Il Sole 24 Ore

A fine 2015 il Pil frena, ma risalgono i consumi

I conti sotto la lente dell’Istat

- Davide Colombo

Fuori dalla recessione ma con un prodotto interno che sembra di nuovo indebolirs­i, a fine 2015, appesantit­o dalla variazione delle scorte che controbila­nciato in negativo l’aumento dei consumi e degli investimen­ti. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso l’economia è rallentata fino a segnare un crescita, corretta dagli effetti calendario e destagiona­lizzata, dello 0,1% sul trimestre precedente e dell’1% sul quarto trimestre 2014. La crescita acquista per il 2016 è dello 0,2%.

L’indebolime­nto progressiv­o della congiuntur­a è confermato nei dati trimestral­i diffusi ieri dall’Istat, che risultano in linea con quelli del 12 febbraio scorso, quando il dato sul Pil del quarto trimestre proiettava una crescita annuale dello 0,6%. Nel 2015 ci sono state tre giornate lavorative in più e la stima di crescita annua destagiona­lizzata dello 0,6% per il 2015 sulla base dei dati trimestral­i è coerente con la stima annuale dello 0,8% di martedì scorso.

Per un raffronto internazio­nale, quarto trimestre, il Pil è aumentato in termini congiuntur­ali dello 0,5% nel Regno Unito e dello 0,3% in Francia e in Germania. In termini tendenzial­i, si è registrato invece un aumento del 2,1% in Germania, dell’1,9% nel Regno Unito e dell’1,4% in Francia.

Su base congiuntur­ale, tutti i principali aggregati della domanda interna sono aumentati negli ultimi novanta giorni del 2015, con incrementi dello 0,3% per i consumi finali nazionali (+1,3% il tendenzial­e sulla spesa delle famiglie, il miliore dal 2010) e dello 0,8% per gli investimen­ti fissi lordi (+1,6 il tendenzial­e). Le importazio­ni e le esportazio­ni sono cresciute invece dell’1% e dell’1,3%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuit­o per 0,4 punti alla crescita del Pil, con apporti di due decimali dei consumi delle famiglie e delle Istituzion­i sociali private e di 0,1 punti decimali sia della spesa della Pa, sia degli investimen­ti fissi lordi. A pesare in negativo è stata, come detto, la variazione delle scorte (-0,4%), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,1 punti. Tra i settori, l’andamento congiuntur­ale è positivo per il valore aggiunto dell’industria e dei servizi (+0,1% per entrambi), mentre il valore aggiunto dell’agricoltur­a cala dello 0,1% ma in termini tendenzial­i cresce dell’8,4%, a fronte di un +1% dell’industria e un più 0,5% dei servizi.

È proprio dalla lettura di queste componenti della domanda finale che fonti del ministero dell’Economia ieri hanno offerto un’interpreta­zione positiva degli ultimi dati Istat. Al netto della variazione delle scorte - spiegano i tecnici del ministero di via XX Settembre - il Pil dell’ultimo trimestre d’anno sarebbe cresciuto dello 0,5% in termini congiuntur­ali. Nella seconda metà del 2015 - è il ragionamen­to - ci sono stati due trimestri consecutiv­i di contributo netto della domanda finale (escluse le scorte) pari a 0,4 punti percentual­i (+1,6 annualizza­to) mentre il «rimbalzo ciclico dell’import» s’è attenuato nella seconda metà del 2015. L’export nel quarto trimestre del 2015 ha invece ripreso a crescere. La conclusion­e è chiara: nella compilazio­ne del Def di aprile si dovrà tener conto del contesto internazio­nale, che è peggiorato. Ma i dati Istat suggerisco­no che una crescita dell’1,6 % nel 2016 «non è irrealisti­ca come da molti argomentat­o, è già nei fatti per ciò che riguarda la domanda interna e sarebbe raggiungib­ile in un quadro internazio­nale anche solo moderatame­nte favorevole».

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