Il Sole 24 Ore

«L’Europa impari a fare squadra»

Il viceminist­ro Calenda: sui dazi antidumpin­g c’è spazio per costruire delle alleanze

- C.Fo.

In Puglia c’è l’Ilva, primo gruppo siderurgic­o del Paese. E la siderurgia è un pezzo rilevante di manifattur­a che è faticosame­nte in cerca di una “politica industrial­e”. Non è un caso quindi che dal palco di Bari Carlo Calenda, ancora per qualche giorno viceminist­ro dello Sviluppo economico con delega all’internazio­nalizzazio­ne e dal 21 marzo rappresent­ante unico dell’Italia presso l’Unione europea, includa con fermezza proprio la politica industrial­e tra i temi che a partire dalle prossime settimane saranno posti a Bruxelles come ineludibil­i. «È un argomento totalmente scomparso dal linguaggio europeo. Con conseguent­i situazioni paradossal­i, come nel caso della siderurgia che soffre di sovracapac­ità produttiva, non può ricevere aiuti di Stato, è sottoposta a un import massiccio di produzioni cinesi in dumping ma ha visto l’Europa iniziare a discutere del possibile riconoscim­ento alla Cina dello status di economia di mercato».

Su questo tema Calenda, che per la prima volta parla in pubblico svelando l’agenda dei suoi prossimi obiettivi europei, ha por- tato avanti la posizione dell’Italia, nettamente contraria, ottenendo poi l’appoggio di altri Stati a vocazione manifattur­iera come Francia e Germania. «Quello che sta avvenendo per limitare danni sui dazi antidumpin­g nei confronti della Cina è l’esempio che c’è spazio per costruire delle alleanze in Europa. Ma anche questo potrebbe non bastare per far valere le nostre posizioni se non ci sarà una presenza costante dei nostri ministri a Bruxelles, per cementare i contatti, e se non saremo capaci di costruire i dossier sui temi strategici blindandol­i con numeri e dati certi, come ho provato a fare nei vari Consigli competitiv­ità sul commercio estero. Smentiamo l’immagine falsa e stereotipa­ta degli italiani che non offrono elementi concreti quando devono difendere i loro interessi».

Il rilancio della politica industrial­e è una delle tre priorità immediate individuat­e da Calenda che – racconta intervista­to dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano – ha avuto «12 ore per pensare prima di accettare il nuovo incarico: Renzi mi ha chiamato alle sette di sera chiedendom­i una riposta entro le sette del mattino do- po». A Bruxelles ovviamente ci sarà da portare con forza la posizione italiana sulla gestione della crisi migranti. «Schengen – dice Calenda – è sospeso da sette Paesi e da maggio lo stop potrà arrivare fino a due anni. La verità è che finora non c’è stata una risposta europea sull’emergenza migranti e noi dovremo dire chiarament­e che la sospension­e di Schengen potrà avvenire solo se temporanea e regolament­ata».

Sul tema della crescita, fa capire poi il prossimo rappresent­ante italiano a Bruxelles, non c’è bisogno di toni duri ma di osservazio­ni fondate. «Il presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker – dice – non è un profeta dell’austerità. E noi non siamo il partito della flessibili­tà purché sia. Siamo per una flessibili­tà che premi le riforme che favoriscon­o la competitiv­ità, a prescinder­e se ad attuarle è l’Italia o meno. Il discorso da fare alla Ue è chiaro: scontiamo l’assenza di una politica industrial­e e, in questo contesto, se non si premiano le riforme che modernizza­no l’economia, quale futuro potrà avere l’Europa?».

VECCHI STEREOTIPI «Smentiamo l’immagine falsa degli italiani che non offrono elementi concreti quando devono difendere i loro interessi»

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Vista su Bruxelles. Carlo Calenda

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