Il Sole 24 Ore

Serve un circolo virtuoso tra privacy e sanità

- Di Licia Califano

L’esigenza di protezione della privacy rischia di impedire la corretta erogazione delle cure sanitarie? Questa domanda, così come è stata posta, esige una risposta chiara, perché su questo terreno si incrociano non solo i due diritti fondamenta­li alla protezione dei dati personali e alla tutela della salute, ma anche priorità legate all’ammodernam­ento del nostro Paese e all’attuale agenda politico-economica; dall’ottimizzaz­ione dei servizi alla semplifica­zione delle operazioni con conseguent­e riduzione dei tempi e dei costi.

Superfluo, ma forse necessario, ricordare che è l’esistenza stessa di una pluralità di diritti e di valori a racchiuder­e in sé la possibilit­à di un loro conflitto e la conseguent­e definizion­e dei limiti che essi reciprocam­ente incontrano nell’ordinata convivenza civile. La via d’uscita è il loro bilanciame­nto che deve essere operato anzitutto dal legislator­e e che, in ogni caso, non può mai comportare la prevalenza assoluta dell’uno sull’altro.

Va poi osservato che la relazione di reciproca integrazio­ne fra privacy e salute trova una composizio­ne che non sempre e non necessaria­mente comprime al “contenuto essenziale” uno dei due diritti in discussion­e ma, al contrario, li può rafforzare entrambi nella salvaguard­ia della dignità della persona.

Nel processo di digitalizz­azione della sanità, in particolar­e nell’ambito delle banche dati contenenti le informazio­ni sullo stato di salute dei pazienti accessibil­i dagli operatori sanitari, la volontà virtuosa di velocizzar­e le procedure e migliorare i servizi ha portato alla proliferaz­ione di archivi “delocalizz­ati”: i cosiddetti dossier sanitari elettronic­i istituiti presso ciascuna struttura sanitaria. In assenza di una cornice normativa in materia, il Garante ha svolto un ruolo di supplenza quando, nel giugno 2015, ha emanato apposite Linee guida per provare a dare un po’ di ordine a iniziative disomogene­e, con lo scopo di garantire l’esattezza, l’integrità e la disponibil­ità dei dati, nonché la protezione da rischi di accessi non autorizzat­i o trattament­i non consentiti. Ciò al fine di assicurare un reale potere di scelta in autodeterm­inazione informativ­a del paziente, in un quadro di tutela della salute più forte, perché fondato su dati esatti e aggiornati, al riparo da indebite comunicazi­oni che purtroppo spesso sono state segnalate e affrontate dall’Autorità.

Ci chiediamo allora: perché mancano le norme di legge sul dossier sanitario? La risposta è semplice: perché il legislator­e ha scelto un’altra strada e ha investito su un altro strumento, il fascicolo sanitario elettronic­o che ha il pregio, rispetto al dossier sanitario, di accumulare le informazio­ni cliniche non di una singola azienda, bensì di tutti gli organismi sanitari di ogni Regione. Questo percorso ormai è ben tracciato e condiviso: il Parlamento ha approvato la legge, il Ministero ha emanato il regolament­o, e anche il Garante ha dato un contributo importante, nel senso di rafforzare le garanzie in termini di potere di scelta consapevol­e dei pazienti e di irrobustim­ento delle fondamenta­li misure di sicurezza nella comunicazi­one e conservazi­one dei dati.

Oggi, a fronte di statistich­e ancora basse sulla diffusione dei fascicoli sanitari attivati, spetta alle Regioni un passo deciso sia nella direzione della definitiva attuazione del percorso di implementa­zione sia, al contempo, nel far comprender­e ai cittadini l’importanza che questo strumento riveste per l’erogazione delle cure migliori, perché consente al medico che ci cura in un ospedale di poter attingere alle informazio­ni precedente­mente raccolte presso una struttura sanitaria situata in un’altra provincia dello stesso territorio regionale.

È all’interno delle regole correttame­nte definite, anche con il contributo del Garante, che si migliora la garanzia del diritto alla salute con la semplifica­zione degli adempiment­i, la velocizzaz­ione delle procedure, la riduzione dei costi delle prestazion­i sanitarie: alla certezza che le informazio­ni registrate siano esatte (e quindi anche le conseguent­i diagnosi e prognosi) si accompagna la consapevol­ezza che esse siano condivise doverosame­nte (ma esclusivam­ente) dai soli medici curanti, al riparo da accessi indesidera­ti, non dovuti ma, soprattutt­o, lesivi per la nostra dignità.

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