Dalla mediazione all’Mtf titoli in cerca di liquidità
Le soluzioni illustrate nelle risposte date all’authority dei mercati
La liquidità un titolo, al contrario del coraggio di don Abbondio, se la può dare. E in tempi di bail-in, in cui i risparmiatori già si assumono rischi rilevanti comprando un’azione o un’obbligazione bancaria, una risposta in termini di liquidità sui titoli emessi è all’attenzione di molti istituti di credito, che tradizionalmente emettono titoli non quotati. Le soluzioni adottate sono diverse e il caso delle banche popolari cooperative offre una possibilità di una ricognizione abbastanza interessante. Le soluzioni che stanno infatti sperimentando questi istituti mostrano le diverse soluzioni che si possono dare al problema dell’illiquidità delle azioni di alcune banche.
Questi istituti infatti hanno risposto negli scorsi mesi a un questionario inviato loro dalla Consob, rivolta appunto alle popolari e alle società con titoli diffusi non quotati, che tra l’altro chiedeva anche informazioni sulle modalità “circolazione” delle azioni proprie. Senza contare che si parla anche di iniziative per realizzare una piattaforma di negoziazione per le azioni delle Popolari, anche per adeguarsi alle in- dicazioni della Mifid2. Che per quanto in slittamento di un anno, comunque tra non molto arriverà.
Parlando di Mifid2 uno degli aspetti che viene subito in mente è la consulenza. Le banche che hanno risposto al questionario della Consob, 22 in tutto, mostrano che al momento la questione è sentita fino a un certo punto: solo sette infatti prestano servizi ci consulenza collegati all’acquisto di azioni proprie. Sono poi cinque le banche che ritengono che se le proprie azioni non sono “adeguate” al profilo del cliente, esse non vanno loro proposte. Delle 7 che si pongono il problema della consulenza, ben 6 ritengono che il rischio dell’acquisto delle proprie azioni sia medio-alto, mentre una sola propende per il medio- basso.
Quanto alla negoziazione delle azioni sul mercato secondario, 3 delle 22 banche sentite, dichiarano di disinteressarsi completamente dell’argomento, senza offrire nessun servizio, neanche di incrocio della domanda e dell’offerta per le proprie azioni. Altre otto invece almeno questo servizio di “mediazione” lo fanno, pure restando estranee rispetto alle operazioni, ma almeno sono attive nell’incrocio delle richieste. In tre casi le banche, oltre a essere mediatrici, se le negoziazioni non hanno avuto buon esito, intervengono successivamente per conto proprio per acquistare le azioni invendute al prezzo fissato annualmente in assemblea e nei limiti sulle entità degli acquisti che si possono effettuare periodicamente. Altre tre organizzano periodicamente delle aste in cui le azioni vengono comprate e vendute, tenendo come riferimento il prezzo delle assemblee. Sono invece quattro le banche che prestano servizio di ricezione degli ordini di vendita su azioni di propria emissione e li trasferiscono per la negoziazione a intermediari specializzati. Solo una infine presta un servizio di ricezione e trasmissione ordini che vengono veicolati sull’Mtf ( le Multilateral Trading Facilities, luoghi di negoziazione gestiti da privati sulla base di regole certe).
Fabrizio Vedana, vice direttore generale di Unione fiduciaria, segnala che quello dell’evoluzione verso la consulenza è comunque un trend in atto all’interno delle banche popolari: « In molti casi si tratta di idee ancora in uno stato progettuale, ma l’evoluzione in questa direzione sembra chiaro». Un trend che va incontro alle indicazioni della Mifid2, spiega i nfatti Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari (l’associazione delle banche popolari): « La Mifid2 inquadra le azioni delle banche popolari come investimenti, anche se nel resto d’Europa lo sono solo a partire da determinate soglie di i mpegno. Quindi occorrerà adeguarsi ai fini della consulenza da prestare ai clienti nel collocamento. Per questo a livello associativo stiamo studiando le soluzioni, in modo da arrivare pronti alla scadenza del 2018 » .