Costruzioni e automotive i settori più indebitati
La volatilità dei mercati mondiali secondo le previsioni di Euler Hermes Un comparto su quattro si muove in un’area di rischio sensibile o alto
Farmaceutica, agroalimentare, industria e componentistica per l’auto, trasporti e logistica, aeronautica e chimica. Sono questi i sei comparti che nel corso dell’anno si muoveranno in acque calme e relativamente sicure.
Ben diversa la situazione per macchinari, costruzioni, tessile, energia, industria della carta e metallurgia: sono i settori più esposti e vulnerabili perché maturi, messi alle strette dal lungo ciclo negativo, da modelli di business che appaiono superati nell’era del digitale, zavorrati da un’eccessiva massa di debiti e spesso nell’impossibilità di aumentare i ricavi. È quanto emerge dall’ultimo Global sector outlook di Euler Hermes, che analizza le opportunità e le aree di rischio per chi esporta.
Per molti settori l’anno è iniziato tra il calo delle materie prime, il rallentamento dei paesi emergenti, in particolare della Cina, il maggior rischio di incappare in insolvenze.
«Ci sono anche le sfide di lun- go termine per i settori capital intensive - aggiunge Ludovic Subran, capo economista Euler Hermes - con i rischi di disinvestimento o l’aumento delle operazioni di M&A».
Uno scenario estremamente volatile in cui quest’anno un comparto su quattro è in territorio sensibile o ad alto rischio. La società del Gruppo Allianz prevede a livello mondiale un calo del 25% degli investimenti nell’area oil&gas con pesanti ricadute su macchinari, attrezzature e beni strumentali, comparti su cui si potrebbero concentrare le maggiori difficoltà. Il che non lascia margini di ripresa per la metallurgia, frenata dal calo dell’edilizia, in forte calo in 44 mercati e caratterizzata da un forte indebitamento.
Incognite per il commercio al dettaglio nonostante l’accresciuta capacità di spesa delle famiglie grazie alle risorse liberate dal calo del petrolio. Nelle economie avanzate e in Cina è previsto un aumento di volumi, ma deflazione e guerra dei prezzi limeranno i margini delle catene.
Non che le cose nel 2015 siano andate meglio: l’ufficio studi di Euler Hermes ha declassato 148 industrie e migliorato il rating ad appena 76. La quota maggiore di upgrade è stata assegnata proprio nell’Europa occidentale, mentre i downgrade hanno colpito soprattutto America Latina, Russia, Turchia, Africa, Medio Oriente e Asia. Quest’anno il mercato brasiliano e quello russo continueranno a perdere terreno in praticamente tutti i settori, mentre il Nordamerica continuerà a correre. Il Dragone cinese potrebbe riservare sgradite sorprese: su chi esporta pesano le continue svalutazioni dello yuan, a cui si aggiunge il rischio credito.
I giorni medi di ritardo sono previsti in aumento a 86 giorni dai 77 del 2014, mentre le insolvenze dovrebbero aumentare del 20% dopo il +25% registrato l’anno precedente.
Secondo Subran, quest’anno l’export italiano dovrebbe riuscire a mettere a segno un’ulteriore crescita di 20 miliardi, come quella del 2015. Le maggiori incertezze dei mercati emergenti dovrebbero essere compensate da un aumento delle vendite sui tradizionali mercati dell’Europa occidentale (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), a cui si aggiungono Hong Kong e Iran. Quest’ultimo però viene ancora considerato un paese ad alto rischio per chi esporta. Per quanto riguarda i settori, quelli meglio impostati sono legati al made in Italy, in particolare chimica, automotive, macchinari, attrezzature e agroalimentare.
IL BILANCIAMENTO L’export italiano dovrebbe crescere ancora: le maggiori incertezze degli emergenti dovrebbero essere compensate dalle vendite in Europa