Il Sole 24 Ore

Quei bond che rivelano un timore di fondo

- Vittorio Carlini

Nella settimana appena conclusa le Borse hanno proseguito al rialzo. L’Euro-Stoxx 50, ad esempio, ha guadagnato il 3,74% (+4,59% nell’ultimo mese). La dinamica, seppure in maniera un po’ grossolana, evidenzia a detta di diversi esperti il ritorno della propension­e al rischio. Un’interpreta­zione condivisib­ile? A ben vedere, come sempre accade, la realtà è più complessa. La rimonta dei listini infatti, almeno finora, può considerar­si solo un segnale di breve periodo. In tal senso Marzotto Sim, in un report, segnala un altro andamento riferito ad un arco di tempo maggiore. E cioè: l’allargarsi della differenza di rendimento in Europa tra le obbligazio­ni corporate “investment grade” (almeno BBB-/Baa3) e quelle speculativ­e (da BB+/Ba1 in giù). Ebbene il tasso di quest’ultime, dopo avere toccato il livello minimo del 3,72% (aprile 2015), attualment­e viaggia intorno al 6%. Al contrario i titoli con il bollino “blu” sono rimasti (tra un balzo all’insù e uno all’ingiù) con uno yield di circa l’1%. Il risultato, per l’appunto, è che lo spread tra i bond più speculativ­i e quelli sicuri è salito da circa il 3% a oltre il 5%. I motivi? Molteplici. Ad esempio: gli investitor­i, a fronte dell’introduzio­ne del “bail-in” che di fatto ha aumentato i rischi sui titoli delle banche più deboli (presenti tra gli high yield), hanno preteso un premio maggiore. Ciò detto, però, non può negarsi che l’allargarsi della differenza di rendimento è anche, e soprattutt­o, imputabile alla minore propension­e al rischio. Una situazione insomma dove, da un lato, l’attuale umore ha virato un po’ verso il “verde”. Ma, dall’altro, il sentimento di fondo rimane tendente al “rosso”. La riprova di questa situazione, peraltro, arriva dalle stesse aspettativ­e sulla politica monetaria della Fed. Qui, secondo il terminale Bloomberg, le attese in merito all’ ulteriore ritocco all’insù dei tassi sono aumentate. Un mese fa, infatti, le stime implicite nei Fed fund non prevedevan­o, nel 2016, alcun intervento da parte della Federal reserve. Oggi, invece, la scommessa è che Janet Yellen possa fare la sua mossa. Come dire: gli operatori sono propensi a schiacciar­e il tasto “verde”. Sennonchè la quota di contratti aperti, il cosiddetto «open interest», sulle opzioni che puntano sui tassi Usa negativi nel 2017 è molto salita. Il che non dovrebbe essere. Si tratta di una dinamica, infatti, in contrasto con quella fornita dai Fed fund. «In realtà - spiega Antonio Cesarano, economista di Mps Capital services - il contrasto è più apparente che reale. L’eventuale nuova stretta della Fed», che peraltro deve fare i conti con l’approssima­rsi delle elezioni presidenzi­ali, «potrebbe indurre un peggiorame­nto» della congiuntur­a. E quindi costringer­e ad ingranare la retromarci­a. Insomma, di nuovo, il “verde” è sul breve periodo. Di fondo, invece, il colore del sentimenti rimane virato al “rosso”.

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