Il «rischio-Liguria» preoccupa Renzi
La rottura della coalizione di centrosinistra può determinare il r isultato a Roma, Napoli, Torino e Bologna
Il timore che i candidati della sinistra alternativa possano sottrarre consensi decisivi al Pd
Il Pd si prepara al “primarie day” di domenica con gli occhi puntati soprattutto su Roma e Napoli. E con il timore della bassa affluenza ai gazebo dopo le polemiche su un presunto appoggio - poi smentito - di Denis Verdini ai candidati renziani. Ma il dato politico più rilevante in vista prossima tornata elettorale si può già trarre: la splendida solitudine, rispetto alla tornata delle amministrative del 2011, con la quale il partito del premier si appresta a vivere la sua giornata ai gazebo in 11 città (oltre a Roma e Napoli, gli elettori sono chiamati a scegliere il proprio candidato a sindaco anche a Trieste, Bolzano, Savona, Grosseto, Aversa, Battipaglia, Benevento, Cascina e San Benedetto del Tronto). A cominciare proprio da Roma e Napoli, dove la competizione per la candidatura a sindaco è tutta interna al Pd: a Roma si contendono il podio, tra i sei candidati, il renziano Roberto Giachetti e Roberto Morassut, appoggiato dalla sinistra interna; mentre a Napoli sarà un testa a testa tra il sempreverde Antonio Bassolino e la candidata del Nazareno Valeria Valente.
Un po’ in tutta Italia, insomma, il centrosinistra classico imperniato sull’alleanza tra il Pd e Sel è in via di sparizione. «Il dato è che prevalgono le nostre candidature autonome - spiega il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni -. Rispetto al 2011, quando stavamo costruendo l’alleanza Italia bene comune con Bersani, la nostra posizione è ora di opposizione al governo Renzi». Con la conseguenza che in quasi tutte le grandi città chiamate al voto a giugno oltre al candidato del Pd vi sarà un candidato della sinistra alternativa. La nuova formazione Sinistra italiana che Sel sta costruendo con i fuoriusciti dal Pd Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre non si presenterà ancora con il nuovo logo, dal momento che il congresso fondativo del nuovo partito si farà a dicembre, ma l’area di riferimento per le candidature di sinistra alternative al Pd è quella. E si tratta di candidature che, se non sono destinate a vincere, possono fare male - e tanto - al partito del premier.
A Roma, in un situazione già di estrema difficoltà per il Pd che vede il Comune commissariato dopo la defenestrazione del sindaco Ignazio Marino e vede lo stesso partito cittadino commissariato dopo lo scandalo di Mafia Capitale, la candidatura alternativa dell’ex dem Fassina potrebbe determinare il ballottaggio. Secondo alcuni sondaggi (ultimo Tecné il 25 febbraio scorso) l’ex viceministro del governo Letta ha un bacino elettorale tra il 7 e il 10%: una percentuale non bastevole a vincere, naturalmente, ma bastevole a far perdere il Pd, che potrebbe anche mancare il ballottaggio. Per Palazzo Chigi e Largo del Nazareno, insomma, le prossime comunali saranno caratterizzate dal rischio (o incubo, in certi casi) Liguria: quando alle regionali dello scorso anno la candidatura alternativa di Luca Pastorino, appoggiato da Pippo Civati e da Sergio Cofferati, raggiunse un risultato a due cifre consegnando la regione al consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti. E se a Napoli Sel conferma il suo appoggio al sindaco uscente Luigi De Magistris, candidature alternative al Pd sono state lanciate anche in città considerate “sicure” come Torino e Bologna, dove Sel ha rotto la coalizione di centrosinistra che appoggiava i sindaci uscenti Piero Fassino e Virginio Merola. A sfidare da sinistra Fassino a Torino sarà Giorgio Airaudo, mentre a Bologna il candidato “rosso” è stato scelto con primarie lo scorso 28 febbraio: si tratta di Federico Martelloni. Candidature, anche qui, che hanno una potenzialità di voti dal 5 al 10 per cento e che rischiano di non far vincere al primo turno Fassino e Merola, costringendo i due sindaci uscenti ad un pericoloso ballottaggio con il Movimento 5 stelle.
Insomma, nelle grandi città la coalizione di centrosinistra sopravvive al momento solo a Trieste, dove viene ricandidato il sindaco Roberto Cosolini (che domani si sottoporrà comunque alle primarie), e a Cagliari, dove il candidato comune di Pd e Sel resta il sindaco Massimo Zedda. Perché anche a Milano, dove la situazione sembrava chiarita con la vittoria di Giuseppe Sala alle primarie di coalizione già svoltesi il 7 febbraio scorso, una candidatura di sinistra alternativa ci sarà: una parte di Sel appoggerà infatti la lista arancione messa su dalla vice di Pisapia Francesca Balzani in appoggio di Sala, mentre un’altra parte appoggerà un candidato alternativo. E se questo candidato sarà l’ex Pm di Mani Pulite Gherardo Colombo (l’altro nome che si fa è quello di Curzio Maltese, ma ieri si è reso disponibile anche Luca Beltrami Gadola, docente del Politecnico di Milano), allora anche per Sala la corsa si farà più complicata del previsto. Con un corollario ancora tutto da ponderare: laddove non c’è l’alleanza con Sel e laddove il candidato risulti ai loro occhi sufficientemente moderato, i centristi di Alfano e anche quelli di Verdini stanno pensando a possibili liste (nel caso dei verdiniani liste civiche) di appoggio. E il Pd si troverà a scegliere tra qualche voto in più da destra e la possibile fuga dei suoi elettori più di sinistra verso i candidati alternativi di Sel.
IL CASO MILANO Ad appoggiare Sala sarà solo una parte di Sel e a sinistra spunta la candidatura alternativa dell’ex pm Gherardo Colombo