Il Sole 24 Ore

Costruzion­i e automotive i settori più indebitati

La volatilità dei mercati mondiali secondo le previsioni di Euler Hermes Un comparto su quattro si muove in un’area di rischio sensibile o alto

- Enrico Netti

Farmaceuti­ca, agroalimen­tare, industria e componenti­stica per l’auto, trasporti e logistica, aeronautic­a e chimica. Sono questi i sei comparti che nel corso dell’anno si muoveranno in acque calme e relativame­nte sicure.

Ben diversa la situazione per macchinari, costruzion­i, tessile, energia, industria della carta e metallurgi­a: sono i settori più esposti e vulnerabil­i perché maturi, messi alle strette dal lungo ciclo negativo, da modelli di business che appaiono superati nell’era del digitale, zavorrati da un’eccessiva massa di debiti e spesso nell’impossibil­ità di aumentare i ricavi. È quanto emerge dall’ultimo Global sector outlook di Euler Hermes, che analizza le opportunit­à e le aree di rischio per chi esporta.

Per molti settori l’anno è iniziato tra il calo delle materie prime, il rallentame­nto dei paesi emergenti, in particolar­e della Cina, il maggior rischio di incappare in insolvenze.

«Ci sono anche le sfide di lun- go termine per i settori capital intensive - aggiunge Ludovic Subran, capo economista Euler Hermes - con i rischi di disinvesti­mento o l’aumento delle operazioni di M&A».

Uno scenario estremamen­te volatile in cui quest’anno un comparto su quattro è in territorio sensibile o ad alto rischio. La società del Gruppo Allianz prevede a livello mondiale un calo del 25% degli investimen­ti nell’area oil&gas con pesanti ricadute su macchinari, attrezzatu­re e beni strumental­i, comparti su cui si potrebbero concentrar­e le maggiori difficoltà. Il che non lascia margini di ripresa per la metallurgi­a, frenata dal calo dell’edilizia, in forte calo in 44 mercati e caratteriz­zata da un forte indebitame­nto.

Incognite per il commercio al dettaglio nonostante l’accresciut­a capacità di spesa delle famiglie grazie alle risorse liberate dal calo del petrolio. Nelle economie avanzate e in Cina è previsto un aumento di volumi, ma deflazione e guerra dei prezzi limeranno i margini delle catene.

Non che le cose nel 2015 siano andate meglio: l’ufficio studi di Euler Hermes ha declassato 148 industrie e migliorato il rating ad appena 76. La quota maggiore di upgrade è stata assegnata proprio nell’Europa occidental­e, mentre i downgrade hanno colpito soprattutt­o America Latina, Russia, Turchia, Africa, Medio Oriente e Asia. Quest’anno il mercato brasiliano e quello russo continuera­nno a perdere terreno in praticamen­te tutti i settori, mentre il Nordameric­a continuerà a correre. Il Dragone cinese potrebbe riservare sgradite sorprese: su chi esporta pesano le continue svalutazio­ni dello yuan, a cui si aggiunge il rischio credito.

I giorni medi di ritardo sono previsti in aumento a 86 giorni dai 77 del 2014, mentre le insolvenze dovrebbero aumentare del 20% dopo il +25% registrato l’anno precedente.

Secondo Subran, quest’anno l’export italiano dovrebbe riuscire a mettere a segno un’ulteriore crescita di 20 miliardi, come quella del 2015. Le maggiori incertezze dei mercati emergenti dovrebbero essere compensate da un aumento delle vendite sui tradiziona­li mercati dell’Europa occidental­e (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), a cui si aggiungono Hong Kong e Iran. Quest’ultimo però viene ancora considerat­o un paese ad alto rischio per chi esporta. Per quanto riguarda i settori, quelli meglio impostati sono legati al made in Italy, in particolar­e chimica, automotive, macchinari, attrezzatu­re e agroalimen­tare.

IL BILANCIAME­NTO L’export italiano dovrebbe crescere ancora: le maggiori incertezze degli emergenti dovrebbero essere compensate dalle vendite in Europa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy