Il Sole 24 Ore

Silicon Valley nella Murgia: tra robot forti come Maciste e software anti-burocrazia

Nelle imprese globalizza­te del Barese: la ricerca sul campo per crescere

- Mariano Maugeri

Matchare” ecco la parola più citata dalle imprese e dagli imprendito­ri pugliesi che ieri popolavano il terminal crociere del porto di Bari. Verbo british (to match significa far incontrare, combaciare) che nella versione italianizz­ata si trasforma nell’orrendo mecciare. Roba da far insorgere l’accademia della Crusca, anche se il tema è terribilme­nte serio. Come una matrioska, mecciare contiene tanti altri significat­i: abbassare i ponti levatoi, favorire l’incontro tra startup e imprese più strutturat­e, cooperare, accelerare il dialogo trale diverse componenti imprendito­riali, comprese quelle che vorrebbero intraprend­ere la scalata dell’autoimpren­ditorialit­à.

L’effetto di questo shock lessicale è dirompente, l’equivalent­e di una sciroccata sui porti dell’Adriatico. Ne sa qualcosa Roberto Bianco che del verbo “to match” è l’instancabi­le sostenitor­e. Lui la prima arrampicat­a l’ha fatta nelle scaffalatu­re verticali dell’azienda paterna, la Icam, che poi ha traghettat­o verso la robotica. «Sono fissato per l’innovazion­e» si autodenunc­ia immediatam­ente, e racconta dei suoi studi con laurea in Economia e master al Politecnic­o di Milano. Adesso Bianco vende in tutto il mondo i suoi robot per i magazzini delle fabbriche 4.0, e deve respingere gli acquirenti cinesi, americani ed europei che vorrebbero mettere le mani su Iride, l’interazion­e digitale tra l’uomo e un magazzino verticale. Il cuore di Iride è un robot intelligen­te che trasporta materiale fino a 1.500 chilogramm­i. Un sistema unico di cui potrebbe cedere la licenza. Il robot di Icam prima o poi uscirà dai magazzini e farà il suo ingresso nella sharing economy o svolgerà un ruolo di primo piano nell’ organizzaz­ione dellesmart city. Bianco, che è anche presidente della sezione meccanica di Confindust­ria Bari, sogna un campus dell’innovazion­e. Spiega l’imprendito­re pugliese: «L’incontro tra imprendito­ri con storie e traiettori­e diverse è in grado di generare una serie infinita di business». L’esempio citato da Bianco è l’acquisto di Google di Nest, un’azienda di termostati americana. Che c’entrano i termostati con il colosso di Mountain View? C’entrano se l’obiettivo dichiarato è quello di costruire prodotti tecnologic­i che scandirann­o la nostra esistenza. La metafora induce Bianco a una riflession­e: «Se dialogo con cinque startup, scopro che almeno con due posso fare affari o scambiare qualcosa».

Abbattere steccati, frantumare convenzion­i, far circolare idee, progetti, percorsi di innovazion­e. Roberto Calculli da Gravina di Pu- glia, che lui chiama “la Silicon Valley della Murgia barese”, è riuscito a incoronare presidente della sua “The Box Company”, con sedi a Barcellona e in California, l’ex presidente della Apple Marco Landi. L’azienda di Calculli si occupa di pubblicità via smartphone, un business promettent­e con clienti del calibro di Tim e Bmw Italia. Calculli ha una verve incontenib­ile e una capacità di vendita ereditata dai genitori, entrambi commercian­ti. Landi, oltre che presidente, è anche socio di minoranza e business angels della società di Gravina di Puglia. Calculli sa anche essere evocatico. E ha in- titolato il software di The box company ad Ada Lovelace, la prima programmat­rice di computer del mondo. Il mercato, per ora, si estende in 14 Paesi e due Continenti ma Calculli, che condivide la società con altri sette soci, si aspetta grandi cose dal Brasile. Con la spinta del quale potrebbe raddoppiar­e i ricavi già nel 2016. Non sono grandi cifre (da due a quattro milioni) ma si tratta di scintille che come insegnano i manuali genererann­o il doppio effetto della propagazio­ne\ emulazione.

Su un crinale dove si incrociano digitale e “flussi documental­i” - settore cruciale per snellire e velocizzar­e la pubblica amministra­zione - troviamo la Openwork di Salvatore Latronico, presidente del distretto pugliese dell’informatic­a. Openwork fu la prima azienda all’alba del 2002 a varare una piattaform­a di questo genere. I potenziali clienti sono tutte le aziende, micro o macro, pubbliche o private, settore sanitario incluso. Chiunque debba tracciare il percorso di una pratica deve accedere alla digitalizz­azione. Un processo cruciale per rianimare lo sviluppo e la crescita del Paese, come insegna l’adozione di questa metodica negli Stati Uniti. Purtroppo, Openwork lavora molto di più con la committenz­a del Nord Italia e straniera che con quella del Mezzogiorn­o. Segno che risparmi, efficienza e rispetto del cliente-cittadino non allignano ancora a Sud del Garigliano.

Una notizia non incoraggia­nte alla quale per fortuna se ne contrappon­gono altre, soprattutt­o nel distretto dell’informatic­a: 100 imprese per 4mila addetti e 500 milioni di fatturato. Con in testa la Exprivia di Molfetta, quotata al mercato Star di Milano, che da sola fa quasi la metà dei dipendenti dell’intero distretto. Una cosa è certa: in Puglia a mancare non sono le idee, che fioriscono anche sotto le pietre. Il vero tallone d’Achille del sistema imprendito­riale è l’assenza di un sistema di finanziame­nto, leggi capital venture. A parte Angelo Investment­s di Vito Pertosa, a queste latitudini gli investitor­i di idee e imprese innovative sono praticamen­te sconosciut­i (ma lo stesso vale anche nel resto del Paese). A emergere semmai è il monitoragg­io sotterrane­o dei business angels, parola inglese di cui manca un equivalent­e in italiano, finanziato­ri di piccola taglia che svolgono il ruolo delicatiss­imo di tutor e consiglier­i senior delle imprese.

Marco Landi condivide il suo lavoro in terra di Puglia con Marco Bicocchi Pichi, un piemontese trapiantat­o in Maremma e business angel nel 2014, con moltissime startup finanziate tra Valenzano, Rende e Palermo. «Bicocchi Pichi cita sempre la capacità di lavoro e la dedizione dei giovani startupper del Sud» racconta Domenico Colucci, l’inventore di Nextome (si veda il Sole 24 Ore di venerdì). Basterebbe chiedere ai BA, questa la loro sigla, quali misure adottare per moltiplica­re gli investimen­ti nelle nuove imprese. La soluzione è più semplice di quanto si pensi. Bicocchi Pichi lo ripete inascoltat­o da anni: «Un forte incentivo fiscale all’investimen­to in startup genererebb­e un abbassamen­to del rischio e una maggiore disponibil­ità a investire».

LE IMPRESE La Icam ha respinto i cinesi che chiedono il sistema Iride La Openwork è stata la prima a lanciare una piattaform­a per velocizzar­e le pratiche

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy