I sindacati nazionali prendono le distanze ma alla Reggia resta scontro con il direttore
Il nuovo dirigente contestato dalle sigle locali perché «lavora troppo»
Dopo le polemiche sulla Reggia di Caserta, i sindacati a livello nazionale hanno preso le distanze dalla decisione presa da alcune sigle locali (Uilpa, Ugl-Intesa e Usb) di spedire una lettera al ministero dei Beni culturali contro il neo direttore, Mauro Felicori, “colpevole” di lavorare troppo.
Intervistato da Radio 24, alla domanda se i sindacati lo osteggiano per le innovazioni che ha proposto nei primi cinque mesi d’incarico, Felicori ha risposto: «Ho cominciato a comunicare i propositi, a dare una nuova organizzazione all’azienda e a nominare i componenti di una squadra che avrà la responsabilità di questo processo. Quando si prova a cambiare c’è sempre qualcuno che si oppone, che nella vecchia situazione aveva trovato i suoi vantaggi».
Le dichiarazioni del premier Renzi - ha espresso il pieno sostegno a Felicori, inviando al sindacato il messaggio che «la pacchia è finita» - sono state accompagnate da comunicati contro la lettera da parte dei leader di Cgil, Cisl e Uil (Barbagallo ha sospeso il sindacalista della Uilpa promotore dell’iniziativa). Solo l’Ugl ha difeso la lettera. Ma al di là delle po- sizioni ufficiali dei sindacati e dei distinguo che arrivano da Roma, resta il braccio di ferro in corso da tempo tra i sindacati locali che hanno avviato una sorta di “sciopero bianco” contro il nuovo direttore. Prova ne sia che la copia originale della lettera recava le firme del rappresentanti di CgilFp, Uilpa, Ugl-Intesa, Usb e dei 5 componenti delle Rsu. Quando è emersa la volontà di spedire la lettera al ministero, bypassando il direttore, Cgil-Fp e Rsu hanno levato la firma, subodorando i rischi, forse perché memori delle conseguenze di altre iniziative che si sono risolte in un boome- rang per il sindacato (le assemblee al Colosseo). Tuttavia il contenuto della lettera originariamente firmata da tutti non è cambiato, le tre paginette contengono un vero e proprio cahiers de doleance su temi come l’apertura degli spazi museali, l’utilizzo del personale, la gestione delle timbrature, denunciando come la permanenza di Felicori troppo a lungo la sera nel suo ufficio metterebbe a rischio la Reggia stessa: «Lamentarsi di un direttore che lavora è paradossale - ha aggiunto Felicori a Radio 24 - non c’è nessuna base perché la Reggia è vigilata 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Dirigo un’azienda di 250 dipendenti, avrò il diritto di lavorare molto? E non produco nemmeno un minuto di straordinario». Da notare che gli stessi sindacati in passato si lamentarono con il Mibact perché il precedente direttore era presente troppo poco alla Reggia.