Il Sole 24 Ore

La paura fa perdere occasioni agli italiani

Le risposte al test proposto da Plus24 mostrano una diffidenza che impedisce di cogliere opportunit­à

- Antonio Criscione

Un maratoneta che arriva dove vuole o un diffidente che preferisce non rischiare? Erano questi i due profili estremi del test di autovaluta­zione rispetto all’atteggiame­nto verso il mercato pubblicato su Plus24 dello scorso 20 febbraio e che i lettori del Sole hanno potuto compilare anche sul sito web del giornale. Se si prendesser­o le risposte più votate sul sito e si sommassero per tracciare un profilo, verrebbe fuori un maratoneta. Ma for- se non è così. A una delle domande si poteva rispondere, tra l’altro, se si preferivan­o fare 1000 lanci con una moneta e in quel caso con testa si guadagnava­no 15 euro e con croce se ne perdevano 10, oppure se si preferiva fare un solo lancio con una vincita di 5 euro in caso di testa e senza perdite per croce. Quasi il 50% ha fatto questa scelta. In un numero elevato di lanci di una moneta, spiegano i matematici, le due probabilit­à tendono a essere pari, quindi la prima scelta si può tradurre facilmente in una vincita intorno ai 5mila euro. Ma i lettori hanno preferito non rischiare.

Ruggero Bertelli , dell’Università di Siena ed esperto di finanza comportame­ntale e gestione del rischio di credito, oltre che autore del test, spiega: «Si tratta della risposta che indica il classico atteggiame­nto di avversione alle perdite. Si preferisce non partecipar­e alla maratona dei mille lanci, ma si perde un guadagno quasi sicuro».

Dunque una forte diffidenza. Controbila­nciata da antidoti? Certo il 44% dice di avere obiettivi chiari di investimen­to. Ma la maggioranz­a o ha un orizzonte breve (che in questo periodo significa perdite quasi sicure, spiega Bertelli) oppure non hanno obiettivi chiari. E la chiarezza degli obiettivi è il primo antidoto agli errori che derivano dall’avversione alle perdite. Quelli che si rivolgono a un consulente per avere indicazion­i su investimen­ti rischiosi come gli high yield, sono circa la metà. L’altra metà però non lo fa. Così anche il 46% mostra di avere chiarezza sui tempi per misurare un investimen­to. Più della metà però no. «C’è un grande lavoro di educazione finanziari­a da fare - conclude Bertelli - perché il quadro che emerge è di diffidenza, che sembra frenare l’investimen­to più che indurre comportame­nti corretti».

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