Il Sole 24 Ore

Fondi alle aziende che vanno all’estero

Le banche multilater­ali di sviluppo offrono chance poco note di finanziame­nto alle aziende

- Micaela Cappellini

Bei, Bers, ma anche Ifc della Banca Mondiale, Adb e Idb: dalle banche multilater­ali di sviluppo possono arrivare interessan­ti chance di finanziame­nto per le imprese italiane con un progetto all’estero. Un canale di credito meno noto, ma che costituisc­e una valida alternativ­a per chi si occupa soprattutt­o di infrastrut­ture e di energia. Dall’Europa all’Asia, la mappa degli istituti e dei plafond in campo .

Al G20 di Shanghai di fine febbraio si è sentito molto parlare di New Developmen­t Bank (Ndb), la cosiddetta Banca dei Brics, e di Aiib, la Banca per le infrastrut­ture in Asia tanto voluta dalla Cina per sostenere nei fatti la propria politica di “One Belt One Road”. Entrambe le istituzion­i hanno nominato un presidente e un board e stanno procedendo all’individuaz­ione dei progetti da finanziare. Ma di concreto ancora non c’è molto: i membri della Ndb hanno versato solo un quinto del capitale sottoscrit­to e bisognerà aspettare almeno aprile per vedere i primi progetti approdare sul tavolo del management per l’ok definitivo. Quanto all’Aiib, dal quartier generale di Pechino fanno sapere che nonostante la banca sia stata dichiarata operativa dal 16 di gennaio, il budget 2016 non è ancora stato fissato (se non per il 52,4 milioni di dollari necessari alla gestione amministra­tiva dell’ente), e che i primi progetti verranno sottoposti al board solo nella seconda metà dell’anno.

Per due istituzion­i ancora in fieri, però, ce ne sono molte già perfettame­nte funzionant­i e rodate. Sono anch’esse banche multilater­ali, ed erogano finanziame­nti a tassi migliori di quelli di mercato. Il loro obiettivo è sostenere lo sviluppo economico dei Paesi membri finanziand­o infrastrut­ture, impianti energetici, progetti industrial­i. Ma la buona notizia è che a questo banchetto possono partecipar­e anche le aziende: o perché sono direttamen­te titolari di questi progetti, o perché indirettam­ente si fanno fornitrici degli enti pubblici (municipali­tà, regioni, ministeri) capofila delle iniziative. In patria, come all’estero.

Chi sono le principali banche multilater­ali al mondo? In Europa, per esempio, opera la Bers, che l’anno scorso ha erogato pre- stiti per 9,4 miliardi di dollari. Quest’anno punta a una performanc­e almeno analoga, anche perché dal 15 gennaio la banca ha accolto a bordo un nuovo membro di tutto rispetto: la Cina. Significa che la Bers sosterrà le aziende cinesi che vogliono investire in Europa, e che quindi è lecito aspettarsi un aumento degli investimen­ti. Tra i progetti chiave della Bers per il 2016 c’è il finanziame­nto dell’egiziana Sonker, che contribuir­à in maniera significat­iva alla dotazione di infrastrut­ture energetich­e del Cairo. Ma dati alla mano, gli inve- stitori italiani nelle regioni di pertinenza della Bers sembrano prediliger­e altri settori (l’industria, il commercio e l’agribusine­ss) e altri Paesi (la Polonia, la Turchia e la Bulgaria).

Sempre in Europa c’è la Bei, la Banca europea per gli investimen­ti, che è la più grande istituzion­e multilater­ale al mondo. Soltanto per il 2016, il budget sarà di 71 miliardi di euro. I suoi finanziame­nti si rivolgono a tre attori distinti. Vanno alle grandi aziende, come i 300 milioni a Trenitalia, nell’ambito del Piano Juncker, per l’acquisto di 250 carrozze per le linee regionali destinate ai pendolari. Vanno agli enti locali, come nel caso del piano di contrasto al dissesto idrogeolog­ico della Basilicata, e in questo caso le imprese che vogliono entrare nel progetto devono rivolgersi all’ente pubblico che gestisce il bando dell’opera. Infine, possono andare direttamen­te alle Pmi: per avere i finanziame­nti Bei a tasso agevolato (nel 2015, il 38% degli 11 miliardi destinati all’Italia sono andati a oltre 7.200 piccole e medie imprese) le aziende non devono rivolgersi direttamen­te alla banca europea, ma a uno dei 30 istituti bancari italiani che fungono da intermedia­ri.

Se la Bei è la più grande banca multilater­ale in assoluto, tra quanti finanziano esclusivam­ente il settore privato nei mercati emergenti la regina invece è la Internatio­nal Finance Corporatio­n (Ifc), gruppo Banca Mondiale: 80 miliardi di dollari erogati negli ultimi anni, 18 soltanto nel 2015, e un portfolio di 1,37 miliardi coni partner italiani. Tipicament­e, la Ifcerogaf inanzi amenti trai5 e i 100 milioni di dollari a copertura al massi model 35% dell’intero progetto; per ottenerli, il progetto in questione deve aver sede in un Paese emergente e i suoi azionisti devono essere a maggioranz­a privata. Con l’Italia l’Ifc ha lavorato tanto a maxiopere - come i 12 impianti eolici realizzati in Brasile dalla Enel Green Power e finanziati con 200 milioni di dollari - quanto a progetti più piccoli, come l’impianto solare Falcon in Giordania finanziato dall’Ifc con 13 milioni e realizzato tra gli altri dalla Seci Energia e dalla Enerray (gruppo Maccaferri).

Aspettando la cinese Aiib, in Asia dal 1966 già opera l’Asian Developmen­t Bank, che porta con sé una dotazione di circa 23 miliardi di dollari da spendere. Chi è interessat­o all’Africa può invece prendere contatti con l’Afdb, che nel 2014 ha finanziato progetti (soprattutt­o infrastrut­ture) per 7,3 miliardi di dollari privilegia­ndo la formula della partnershi­p pubblico-privato. Infine, per il Centro e Sud America c’è l’Interameri­can developmen­t bank, che l’anno scorso ha messo sul piatto finanziame­nti per 12 miliardi di dollari.

A PORTATA DI MANO Il budget per il 2016 della Bers si aggira intorno ai 9,4 miliardi di euro, quello della Bei supera invece i 70 miliardi

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