Crescita, le due stime non sono in contrasto
A valere in sede europea per il calcolo dei saldi è il dato non destagionalizzato
Idati trimestrali pubblicati ieri dall’Istat indicano un Pil del 2015 corretto per il calendario (ci sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2014) in crescita dello 0,6%. Quelli annuali di martedì scorso parlano invece di un prodotto in crescita dello 0,8 per cento. La differenza ha fatto discutere sui social network ma va detto che c’è coerenza tra questi due risultati statistici poiché entrambi incorporano la stessa va- riazione annua sul dato grezzo. È però solo il secondo dato che vale in sede europea come denominatore per il calcolo dei saldi di finanza pubblica nazionali presi a riferimento dal Trattato di Maastricht.
Il metodo di calcolo del Pil trimestrale è semplificato e diverso da quello utilizzato per le stime annuali in coerenza con i principi condivisi con Eurostat. Le trimestrali destagionalizzate - come ha puntualizzato lo stesso Istat ieri su Twitter - servono per capire l’andamento congiunturale, le caratteristiche della fase attuale dell’economia, le componenti della domanda, il valore aggiunto per settore. Nella nota del 5 dicembre scorso Istat aveva poi precisato che i tre giorni lavorativi in più del 2015 hanno un impatto di circa lo 0,1%, che è poi il valore che s’incontra confrontando la variazione annua sui dati, appunto, destagionalizzati (+0,642%) e la variazione dei dati grezzi (+0,759% arrotondato a 0,8% in linea con le regole condivise da tutti gli istituti di statistica).
Nella nota di martedì Istat ha anche infine comunicato una revisione straordinaria sul livello della serie del Pil 1995-2012 a prezzi correnti che s’è riflessa in una dinamica un po’ meno negativa del Pil reale 2014 (da -0,4% a -0,3%) con un effetto trascinamento sul 2015 che per lo stesso istituto di statistica prevede «infinitesimale».