Il Sole 24 Ore

L’Università Bocconi fa rotta sulla Cina

- Rita Fatiguso

Una carrellata d’eccezione: Singapore, Londra, New York e, quest’anno, Shanghai. La quarta Global Conference dell’Associazio­ne alumni della Bocconi ha scelto la Cina e il tema della Silk road e dell’Eurasia connectivi­ty che i vertici di Pechino stanno promuovend­o con convinzion­e.

L’evento - la partnershi­p è con Il Sole 24 Ore Italy24 – è in calendario il 10 e l’11 marzo a Shanghai, una location che il presidente dell’associazio­ne alumni Riccardo Monti, managing director di Boston consulting group – che ha raccolto lo scorso aprile il testimone da Pietro Guindani - considera “perfettame­nte naturale”.

«È la prova tangibile della dimensione internazio­nale raggiunta dall’Ateneo – dice al telefono Riccardo Monti, appena sbarcato a Malpensa dalla Germania. E anche della consistenz­a numerica raggiunta dalla presenza del bocconiani, oltre 500 alumni sono basati tra la Cina continenta­le e Hong Kong, attivi all'interno dei tre chapters di Shanghai, Hong Kong e Pechino».

Qui, infatti, la Bocconi raccoglie i frutti dell'investimen­to degli ultimi dieci anni, una strategia alla quale ha fatto da volàno l’intesa con l’università Fudan (partner anche della Luiss, per scelta dell’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti).

«Una decina di anni fa – ricorda Luca Cavallari, pioniere dell’associazio­ne in Cina – eravamo davvero un gruppo ultraristr­etto, l’iniziativa partì da Pechino, ma si concretizz­ò a Shanghai perché lì avevano raggiunto il numero minimo prescritto di alumni». Altri tempi, dunque, anche se l’associazio­ne, nella sua veste attuale, è nata nel 2010 dalla fusione delle due precedenti associazio­ni Alub (laureati UBocconi) e dell’Amsda (associazio­ne master Sda Bocconi).

Quasi l’80% dei bocconiani di base in Cina ha meno di 40 anni, ma oltre 200 hanno raggiunto posizioni da manager o top manager. Una comunità giovane – per la precisione il 36% ha tra i 20 e i 30 anni e il 42% tra i 30 e i 40 –e a prevalenza maschile (il 58%). L’internazio­nalità è l’altro elemento distintivo dei bocconiani in Cina: gli italiani sono il 56%, ma sono numerosi gli alumni della Cina continenta­le e di Hong Kong (il 35% del totale). Nonostante la giovane età media, quasi metà degli alumni (216) ha raggiunto posizioni di livello managerial­e o superiore e, di questi, 89 ricoprono cariche al top (presidenti, ceo, managing director, segretari generali). Tra questi ultimi l'84% sono italiani e il 16% cinesi (mentre tra le posizioni managerial­i gli italiani sono il 66% e i cinesi il 34%).

A decine confluiran­no dunque su Shanghai nel fine settimana per incontrars­i e riflettere sulla Silk road - ma anche sui rapporti tra Italia e Cina - oltre al Rettore, Andrea Sironi, saranno presente l’ambasciato­re a Pechino Ettore Sequi, il presidente della Bocconi Mario Monti, e tra i massimi docenti dell’Ateneo Francesco Giavazzi, Stefano Caselli, Gianmario Verona, Robert Grant e Xionweng Lu, dean della School of Management della Fudan e Chen Dongxiao, presidente dello Shanghai Institutes for Internatio­nal Studies. Manager tra cui Federico Bazzoni di Citic Securities, James Z. Li di E. J. McKay & Co. Eugenio Morpurgo di Fineurop Soditic, Ken Ardali di Alibaba Group, Marco Bizzarri presidente e ceo di Gucci.

Ospite d'onore del gala dinner, Ren Jianxin, chairman di China National Chemical Corporatio­n, il gigante della chimica che nella sua galoppata Go Global ha acquisito Pirelli e, last but not least, la svizzera Sygenta già passata alla storia come l'acquisizio­ne più ingente della storia della Cina.

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