Telecom dà l’addio all’Argentina
Dopo oltre due anni si conclude la vendita a Fintech che pagherà l’ultima rata da 630 milioni di dollari
Vertice su Metroweb per avviare le discussioni su governance e assetti
pDopo oltre due anni dalla firma del “compromesso” Telecom Italia consegna le chiavi di Telecom Argentina al fondo Fintech di David Martinez. Nella notte tra giovedì e venerdì l'Enacom, l'autorità argentina delle tlc, ha dato via libera al passaggio del controllo del secondo operatore telefonico del Paese (presente anche in Paraguay con il mobile) e contemporaneamente ha dato l'ok all'acquisizione di Nextel Argentina da parte della Cablevision del gruppo Clarin. Telecom Italia dà dunque l'addio definitivo alla compagnia che aveva contribuito a risanare, lasciandola in forma eccellente e senza debiti. In cambio della cessione del 51% di Sofora, holding a monte della catena di controllo, riceverà 550,6 milioni di dollari, cui si aggiungeranno altri 80 milioni di dollari a fronte di altri accordi legati alla transazione. Da Fintech Telecom aveva ricevuto già 113,7 milioni di dollari nel novembre del 2013, subito dopo aver siglato il contratto. Altri 215,7 milioni di dollari erano stati incassati a fronte del trasferimento del 17% di Sofora a fine ottobre 2014.
A fine 2013 Franco Bernabè si era appena dimesso dal vertice Telecom, di fatto in contrasto con l’azionista di riferimento, mentre i soci italiani di Telco avevano raggiunto un accordo con Telefonica per cederle l'intera partecipazione. Sulle attività nel Paese allora governato da Cristina Kirchner pendeva la minaccia concreta di una nazionalizzazione, per il legame che si sarebbe venuto a creare tra gli azionisti dei primi due gruppi di tlc, con Telefonica che controllava interamente il leader di mercato e Telecom che invece era in condominio, fino a poco tempo prima riottoso, con il partner locale, la famiglia Werthein. Telecom Italia, già allora alle prese con i vincoli del debito, aveva preferito non rischiare.
Fintech era rimasta comunque sulla graticola. Tant’è che nell’autunno del 2014, quando ormai Telefonica aveva deciso di abbandonare la scena per non compromettere la sua posizione in Brasile (dove è in concorrenza con Telecom Italia), gli accordi erano stati rinegoziati per consentire anche una marcia indietro nel caso in cui l'operazione non avesse ottenuto il disco verde che si faceva attendere. Poco prima delle elezioni politiche in Argentina, a metà ottobre 2015, l'Authority delle tlc aveva addirittura bocciato la richiesta di Martinez. Con la vittoria di Mauricio Macrì il contesto politico è poi cambiato e l'Authority ha ribaltato il precedente verdetto, senza nulla eccepire. Anzi, sgombrando anche il campo da quello che era stato il principale ostacolo: la contemporanea presenza di Martinez nel capitale di Cablevision. Con la fusione tra quest’ultima e Nextel la sua quota si diluirà al 14%, cosa che ha permesso all’Enacom di sentenziare che «non c'è impedimento a che Fintech sia contemporaneamente azionista di controllo di Telecom Argentina e socio di minoranza di Cablevision/Nextel».
Complessivamente, dunque, l'addio all'Argentina frutterà a Telecom 960 milioni di dollari. La liquidità che la compagnia aveva in pancia (e che non poteva essere distribuita tramite dividendi all’estero)è stata assorbita dagli investimenti, e la cifra che deve ancora essere incassata andrà a compensare il mancato introito della conversione delle azioni di risparmio che l'astensione assembleare di Vivendi non ha permesso di realizzare.
Il gruppo tricolore si concentra quindi ancora di più sul mercato domestico dove si è impegnato in un piano di investimenti per accelerare l'ammodernamento della rete. In quest'ottica stanno avanzando le verifiche con le autorità sulla sostenibilità di un piano d'azione congiunto con Metroweb: il responso preliminare dell’Agcom è atteso per metà mese. L’incontro che si è tenuto ieri a Roma tra l’ad Telecom Marco Patuano, il presidente Cdp Claudio Costamagna, l’ad del fondo strategico Maurizio Tamagnini e l’ad di F2i Renato Ravanelli (in collegamento telefonco) è servito a fare un ulteriore passo avanti, iniziando a intavolare discorsi di assetti e governance. Intanto da Bari, l’ad di Cdp Fabio Gallia ha sottolineato che la Cassa è «pronta a investire ulteriormente» in Metroweb e in altri progetti, promettendo «grande impegno» per lo sviluppo dell'infrastruttura digitale, «ossatura che deve sostenere il Paese».
Da ultimo, Telecom ha bollato come completamente destituite di fondamento le voci che davano Patuano in procinto di trasferirsi alla plancia di comando della prima compagnia sudafricana.
LA RETE IN FIBRA A breve il responso Agcom sul piano incumbent-Metroweb . Ieri il punto a Roma tra Patuano, Costamagna, Tamagnini e Ravanelli