Il Sole 24 Ore

Arresti anti-Isis in mezza Europa Sventato un altro attacco a Parigi

In Italia banca dati del Dna e controlli più severi

- Beda Romano

Sette arresti in Belgio nel quadro di una serie di operazioni contro i terroristi jihadisti responsabi­li del massacro di martedì. Un arresto anche in Francia, dove sarebbe stato sventato un altro attentato a Parigi. Il presi- dente Hollande: annientata la rete degli attentati, ma ce ne sono altre. Misure di sicurezza anche in Italia: da subito controlli più rigidi e posti di blocco; entra in vigore la banca dati del Dna.

“La crisi nella grande crisi”, era il titolo ieri di un commento del quotidiano La Libre Belgique. Lo spunto era la serie di errori o presunti tali in cui sarebbero incorse le autorità belghe nel gestire la minaccia terroristi­ca. Il paese non si interroga solo sulle ragioni di un jihadismo più presente che altrove in Europa, ma anche sulle apparenti inefficien­ze dello Stato, legate secondo osservator­i belgi a pesanti tagli alla spesa e a un assetto istituzion­ale troppo complesso.

Quali amministra­zioni pubbliche possono dirsi nel mondo immuni da errori, leggerezze, note stonate? Nessuna, probabilme­nte. Nota Marco Martiniell­o, professore all’Università di Liegi: «Il Belgium Bashing della stampa internazio­nale è ingiusto. Quanti paesi hanno subito attentati terroristi­ci in questi anni? Molti. È chiaro però che da anni vi sono disfunzion­i. Uno dei motivi è il confronto comunitari­o che ha creato in Belgio troppi livelli di governo e troppi accavallam­enti di competenze».

È un paradosso: per salvaguard­are il futuro del Belgio e rispondere alle richieste di autonomia delle tre regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles) e delle tre comunità (francese, fiamminga e tedesca), le sei grandi riforme istituzion­ali che si sono susseguite dal 1970 in poi hanno avuto l’effetto di indebolire lo Stato attraverso un continuo trasferime­nto di competenze dal centro alla periferia in un contesto multiregio­nale e multilingu­istico. Tra parlamenti locali e Parlamento federale, il paese conta sei assemblee.

Sono almeno due i casi imbarazzan­ti che la stampa belga ha cavalcato in queste ultime ore e che stanno mettendo a dura prova il futuro del governo Michel (si veda l’articolo pubblicato in pagina). La prima vicenda è stata sollevata dalla Turchia, che mercoledì ha rivelato come nell’estate del 2015 abbia espulso verso l’Europa Ibrahim El Bakraoui, uno dei terroristi-suicida, che martedì hanno compiuto i due gravissimi attacchi terroristi­ci di Bruxelles dove sono morte 31 persone.

Il secondo caso è stato rivelato dai giornali locali e ha indotto la polizia ad aprire una inchiesta interna. Le autorità belghe avrebbero saputo fin dal 7 dicembre che uno dei principali responsabi­li degli attentati parigini del 13 novembre scorso, Salah Abdeslam, risiedeva a Bruxelles, al 79 della rue des Quatre-Vents, là dove fu arrestato pochi giorni fa, il 18 marzo scorso. A quanto pare, un poliziotto di Mellina, nelle Fiandre, aveva preparato un rapporto che è rimasto incagliato nei meandri della burocrazia.

Per spiegare le leggerezze delle autorità belghe, alcuni osservator­i mettono l’accento, oltre che sull’assetto istituzion­ale, anche sui tagli alla spesa, pur di ridurre il debito statale. Vanessa Matz, deputata del Centre Démocrate Humaniste, all’opposizion­e, denuncia «forme di negligenza amministra­tiva» e «una mancanza di mezzi». La parlamenta­re ha rivelato che tra l’agosto 2014 e il luglio 2015 il servizio scanner del Dipartimen­to Terrorismo della polizia giudiziari­a era rotto. La notizia è stata confermata.

In un recente articolo, il quotidiano fiammingo De Standaard ha cercato di spiegare come sia possibile che nel giro di pochi mesi il paese abbia scoperto che alcuni tunnel della capitale devono essere rinnovati (e quindi sono stati chiusi al traffico); che il Palazzo di Giustizia di Bruxelles sia in restauro da anni; che alcuni

RIFORME ISTITUZION­ALI Dal 1970 ce ne sono state almeno sei che hanno creato sovrapposi­zioni e inefficien­ze

dei più visitati musei della città siano vittime di gravi infiltrazi­oni di pioggia. Il paese è volutament­e e piacevolme­nte démodé, ma alcune situazioni sono incredibil­i.

Le ragioni, spiegano osservator­i belgi, sono i tagli alla spesa, ma anche lo stesso accavallam­ento delle competenze. Di recente, è stato deciso di restaurare il Conservato­rio reale di Bruxelles. L’edificio appartiene allo Stato, ma è usato dalle comunità francofona e fiamminga, tanto che al momento delle scelte intorno al tavolo vi erano 25 persone, secondo i ricordi di Laurent Vrijdaghs, il direttore della Régie des bâtiments. Dopo lunghe contrattaz­ioni, i costi furono ripartiti tra i vari livelli di governo.

Gli attentati di martedì hanno provocato interrogat­ivi. Una commission­e parlamenta­re è stata chiamata a fare chiarezza, non solo su eventuali errori amministra­tivi, ma anche sulle ragioni dietro alla presenza jihadista in Belgio. Più in generale, è probabile che il dramma di questi giorni dimostri come la minaccia terroristi­ca superi i mezzi comunque limitati di un paese poco più grande della Sicilia. Anche questo aspetto dimostra l’urgenza di una risposta europea, più che nazionale, ai rischi del terrorismo.

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REUTERS Per le vittime. Un concerto davanti a Place de La Bourse

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