Un it linked intelligenti a base di Etf e protezione
In era di Solvency e di Qe le compagnie offrono prodotti più a rischio Ecco come giudicarli tra costi e sicurezza
C’è da tempo un problema tra la domanda e l’offerte di polizze in Italia. Da un lato il mercato, reti di vendita e risparmiatori, chiedono la sicurezza garantita dalle polizze tradizionali (rivalutabili) che in questi giorni stanno diffondendo i loro rendimenti 2015 (ancora nell’ordine del 3%-4% lordo) e che con la volatilità dei mercati paiono un porto sicuro. Dall’altro le compagnie sanno di rischiare continuando a puntare su questi strumenti (che nel 2015 hanno realizzato una nuova produzione pari a 64 miliardi di premi, pari al 66% del totale) e non possono più permettersi di proporre soluzioni così costose in termini di assorbimento di capitale (soprattutto ora che è partita la famosa Solvency II). Non solo, ma visti i bassi tassi di remunerazione disponibili sul mercato, diventa un problema reinvestire la nuova liquidità raccolta su questi strumenti di ramo I: si annac- quano le gestioni separate (patrimonio degli assicurati) e dall’altro si mettono a rischio i conti delle compagnie che devono comunque garantire il mantenimento dei premi investiti talvolta aumentati di un rendimento minimo garantito. In attesa di una rivisitazione delle polizze tradizionali, giudicata necessaria secondo una dichiarazione di Maria Bianca Farina presidente dell’Ania, la soluzione è al momento rappresentata dalla proposta di soluzioni più rischiose. Da un lato si sono creati contratti ibridi (multiramo che associano ramo I e ramo III), già finiti nel mirino dell’Ivass, che ha messo in guardia gli assicurati dai rischi e dai costi insiti in questi contratti. Ma la risposta passa anche per la mera proposta di unit linked. Tra queste non mancano però soluzioni innovative, nate per cercare di colmare i difetti delle unit linked (costose e rischiose) nell’intento di sfruttare i vantaggi di questi strumenti. Dall’ottimizzazione fiscale (con il differimento della tassazione e la totale compensazione tra minus e plusvalenze realizzate dal sottostante utilizzato dal fondo assicurativo) all’esenzione da tasse di successione e impignorabilità e insequestrabilità (anche se qualche sentenza ha messo in discussione questo caposaldo).
Ma come già detto i prodotti unit sono generalmente molto cari (in particolare quelli destinati al mass market) con costi finali poco trasparenti e difficilmente identificabili anche dagli stessi consulenti finanziari. Una via per salvare capre e cavoli e per utilizzare dunque i plus della unit senza avere l’onere eccessivo dei costi di gestione tipico degli strumenti assicurativi finora venduti è rappresentato dalle unit linked che investono in Etf (exchange traded fund) che notoriamente hanno Ter irrisori rispetto ai fondi a gestione attiva.
Già a novembre 2015 IShares aveva annunciato un accordo con Banco Popolare per la strutturazione di Smart Brand 2.0, una unit linked emessa da The Lawrence Life, compagnia assicurativa di diritto irlandese del Gruppo Unipol e specializzata nei prodotti vita di ramo terzo. In quel caso tuttavia gli Etf pesavano solo per il 45%.
Oggi anche Lyxor, altro operatore nel settore degli Etf, si lancia con una unit strutturata con Reale Group che investe esclusivamente in Etf che cerca anche di limitare il rischio dei mercati che con le unit è generalmente a carico dell’assicurato. Quota protetta, così si chiama la nuova unit della rete Reale (nome che cambia in Proattiva per i clienti di Italiana Assicurazioni, altra compagnia del gruppo), prevede la protezione (pari all’80% della quota)durante tutto il periodo d’investimento. Société Générale, controllante di Lyxor, si accolla poi la garanzia contrattuale nel caso in cui il modello utilizzato da Lyxor non funzionasse.