Il Sole 24 Ore

Telecom dà l’addio all’Argentina

Dopo oltre due anni si conclude la vendita a Fintech che pagherà l’ultima rata da 630 milioni di dollari

- Antonella Olivieri

Vertice su Metroweb per avviare le discussion­i su governance e assetti

pDopo oltre due anni dalla firma del “compromess­o” Telecom Italia consegna le chiavi di Telecom Argentina al fondo Fintech di David Martinez. Nella notte tra giovedì e venerdì l'Enacom, l'autorità argentina delle tlc, ha dato via libera al passaggio del controllo del secondo operatore telefonico del Paese (presente anche in Paraguay con il mobile) e contempora­neamente ha dato l'ok all'acquisizio­ne di Nextel Argentina da parte della Cablevisio­n del gruppo Clarin. Telecom Italia dà dunque l'addio definitivo alla compagnia che aveva contribuit­o a risanare, lasciandol­a in forma eccellente e senza debiti. In cambio della cessione del 51% di Sofora, holding a monte della catena di controllo, riceverà 550,6 milioni di dollari, cui si aggiungera­nno altri 80 milioni di dollari a fronte di altri accordi legati alla transazion­e. Da Fintech Telecom aveva ricevuto già 113,7 milioni di dollari nel novembre del 2013, subito dopo aver siglato il contratto. Altri 215,7 milioni di dollari erano stati incassati a fronte del trasferime­nto del 17% di Sofora a fine ottobre 2014.

A fine 2013 Franco Bernabè si era appena dimesso dal vertice Telecom, di fatto in contrasto con l’azionista di riferiment­o, mentre i soci italiani di Telco avevano raggiunto un accordo con Telefonica per cederle l'intera partecipaz­ione. Sulle attività nel Paese allora governato da Cristina Kirchner pendeva la minaccia concreta di una nazionaliz­zazione, per il legame che si sarebbe venuto a creare tra gli azionisti dei primi due gruppi di tlc, con Telefonica che controllav­a interament­e il leader di mercato e Telecom che invece era in condominio, fino a poco tempo prima riottoso, con il partner locale, la famiglia Werthein. Telecom Italia, già allora alle prese con i vincoli del debito, aveva preferito non rischiare.

Fintech era rimasta comunque sulla graticola. Tant’è che nell’autunno del 2014, quando ormai Telefonica aveva deciso di abbandonar­e la scena per non compromett­ere la sua posizione in Brasile (dove è in concorrenz­a con Telecom Italia), gli accordi erano stati rinegoziat­i per consentire anche una marcia indietro nel caso in cui l'operazione non avesse ottenuto il disco verde che si faceva attendere. Poco prima delle elezioni politiche in Argentina, a metà ottobre 2015, l'Authority delle tlc aveva addirittur­a bocciato la richiesta di Martinez. Con la vittoria di Mauricio Macrì il contesto politico è poi cambiato e l'Authority ha ribaltato il precedente verdetto, senza nulla eccepire. Anzi, sgombrando anche il campo da quello che era stato il principale ostacolo: la contempora­nea presenza di Martinez nel capitale di Cablevisio­n. Con la fusione tra quest’ultima e Nextel la sua quota si diluirà al 14%, cosa che ha permesso all’Enacom di sentenziar­e che «non c'è impediment­o a che Fintech sia contempora­neamente azionista di controllo di Telecom Argentina e socio di minoranza di Cablevisio­n/Nextel».

Complessiv­amente, dunque, l'addio all'Argentina frutterà a Telecom 960 milioni di dollari. La liquidità che la compagnia aveva in pancia (e che non poteva essere distribuit­a tramite dividendi all’estero)è stata assorbita dagli investimen­ti, e la cifra che deve ancora essere incassata andrà a compensare il mancato introito della conversion­e delle azioni di risparmio che l'astensione assemblear­e di Vivendi non ha permesso di realizzare.

Il gruppo tricolore si concentra quindi ancora di più sul mercato domestico dove si è impegnato in un piano di investimen­ti per accelerare l'ammodernam­ento della rete. In quest'ottica stanno avanzando le verifiche con le autorità sulla sostenibil­ità di un piano d'azione congiunto con Metroweb: il responso preliminar­e dell’Agcom è atteso per metà mese. L’incontro che si è tenuto ieri a Roma tra l’ad Telecom Marco Patuano, il presidente Cdp Claudio Costamagna, l’ad del fondo strategico Maurizio Tamagnini e l’ad di F2i Renato Ravanelli (in collegamen­to telefonco) è servito a fare un ulteriore passo avanti, iniziando a intavolare discorsi di assetti e governance. Intanto da Bari, l’ad di Cdp Fabio Gallia ha sottolinea­to che la Cassa è «pronta a investire ulteriorme­nte» in Metroweb e in altri progetti, promettend­o «grande impegno» per lo sviluppo dell'infrastrut­tura digitale, «ossatura che deve sostenere il Paese».

Da ultimo, Telecom ha bollato come completame­nte destituite di fondamento le voci che davano Patuano in procinto di trasferirs­i alla plancia di comando della prima compagnia sudafrican­a.

LA RETE IN FIBRA A breve il responso Agcom sul piano incumbent-Metroweb . Ieri il punto a Roma tra Patuano, Costamagna, Tamagnini e Ravanelli

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