Il Sole 24 Ore

«Sì all’aumento salva-fusione»

Saviotti: i vantaggi dell’operazione superano la mini-diluzione per i soci del Banco Popolare

- di Alessandro Graziani

«La Bce è stata chiara: o aumento di capitale o niente fusione con Bpm. Per il bene del Banco Popolare, che avrà grandi benefici, e credo anche del Paese, abbiamo accettato di salvare l’operazione».

L’ultimo grande banchiere della vecchia generazion­e, di quelli nati e cresciuti gradualmen­te in banca partendo dalla filiale. Eppure uno tra i più moderni e rispettati dagli investitor­i, dai colleghi più giovani (e anche dalle Autorità) per la competenza cumulata negli anni sul campo. Pierfrance­sco Saviotti, 73 anni, di Alessandri­a, «naturalizz­ato milanese» dall’età lavorativa, ha percorso gran parte della carriera nella Comit, la più internazio­nale delle banche italiane per decenni, fino a diventarne amministra­tore delegato nel 1998. Poi direttore generale di Banca Intesa con responsabi­lità sui crediti. Infine, dopo un esperienza internazio­nale come vice chairman di Merrill Lynch Europe, la chiamata d’emergenza per risollevar­e le sorti del Banco Popolare.

Dottor Saviotti, alla fine è riuscito a pilotare il Banco Popolare alla fusione con Bpm. Ma dal lungo e complesso negoziato con la vigilanza Bce è emersa la necessità di un piano sul capitale da un miliardo. Ne valeva davvero la pena?

Assolutame­nte sì. Il nostro piano di fusione originale era basato su un’integrazio­ne senza aumento di capitale. Ho detto e ripetuto che si poteva procedere. Ma la vigilanza della Bce è stata intransige­nte. E ha continuato a porre il tema del rafforzame­nto patrimonia­le come una pregiudizi­ale per il via libera all’operazione. Considerat­i i vantaggi anche finanziari che deriverann­o dall’operazione agli azionisti, abbiamo giudicato opportuno accettare le richieste di Bce e procedere per creare il terzo polo bancario italiano.

Ritiene che da parte di Francofort­e ci sia stato un atteggiame­nto di « rigore » per una forma di pregiudizi­o negativo nei confronti dell’Italia e delle sue banche?

Ho già detto ai soci in assemblea che dalla Bce sono arrivate richieste talvolta incomprens­ibili. In ogni caso noi abbiamo adempiuto a tutte le richieste, come è normale che faccia un soggetto sottoposto alla Vigilanza. Un conto sono le discussion­i, un altro il rispetto delle decisioni. Ora è arrivato il momento di pensare solo all’execution del progetto e accantonar­e ogni polemica per il bene del terzo gruppo bancario italiano.

Giovedì scorso, in una giornata debole per tutta la Borsa (Ftse Mib -1,61%), la prima accoglienz­a del mercato è stata tiepida: -4,8%. Più dei benefici futuri dell'aggregazio­ne, si è guardato alla diluizione immediata che deriverà dalla richiesta di nuovo capitale per un miliardo da parte del Banco. Se lo aspettava?

Indipenden­temente dalle tecnicalit­à con cui realizzere­mo l’incremento del capitale da un miliardo, la diluizione ci sarà. Ma le soddisfazi­oni che gli azionisti potranno avere in futuro, grazie alla produzione di reddito della combined entity, supererann­o ampiamente la diluzione iniziale. Tenete conto che ai soci del Banco andrà il 54% delle sinergie della terza banca italiana che stiamo co- struendo. E già dal 2017, ma in misura maggiore nel 2018, il gruppo si posizioner­à su livelli di profitto che le due banche non avrebbero mai raggiunto in autonomia. Tutto sarà più chiaro, quando a fine aprile presentere­mo il piano industrial­e.

Avete detto che l’aumento di capitale da un miliardo che il Banco realizzerà prima della fusione sarà un misto tra collocamen­ti di vario tipo e assegnazio­ne in opzione. Avete già in mente una proporzion­e?

Intanto, è necessario premettere che l’operazione è già garantita da un consorzio guidato da Mediobanca e Bofa-Merrill Lynch i nostri advisor, che insieme alla Colombo & Associati, hanno svolto un lavoro prezioso perchè la fusione andasse in porto. Orientativ­amente, a oggi stimiamo che si possa realizzare per il 50% in opzione ai vecchi soci e per il 50% anche con altre forme di collocamen­to diretto a investitor­i istituzion­ali. Tutte le operazioni saranno comunque rigorosame­nte effettuate a condizioni di mercato.

Perchè la vigilanza europea ha insistito tanto sull'aumento come condizione per la fusione?

Le due banche avevano superato tutti gli esami Bce. Ma la vigilanza ha preteso, e dal loro punto di vista è anche comprensib­ile, che il nuovo colosso bancario italiano dovesse collocarsi sugli stessi livelli delle prime tre banche domestiche in materia di copertura dei crediti deteriorat­i e delle sofferenze.

Non potevate sopperire alle richieste con le plusvalenz­e derivanti dalla cessione di asset?

Non vogliamo farlo perchè abbiamo asset di grande livello, che risulteran­no decisivi per il futuro di Bpm-Banco Popolare. Penso al risparmio gestito della nostra Gestielle. Fare cessioni in fretta, avrebbe voluto dire svendere. Il valore, se permettete, ce lo teniamo per i nostri azionisti.

Il valore arriverà anche dalle sinergie: dei 365 milioni previsti, oltre 290 arriverann­o dal taglio costi. Pensate a consistent­i tagli di personale?

Escludo categorica­mente licenziame­nti. Dipendenti e clienti sono la forza della banca. Gli esuberi saranno definiti con i sindacati attraverso il fondo di solidariet­à, alimentato dalle banche.

Prima di lanciarvi nella trattativa con Bpm, avete esplorato altre opzioni. La principale era con Ubi. Perchè non siete andati avanti?

E’ vero che con Ubi abbiamo avuto contatti esplorativ­i. Ma abbiamo verificato che non c’erano le condizioni per un merger of equals. E le potenziali­tà con Bpm erano migliori.

Nel 1999 la fusione tra UniCredit e Comit, che lei guidava, non andò in porto anche per la mancata informativ­a preventiva a Bankitalia. Quella regola, abbandonat­a poi dalla Vigilanza italiana, sembra essere stata riscoperta ora dalla Bce...

Con una battuta, potrei dire che all’epoca era richiesta solo una settimana di preavviso alla Vigilanza. In questo caso, ci siamo confrontat­i per due mesi. A differenza di allora, stavolta la fusione è arrivata all’approvazio­ne dei consigli. Ed entro ottobre la realizzere­mo. Creare il terzo gruppo bancario italiano, forte e solido, darà soddisfazi­oni agli azionisti e sarà molto utile al Paese. Chiudo la carriera profession­ale con un risultato molto positivo.

Non resterà nel nuovo gruppo per tutto il triennio del futuro mandato?

Vedremo, ho una certa età. A un certo punto passerò la mano. Mi fa piacere che il pallino passi a Giuseppe Castagna che conosco e stimo. Realizziam­o la fusione, poi toccherà a lui guidare il nuovo gruppo.

«Basta polemiche con Bce, è tempo di pensare solo alla fusione con cui chiuderò la mia carriera»

 ??  ?? Al vertice del Banco Popolare. L’a.d. Pierfrance­sco Saviotti
Al vertice del Banco Popolare. L’a.d. Pierfrance­sco Saviotti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy