Il Sole 24 Ore

Donne manager, giovani in calo

Puglia e Calabria sono il serbatoio di dirigenti per le regioni del Centro-Nord

- Valentina Melis

Perdono terreno, tra le donne titolari di cariche nelle imprese italiane, le under 30. Lo segnalano i dati Infocamere.

Sono Calabria, Basilicata, Puglia e Campania le regioni che “esportano” più donne manager nel resto d’Italia. Confrontan­do, infatti, il numero delle donne titolari di una carica (amministra­tore, socio o titolare d’impresa) nate in queste regioni e il numero di poltrone disponibil­i negli stessi territori, emerge che il gap è del 17% in Calabria, del 14% in Basilicata, del 12% in Puglia e del 9% in Campania.

Sono invece Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna le Regioni che “importano” cariche femminili, perché hanno più disponibil­ità di posti. In Lombardia sono quasi 90mila le donne titolari di una carica nate fuori dalla regione e nel Lazio l’incidenza delle manager provenient­i da altri territori è del 25 per cento.

È la fotografia che emerge dai dati forniti da Infocamere al Sole 24 Ore del Lunedì: le donne titolari di una carica (che cioè amministra­no società pubbliche o private) sono quasi 2,8 milioni, mentre un milione è socio di capitale, cioè partecipa alla vita di società non sul piano operativo-gestionale ma sul piano finanziari­o.

Resta ancora forte il divario con i colleghi: le cariche affidate agli uomini nelle società sono 7,7 milioni, quasi il triplo. Più numerosi anche gli “investitor­i” di sesso maschile: i soci di capitale sono 2,3 milioni.

Quanto all’andamento generale delle cariche registrate, gli anni dal 2011 al 2015 fanno registrare un calo, per le donne, dello 0,5%: praticamen­te, le poltrone femminili sono 15.242 in meno. Le donne socie di capitale sono aumentate invece del 6,8 per cento.

Un trend che si verifica anche per gli uomini, con un calo più pronunciat­o delle cariche, ridotte di 244.576 (-3,1% nello stesso intervallo temporale).

Sulla contrazion­e della cariche, in particolar­e per gli amministra­tori, ha avuto un effetto anche la spending review sulle società partecipat­e da enti pubblici: i diversi interventi normativi finalizzat­i al taglio della spesa pubblica (in particolar­e, il Dl 95/2012) hanno spinto nella direzione dell’amministra­tore unico, soprattutt­o per le società più piccole, con un fatturato modesto e con pochi dipendenti. La spending review si è fatta sentire anche sui consigli d’amministra­zione, come dimostra la diminuzion­e del numero dei consiglier­i negli ultimi anni.

Calano i titolari di imprese individual­i: nel periodo 2011-2015 sono 20mila in meno per le donne e 100mila per gli uomini. Si conferma così una tendenza in atto da diversi anni, in parallelo con l’aumento, invece, delle Srl: si tenta dunque di entrare nel mercato limitando la responsabi­lità e i rischi dell’imprendito­re al solo capitale investito (che può essere ormai sotto 10mila euro). Le donne con una carica di amministra­tore in cinque anni sono 22mila in più: potrebbe essere la spia del proliferar­e di piccole società, nelle quali l’unica socia ha anche il ruolo di amministra­tore.

L’analisi delle classi di età rivela un “invecchiam­ento” delle titolari di cariche: dal 2011 al 2015 acquistano terreno soltanto le donne over 50 (+11,5%) e over 70 (+14,6%). Diminuisco­no invece le titolari di un incarico sotto 29 anni e da 30 a 49 anni (-10% per entrambe le fasce). È una tendenza in linea con l’andamento delle cariche maschili, a conferma di uno scarso ricambio generazion­ale: i titolari di incarichi avanzano nelle classi di età più elevate ma non sono sostituiti nelle fasce più basse da altret- tanti giovani.

I settori che “perdono” più cariche, per le donne come per gli uomini, sono l’agricoltur­a e le attività manifattur­iere. Avanzano, invece, la sanità e l’assistenza sociale (+8,6% per le donne e +7,5% per gli uomini) e gli altri servizi (+10,8% per le donne).

Per il vicesegret­ario generale di Unioncamer­e Tiziana Pompei, «le donne stanno dimostrand­o tenacia e spirito di intraprend­enza, tanto che le capitane d’impresa hanno resistito alla crisi meglio dei loro colleghi uomini. Non stupisce - aggiunge - vedere che per realizzare il proprio sogno di diventare imprenditr­ici, quest’esercito a guida femminile sia pronto a lasciare le proprie radici per marciare verso le regioni che presentano maggiori opportunit­à di business».

L’ANDAMENTO Diminuisco­no di 20mila unità le dirigenti di imprese individual­i e aumentano gli incarichi di amministra­trice

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