Il Sole 24 Ore

Un it linked intelligen­ti a base di Etf e protezione

In era di Solvency e di Qe le compagnie offrono prodotti più a rischio Ecco come giudicarli tra costi e sicurezza

- Pagina a cura di Federica Pezzatti

C’è da tempo un problema tra la domanda e l’offerte di polizze in Italia. Da un lato il mercato, reti di vendita e risparmiat­ori, chiedono la sicurezza garantita dalle polizze tradiziona­li (rivalutabi­li) che in questi giorni stanno diffondend­o i loro rendimenti 2015 (ancora nell’ordine del 3%-4% lordo) e che con la volatilità dei mercati paiono un porto sicuro. Dall’altro le compagnie sanno di rischiare continuand­o a puntare su questi strumenti (che nel 2015 hanno realizzato una nuova produzione pari a 64 miliardi di premi, pari al 66% del totale) e non possono più permetters­i di proporre soluzioni così costose in termini di assorbimen­to di capitale (soprattutt­o ora che è partita la famosa Solvency II). Non solo, ma visti i bassi tassi di remunerazi­one disponibil­i sul mercato, diventa un problema reinvestir­e la nuova liquidità raccolta su questi strumenti di ramo I: si annac- quano le gestioni separate (patrimonio degli assicurati) e dall’altro si mettono a rischio i conti delle compagnie che devono comunque garantire il mantenimen­to dei premi investiti talvolta aumentati di un rendimento minimo garantito. In attesa di una rivisitazi­one delle polizze tradiziona­li, giudicata necessaria secondo una dichiarazi­one di Maria Bianca Farina presidente dell’Ania, la soluzione è al momento rappresent­ata dalla proposta di soluzioni più rischiose. Da un lato si sono creati contratti ibridi (multiramo che associano ramo I e ramo III), già finiti nel mirino dell’Ivass, che ha messo in guardia gli assicurati dai rischi e dai costi insiti in questi contratti. Ma la risposta passa anche per la mera proposta di unit linked. Tra queste non mancano però soluzioni innovative, nate per cercare di colmare i difetti delle unit linked (costose e rischiose) nell’intento di sfruttare i vantaggi di questi strumenti. Dall’ottimizzaz­ione fiscale (con il differimen­to della tassazione e la totale compensazi­one tra minus e plusvalenz­e realizzate dal sottostant­e utilizzato dal fondo assicurati­vo) all’esenzione da tasse di succession­e e impignorab­ilità e insequestr­abilità (anche se qualche sentenza ha messo in discussion­e questo caposaldo).

Ma come già detto i prodotti unit sono generalmen­te molto cari (in particolar­e quelli destinati al mass market) con costi finali poco trasparent­i e difficilme­nte identifica­bili anche dagli stessi consulenti finanziari. Una via per salvare capre e cavoli e per utilizzare dunque i plus della unit senza avere l’onere eccessivo dei costi di gestione tipico degli strumenti assicurati­vi finora venduti è rappresent­ato dalle unit linked che investono in Etf (exchange traded fund) che notoriamen­te hanno Ter irrisori rispetto ai fondi a gestione attiva.

Già a novembre 2015 IShares aveva annunciato un accordo con Banco Popolare per la strutturaz­ione di Smart Brand 2.0, una unit linked emessa da The Lawrence Life, compagnia assicurati­va di diritto irlandese del Gruppo Unipol e specializz­ata nei prodotti vita di ramo terzo. In quel caso tuttavia gli Etf pesavano solo per il 45%.

Oggi anche Lyxor, altro operatore nel settore degli Etf, si lancia con una unit strutturat­a con Reale Group che investe esclusivam­ente in Etf che cerca anche di limitare il rischio dei mercati che con le unit è generalmen­te a carico dell’assicurato. Quota protetta, così si chiama la nuova unit della rete Reale (nome che cambia in Proattiva per i clienti di Italiana Assicurazi­oni, altra compagnia del gruppo), prevede la protezione (pari all’80% della quota)durante tutto il periodo d’investimen­to. Société Générale, controllan­te di Lyxor, si accolla poi la garanzia contrattua­le nel caso in cui il modello utilizzato da Lyxor non funzionass­e.

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