La gang della mazzetta «soppressata»
Denaro pigiato a forza per essere stipato nelle cassette di sicurezza nella frode «carosello» di Padova
Di certo sarebbero fieri oppositori all’abolizione delle banconote da 500 euro. In effetti gli autori della sofisticata frode carosello scoperta a Padova dal locale comando provinciale della Guardia di Finanza, i contanti non sapevano davvero più dove metterli. Le cassette di sicurezza della banca di Brno (repubblica Ceca) dove gli indagati si recavano abitualmente (anche con cadenza bimestrale) non erano abbastanza capienti e il cash, perlopiù raccolto in banconote da 100 euro, non ci stava proprio più. Ma una soluzione c’era. Pigiare le banconote, forse sotto una pressa idraulica da banco. In questo modo si riusciva a ottimizzare la raccolta anche se, ci s’immagina, in quella cassetta (come nelle altre affittate in altri istituti di credito) non ci stesse più nemmeno un foglio di carta velina. In un’intercettazione ambientale si fa riferimento a 25 pacchi di banconote da 100 euro. Lo schema di azione non si differenziava poi così tanto da un “normale” giro di false fatturazioni: la società “cartiera” emette false fatture alla società “vera”: la società “vera” paga regolarmente la cartiera ed espone i falsi costi al fisco. In terza battuta la società “cartiera” bonifica gli importi a conti esteri intestati a società “fantasma”. La quarta fase è la restituzione (parziale) del dena- ro pagato dal legittimo proprietario (la società “vera”) dietro il pagamento (alla cartiera) di una commissione del 10% dell’importo totale. Un meccanismo noto.
Reso però particolarmente sofisticato da un professionista (in questo caso un commercialista, attualmente agli arresti domiciliari) specializzato nella costituzione di trust e di società nei paesi dell’Est. Le sponde estere di cui ci si avvaleva erano infatti in Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca. Cinque i soggetti finiti in carcere, altri otto hanno l’obbligo di presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria, ma gli indagati sono 35. Le ipotesi di reato spaziano dall’associazione a delinquere false fatturazioni, riciclaggio e autoriciclaggio trasferimento fraudolento di valori, truffa, il tutto aggravato dalla transnazionalità del reato. L’operatività - secondo quanto accertato dalle fiamme gialle- andava avanti dal 2009 e si avvaleva almeno di sei società cartiere. Per arrivare allo smantellamento della piccola ma efficiente rete di evasione e riciclaggio i militari, oltre ai tradizionali strumenti di intercettazione ( ambientale e telefonica) hanno utilizzato software specializzati che hanno installato nei pc degli indagati. I software potevano decodificare e intercettare i file memorizzati nelle chiavette Usb e nelle memorie esterne una volta inseriti nelle porte dei computer. Sofisticate anche le modalità di reimpiego del denaro da parte degli organizzatori della frode: una società di diritto slovacco era titolare di cinque appartamenti e la maggioranza delle quote erano intestate a una società di diritto inglese oltre che a un trust, sempre di diritto britannico.