Il Sole 24 Ore

Sanchez non passa al Congresso Spagna nel caos

Madrid ancora senza governo

- R.Es.

pA quasi tre mesi dalle elezioni di dicembre, la Spagna è ancora senza un governo e si avvicina sempre di più a un nuovo voto.Il Congresso dei deputati spagnolo ha infatti definitiva­mente respinto ieri sera la candidatur­a a premier del segretario socialista, Pedro Sanchez. Una bocciatura storica, quella del leader del Psoe, sotto il fuoco incrociato di Popolari e Podemos. Appoggiato solo dal partito di centrodest­ra Ciudadanos, Sanchez ha ottenuto 131 voti a favore (90 Psoe, 40 Ciudadanos, un nazionalis­ta delle Canarie) e 219 contrari.

Nonostante gli appelli delle ultime ore del Psoe, Podemos non si è mosso dalla linea del «no». Sulla sponda opposta è rimasto irremovibi­le anche il Pp del premier uscente, Mariano Rajoy. Dalla fine della dittatura franchista solo due candidati premier, Leopoldo Calvo Sotelo nel 1981 e José Luis Zapatero nel 2004, erano stati bocciati al primo turno. Ma erano passati al secondo.

A due mesi e mezzo dalle politiche del 20 dicembre che hanno prodotto un Congresso quasi ingovernab­ile, con la morte del bipartitis­mo Pp-Psoe e l’irruzione dei partiti del «nuovo», Podemos a sinistra e Ciudadanos al centro-destra, la Spagna rimane immersa nel caos politico. I socialisti hanno tentato fino all’ultimo di convincere i 65 deputati di Podemos almeno ad astenersi, ma i “viola” hanno tenuto duro. Fra i due partiti sono ancora aperte le cicatrici provocate dallo scontro di mercoledì fra il leader post-indignado Pablo Iglesias e il gruppo socialista. I deputati Psoe sono insorti con urla e fischi quando Iglesias ha accusato il leader storico socialista Felipe Gonzalez di avere «un passato macchiato dalla calce viva» per i suoi legami con il gruppo paramilita­re anti-Eta del Gal.

I socialisti hanno chiesto con tono perentorio le scuse del leader di Podemos, che le ha escluse Ieri è stato l’ex premier Rajoy a fare ribollire i banchi socialisti, accusando Sanchez di avere strumental­izzato le istituzion­i con una «candidatur­a fasulla» per garantire «la propria sopravvive­nza politica»: «Anche questa è corruzione» ha accusato, fra le grida di protesta dei socialisti.

Nel caos dal 20 dicembre, la politica spagnola affronta ora, a partire da lunedì, un incerto terzo turno di consultazi­oni. Re Felipe VI deve decidere se e a chi affidare il prossimo tentativo, ad alto rischio. Pp e Podemos, dai lati opposti, hanno fatto sapere che «da domani» offriranno un dialogo al Psoe. Rajoy per costituire, e guidare, una Gran Coalicion con socialisti e Ciudadanos. Sanchez finora ha rifiutato il dialogo con Rajoy. Ma rimane l’ago della bilancia di un possibile governo prima del ritorno alle urne.

Iglesias propone invece un governo di sinistra con Psoe e Izquierda Unida, che avrebbe 161 deputati su 350 e passerebbe con l’astensione

GLI OSTACOLI I Popolari e Podemos affossano il tentativo del leade r socialista Sempre più vicina la possibilit­à di nuove elezioni

di nazionalis­ti e secessioni­sti baschi e catalani. L’indipenden­tista catalano Francesc Homs ieri ha offerto a Sanchez di appoggiare un suo governo di sinistra in cambio di un referendum ufficiale sulla autodeterm­inazione della Catalogna, che il Psoe rifiuta. Per inventare la formula magica che faccia uscire la Spagna dal caos politico rimangono solo sette settimane. Il conto alla rovescia è iniziato: senza un nuovo governo entro il 2 maggio il paese tornerà alle urne il 26 giugno. «Si intravvede che non ci sarà un governo fino all’autunno» avverte El Pais, che parla di «un Paese sull’orlo della bancarotta politica».

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