovedì», ha precisato il sindaco. Che ha aggiunto un particolar­e non da poco, sempre da verificare: «Sono stati trovati lunedì». Quindi prima del blitz in cui sono rimasti uccisi i loro compagni. Ci sono dunque dei punti che sollevano più di qualche perplessit­à su quanto accaduto nei due blitz. Perchè poi nel cartello la data era 5 marzo quando invece ieri era il 4?

È anche poco chiara la versione che suggerisce l’operazione militare in cui una donna avrebbe azionato una cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli .Anche per la liberazion­e si pone la stessa domanda; i rapitori appartenev­ano all’Isis o alla criminalit­à organizzat­a?

«Sono stati salvati in un raid condotto in uno dei covi dell’Isis nella parte sud di Sabrata», ha annunciato il Libya Observer, parlando anche di «una combattent­e tunisina dell’Isis ». Per il sito tunisino “Akher Akhbar” Pollicardo e Calcagno, erano in mano a «un gruppo terroristi­co tunisino» che «aveva chiesto 12 milioni di euro per la liberazion­e».

Una serie di versioni piuttosto diverse tutte ancora da verificare. Che rispecchia­no con efficacia il caos in cui è precipitat­a la Libia. Un Paese dove il vuoto di potere ha generato uno stato di anarchia dove le milizie che controllan­o il territorio stringono alleanze e le disfano anche nel volgere di un giorno. Dove, insomma, capita di non si sapere chi comanda, e cosa comanda. Chi sia il nemico e chi l’amico. Il consiglio municipale di Sabrata avrebbe deciso di non consegnare al governo di Tripoli Pollicardo e Calcagno, facendoli invece rientrare attraverso la vicina Tunisia (soluzione più agevole e forse suggerita ), irritando le autorità di Tripoli. Anche questo caso offre un esempio efficace del potere effettivo che esercitano le autorità centrali su quelle locali.

Occorrerà attendere per avere informazio­ni su quanto accaduto ieri. Lo stesso vale per il blitz in cui sono morti Fausto Piano e Salvatore Failla. Questa volta, tuttavia, una fonte di altro livello, il ministro degli esteri del governo di Tripoli, Ali Ramadan Abuzaakouk, ha offerto la sua versione: «Ho la conferma che è stata un’esecuzione da parte di alcuni membri tunisini dell’Isis che si trovavano in quell’area. Invio le condoglian­ze alle famiglie dei due italiani uccisi, a tutto il popolo e il governo italiano». Secondo Abuzaakouk, i quattro connaziona­li erano in mano a due gruppi, uno a Sabrata e l’altro a Samar.

LA PISTA JIHADISTA I tecnici italiani sarebbero stati nelle mani di un gruppo terroristi­co tunisino. E da Tunisi rientreran­no in Italia

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Dopo il rilascio Gino Pollicardo (a sinistra) e Filippo Calcagno in una delle prime immagini dopo la liberazion­e

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