«Un contratto nuovo per il legno»
pInnovazione e flessibilità saranno i temi dominanti di questo rinnovo contrattuale del legno-arredo. Le aziende di FederlegnoArredo, ieri, hanno chiaramente detto ai sindacati, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil che si tratta di questioni cruciali. Carlo Albertini, presidente della Commissione relazioni industriali di FederlegnoArredo, spiega che «il settore ha bisogno di un contratto innovativo che consenta alle imprese di stare al passo col mercato, sempre più specifico e frammentato, caratterizzato dall’alternanza di picchi positivi e negativi. Ogni mattina gli imprenditori alzano la serranda e contano clienti e commesse. Il mercato è cambiato e le richieste che arrivano sono sempre più specifiche e particolari. Per questo la massima flessibilità rappresenta un requisito per poter lavorare».
Il confronto per il rinnovo del contratto del legno è iniziato qualche settimana fa con la presentazione della piattaforma dei sindacati che chiedono un aumento di 115 euro a regime. Un documento su cui «le aziende possono essere disponibili a fare delle aperture - dice Albertini -, ma a patto di trovare soluzioni che portino a una massima flessibilità del lavoro». Flessibilità di turni e orario che però deve partire dal livello nazionale e quindi deve essere di fruizione immediata, senza passare dagli accordi tra azienda e rsu. Su questo aspetto il sindacato però mette il freno a mano e pur ammettendo che la flessibi- lità è importante, tuttavia, sottolinea Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal Uil, «va contrattata al secondo livello».
Il primo tentativo di entrare nel merito di un tema fa già registrare una certa distanza tra le parti per il rinnovo del contratto che «le imprese vogliono fare», dice Albertini, e i sindacati anche. «Ci sono tutte le condizioni per fare il contratto - interpreta Pascucci -. Il settore è in ripresa, l’export lo ha trainato fuori dalla crisi». In realtà il quadro rosa e fiori che ha in mente il sindacato non rispecchia la realtà. Innanzitutto l’export riguarda soprattutto l’arredamento e non tutta la filiera, e nemmeno tutto il comparto dell’arredamento. Inoltre, sottolinea Albertini, «l’export ha subito un contraccolpo importante per le vicende russe. In questi ultimi cinque anni il comparto ha sofferto moltissimo e a testimoniarlo sono la perdita del 20% dei posti e del 20% delle imprese».
Oltre alla flessibilità, già ieri sono comparsi sul tavolo altri due temi. E cioè: il welfare e il conguaglio. Quest’ultimo tema di cui il sindacato nega l’esistenza, in realtà è un tema che esiste anche nel legno-arredo perché l’inflazione del precedente triennio è stata pari in media a circa l’1,5%, mentre quella corrisposta con gli aumenti del precedente contratto è stata oltre il 6,60%, facendo riferimento al livello più basso di inquadramento. Dato il contesto economico le parti dovranno necessariamente tenerne conto. Sul welfare, infine, si lavora per contrattualizzarlo nella sua forma allargata che va al di là degli aspetti previdenziali e sanitari, ma ricomprende anche servizi come buoni pasto, contributi per lo studio, le scuole e la formazione.