A fine 2015 il Pil frena, ma risalgono i consumi
I conti sotto la lente dell’Istat
Fuori dalla recessione ma con un prodotto interno che sembra di nuovo indebolirsi, a fine 2015, appesantito dalla variazione delle scorte che controbilanciato in negativo l’aumento dei consumi e degli investimenti. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso l’economia è rallentata fino a segnare un crescita, corretta dagli effetti calendario e destagionalizzata, dello 0,1% sul trimestre precedente e dell’1% sul quarto trimestre 2014. La crescita acquista per il 2016 è dello 0,2%.
L’indebolimento progressivo della congiuntura è confermato nei dati trimestrali diffusi ieri dall’Istat, che risultano in linea con quelli del 12 febbraio scorso, quando il dato sul Pil del quarto trimestre proiettava una crescita annuale dello 0,6%. Nel 2015 ci sono state tre giornate lavorative in più e la stima di crescita annua destagionalizzata dello 0,6% per il 2015 sulla base dei dati trimestrali è coerente con la stima annuale dello 0,8% di martedì scorso.
Per un raffronto internazionale, quarto trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% nel Regno Unito e dello 0,3% in Francia e in Germania. In termini tendenziali, si è registrato invece un aumento del 2,1% in Germania, dell’1,9% nel Regno Unito e dell’1,4% in Francia.
Su base congiunturale, tutti i principali aggregati della domanda interna sono aumentati negli ultimi novanta giorni del 2015, con incrementi dello 0,3% per i consumi finali nazionali (+1,3% il tendenziale sulla spesa delle famiglie, il miliore dal 2010) e dello 0,8% per gli investimenti fissi lordi (+1,6 il tendenziale). Le importazioni e le esportazioni sono cresciute invece dell’1% e dell’1,3%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,4 punti alla crescita del Pil, con apporti di due decimali dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni sociali private e di 0,1 punti decimali sia della spesa della Pa, sia degli investimenti fissi lordi. A pesare in negativo è stata, come detto, la variazione delle scorte (-0,4%), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,1 punti. Tra i settori, l’andamento congiunturale è positivo per il valore aggiunto dell’industria e dei servizi (+0,1% per entrambi), mentre il valore aggiunto dell’agricoltura cala dello 0,1% ma in termini tendenziali cresce dell’8,4%, a fronte di un +1% dell’industria e un più 0,5% dei servizi.
È proprio dalla lettura di queste componenti della domanda finale che fonti del ministero dell’Economia ieri hanno offerto un’interpretazione positiva degli ultimi dati Istat. Al netto della variazione delle scorte - spiegano i tecnici del ministero di via XX Settembre - il Pil dell’ultimo trimestre d’anno sarebbe cresciuto dello 0,5% in termini congiunturali. Nella seconda metà del 2015 - è il ragionamento - ci sono stati due trimestri consecutivi di contributo netto della domanda finale (escluse le scorte) pari a 0,4 punti percentuali (+1,6 annualizzato) mentre il «rimbalzo ciclico dell’import» s’è attenuato nella seconda metà del 2015. L’export nel quarto trimestre del 2015 ha invece ripreso a crescere. La conclusione è chiara: nella compilazione del Def di aprile si dovrà tener conto del contesto internazionale, che è peggiorato. Ma i dati Istat suggeriscono che una crescita dell’1,6 % nel 2016 «non è irrealistica come da molti argomentato, è già nei fatti per ciò che riguarda la domanda interna e sarebbe raggiungibile in un quadro internazionale anche solo moderatamente favorevole».