Carige crolla in Borsa dopo la Bce
Il titolo perde il 9,6% dopo le r ichieste di un piano-liquidità
pL’annuncio del peggioramento del risultato d’esercizio di Banca Carige nel 2015, portato dal cda dai -44,6 milioni, preventivati nei preliminari pubblicati l’11 febbraio, a -101,7 milioni, a seguito di una draft decision giunta dalla Bce, ha determinato ieri il crollo del titolo in Borsa, che ha segnato un -9,6% a 0,57 euro. Intanto emergono novità sulle liste di minoranza che affiancheranno, durante l’assemblea dei soci del 31 marzo, quella con 14 persone di Vittorio Malacalza. Gabriele Volpi che, alleandosi con Aldo Spinelli, dovrebbe controllare oltre il 7% di Carige, può esprimere fino a tre membri nel cda. Nella lista compaiono i nomi di Claudio Calabi (presidente di Risanamento spa) e di Sara Armella (ex presidente Fiera di Genova). Ma anche Assogestioni (1%) si prepara ad esprimere un nome. Secondo rumors, quello di Giulio Gallazzi (ex Ansaldo Sts). Nella lista a due dei pattisti Coop Liguria e fondazioni De Mari-Cr Savona e Cr Carrara figurano, invece, Remo Checconi (già in cda ) e Antonello Tabbò (ex sindaco di Albenga).
pIn merito alla presa di posizione della Bce, leggendo in controluce la nota che l’istituto di credito genovese ha inviato nella tarda serata di giovedì, emerge che l’organismo di vigilanza, tral’altro, invitala banca a riconsiderare opzioni strategiche. Che potrebbero essere aggregazioni ma anche la vendita di asset della banca.
Intanto consiglio guidato da Cesare Castelbarco (presidente) e Piero Montani (ad), si prepara a terminanare il suo mandato il 31 marzo prossimo, dopo che l’azionista di maggioranza (col 17,58%) della banca, Vittorio Malacalza, ha voluto dare un segnale di discontinuità, decidendo di cambiare i vertici di Carige. Una soluzione adottata anche in seguito alle deludenti performance del titolo a piazza Affari, a dispetto del piano industriale firmato da Montani. Del resto lo stesso Malacalza, in una lettera agli azionisti aveva sottolineato come fosse necessario «determinare le condizioni per una guida della banca che assicuri nel prossimo futuro quella piena esplicazione, fino a oggi inespressa, delle potenzialità di consolidamento, rilancio e sviluppo» dell' istituto. Sul quale la Malacalza Investimenti ha impegnato circa 250 milioni, almeno 150 dei quali sono stati bruciati in Borsa negli ultimi mesi.
E ieri il titolo, come si è detto, ha segnato un doloroso -9,6% scendendo a 0,57 euro. Un risul- tato che annulla l’entusiasmo registrato il giorno prima, quando era stato sospeso per eccesso di volatilità, totalizzando in chiusura +6,41%, a 0,6305 euro. La lettera della Bce arrivata in Carige il 19 febbraio e resa nota giovedì, con l’approvazione del progetto di bilancio da parte del cda, formula pesanti richieste al board. In primis, si sofferma sulla capacità dell’istituto di fronteggiare le spese, chiedendo, in tempi strettissimi, cioè entro il 31 marzo (giorno in cui è fissata anche l'assemblea degli azionisti di Carige) un nuovo Funding plan. L’organismo di vigilanza, insomma, vuole rassicurazioni sulla liquidità di cassa.
A questa esigenza i vertici della banca hanno già, in qualche misura, fatto fronte emettendo, «al fine – scrivono - di rafforzare la posizione di liquidità, la Banca», due nuovi «covered bond retained», per «complessivi 850 milioni», nonché avviando «la realizzazione di due nuove operazioni di cartolarizzazione di un portafoglio di leasing e di un portafoglio di prestiti personali e cessione del quinto, originato dalla controllata Creditis, con un positivo effetto sulla liquidità stimato in circa 500 milioni». Misure che, però, potrebbero non essere sufficienti.
E benché, riguardo all’esodo di liquidità, ci sia chi punta il dito anche sugli effetti dell’introduzione del bail-in, che ora stanno già rientrando, Bce ha chiesto a Carige anche di presentare, entro fine maggio, «un nuovo piano industriale che tenga conto del deterioramento dell’attuale scenario rispetto alle originarie previsioni».
In effetti, il cdadella banca sottolinea, nella nota sul bilancio, che Carige «ha dovuto fronteggiare tensioni inaspettate» e che le «difficoltà di contesto si sono riflesse specialmente sui risultati relativi alla raccolta diretta», scesa di 3,4 miliardi in un anno. Il punto è che l’organismo di vigilanza vuole che le banche risultino solide proprio di fronte ad avvenimenti inaspettati (come è stato, per Carige, il dover versare 4,2 milioni al Fondo nazionale di risoluzione e al Sistema di garanzia dei depositi) e a difficoltà di mercato impreviste. Ed è per questo che Carige, di fronte alla draft decision, ha dovuto «procedere all’integrale svalutazione dell’avviamento residuo iscritto in banca Carige pari a 57,1 milioni», portando la perdita netta d’esercizio 2015 101,7 milioni, contro i 44,6 previsti meno di un mese prima.
Infine Bce ha chiesto, sempre per maggio, un piano che «rifletta nuove considerazioni sulle opzioni strategiche del gruppo». Come dire che occorre pensare ad aggregazioni, trovare una soluzione per i non performing loans, ma anche, forse, rivedere la decisione di non vendere un asset come Banca Ponti e ripartire con la cessione di Creditis.