Il Sole 24 Ore

Banche nella morsa dei tassi negativi

Un anno dopo il Qe il settore cede il 30% Gli analisti puntano sull’effetto sorpresa da parte della Bce

- Andrea Gennai

Sarà un test chiave per i titoli bancari europei il consiglio della Bce del prossimo 10 marzo. L’appuntamen­to cade in una fase molto delicata per il comparto: da inizio anno la pressione delle vendite è stata fortissima, solo in parte attenuata dal recente rimbalzo.

La previsione è che ci sarà un ulteriore taglio dei tassi. «Ma sarà interessan­te verificare - spiega Luigi Tramontana, analista di Banca Akros-Esn - se nell’abbassare il tasso sui depositi la Bce creerà una sorta di soglia minima al riparo dai tassi negativi. Questo potrebbe aiutare le banche nelle gestione della liquidità. Il tasso di riferiment­o oramai ha perso valore, sapendo che l’Euribor a tre mesi è già in negativo e questo spiega anche lo scarso utilizzo del Tltro (risorse per le imprese, ndr), visto che le banche si finanziano sull’interbanca­rio a tassi negativi».

Il punto centrale è che l’istituto di Francofort­e non riesce più a prendere le redini dell’inflazione. Lo spettro della deflazione, confermato dagli ultimi dati sui prezzi relativi a febbraio, è pesante per le banche perché riduce le prospettiv­e di margini e crea difficoltà a generare capitale per far fronte a un attivo che si rivaluta in termini reali. A un anno esatto dal- l’avvio del quantitati­ve easing i titoli bancari europei e italiani lasciano sul terreno in media il 30%. Il quadro dei tassi a zero o sotto zero penalizza il margine di interesse e in questo contesto le banche devono far crescere la redditivit­à puntando su altre voci come ad esempio le commission­i del risparmio gestito.

Tra le altre misure sul tavolo il prossimo 10 marzo «la Bce - continua Tramontana - potrebbe decidere di acquistare altre classi di titoli e questo potrebbe spingere le attività di trading del sistema bancario. Tra i titoli che la Bce potrebbe arrivare ad acquistare ci sono le tranche senior delle cartolariz­zazioni e questo potrebbe dare sollievo al sistema ban- cario italiano». Molto si giocherà sull’effetto sorpresa perché si abbia un effetto positivo sui titoli bancari. Per Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs Italia, «tra le misure non convenzion­ali disponibil­i, ci sarebbe l’acquisto sul mercato di obbligazio­ni corporate. Un intervento di questo tipo avrebbe un impatto particolar­mente forte qualora venissero incluse le obbligazio­ni bancarie non garantite -sarebbero però una strategia osteggiata da alcuni paesi che temono un sostegno indiretto agli stati». Secondo Ramenghi, poi, l’attesa è «per un incremento di 10 miliardi degli acquisti mensili dei bond sovrani nell’ambito del programma di quantitati­ve easing, partito un anno fa. Il mercato si attende inoltre un nuovo taglio dei tassi sui depositi, che dovrebbe scendere al -0,4%, secondo l’80% degli investitor­i, è comunque ipotizzabi­le che venga creata una griglia per la liquidità in eccesso in modo che non tutti i fondi parcheggia­ti a Francofort­e vengano colpiti nello stesso modo».

Complessiv­amente negli ultimi anni la situazione patrimonia­le delle banche si è rafforzata, ma se non migliora il quadro della redditivit­à il settore rischia di rimanere appesantit­o. «Oggi a livello europeo - conclude Tramontana - la media del Cet 1 è superiore al 12%. La media italiana viaggia tra l’11,5 e il 12%. Ci sono differenze ovviamente tra banca e banca. Il rafforzame­nto patrimonia­le con tassi negativi è molto complesso perché le banche non riescono più a remunerare quel capitale che è stato iniettato. Il capitale è salito e proporzion­almente dovrebbe crescere la redditivit­à, ma questo non accade».

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