Oro al record da 13 mesi vicino a 1.280 dollari Adesso è «bull market»
Il lingotto si sgancia da Borse e Treasuries
La corsa all’oro è ormai scatenata. Con i listini azionari in positivo, i rendimenti dei Treasuries in salita e nessuna particolare turbolenza sui mercati, il metallo prezioso ieri si è spinto fino a 1.279,60 dollari l’oncia a Londra, un record da 13 mesi, entrando tecnicamente in “bull market”, cosa che non accadeva dal 2013: il rialzo dai minimi quinquennali dello scorso dicembre (1.045,85 $) ha raggiunto il 22,4%. Nemmeno i dati sull’occupazione Usa - migliori del previsto e dunque favorevoli a una stretta monetaria della Fed - hanno disturbato la traiettoria del metallo, che si è tuffato brevemente sotto 1.250 $, ma ha poi ripreso il rally, per finire la giornata intorno a 1.270 dollari.
L’interesse degli investitori per il lingotto si è risvegliato in modo così impetuoso da aver preso in contropiede persino un gigante come BlackRock: la società di asset management ha annunciato di essere costretta a sospendere l’emissione di nuove quote dell’iShares Gold Trust, uno dei maggiori Etc sul metallo prezioso, finché non avrà ottenuto ulteriori autorizzazioni dalla Sec. Probabilmente non si è mossa per tempo: dall’inizio dell’anno il patrimonio gestito dall’Etc è aumentato di 1,4 miliardi di dollari (a 8 miliardi), spiega BlackRock, e febbraio è stato il mese di maggior successo da almeno dieci anni. Questo boom inatteso «ha portato al tempora- neo esaurimento delle quote attualmente registrate».
L’intoppo non sarà privo di conseguenze. Grandi e piccoli investitori potranno continuare a negoziare le quote esistenti del fondo, ma è probabile che per qualche tempo il loro valore supererà quello del sottostante, ossia l’oro in forma fisica. Uno scostamento insolito per un Etc, che potrebbe favorire la scelta di prodotti concorrenti, come l’Spdr Gold Trust di State Street Corp, il più grande e liquido. Altre distorsioni sul mercato sono peraltro possibili, vista l’inedita possibilità di arbitraggi.
Sono proprio gli investimenti il motore del rally dell’oro - che sta avendo il migliore inizio d’anno dal 1980 - e in particolare gli investimenti in Occidente: il patrimonio degli Etf è aumentato di ben 259 tonnellate nel 2016, che su base trimestrale sarebbe il maggiore incremento da 5 anni, mentre le posizioni aperte al Comex, prevalentemente rialziste tra i fondi, sono ai massimi da tre anni. La domanda è invece debole in Cina e anche in India, dove tra l’altro le gioiellerie sono in scio- pero contro un’ipotesi di aumento delle tasse.
A riportare in auge l’oro a inizio anno è stata la forte instabilità sui mercati e il pessimismo - non del tutto giustificato, ma diffuso - per l’economia mondiale. La battuta di arresto della Fed, che aveva appena avviato la risalita dei tassi, ha fatto il resto. Adesso però la situazione è decisamente più tranquilla: anche il petrolio e i metalli industriali stanno risalendo dai minimi e in generale la propensione al rischio sembra essere tornata. Non è escluso, inoltre, che la Fed ritorni ai piani originari visti i dati incoraggianti sull’economia americana, come quello di ieri: 242mila posti di lavoro in più a febbraio invece dei 190mila attesi e disoccupazione al 4,9%, la più bassa da 8 anni. «Il fatto che numeri come questi non siano riusciti a indurre una correzione di prezzo - commenta Ole Hansen di Saxo Bank - la dice lunga su quanto la domanda di oro continui ad essere forte».
La tendenza per il lingotto è ormai rialzista e i fondi, specie quelli algoritmici, la stanno seguendo e alimentando. Quanto agli acquisti di Etf (ma anche oro fisico, ad esempio monete) probabilmente ci sono ancora paure che serpeggiano tra gli investitori. Inoltre, accanto alla Fed, ci sono anche le altre banche centrali, in primis quella europea e quella giapponese, che invece perseguono tassi negativi.
SENZA FRENI Il rally era cominciato per la ricerca di beni rifugio Ora sembra autoalimentarsi: sui mercati non ci sono più le turbolenze di inizio anno