Il governo belga nella bufera
Bruxelles incassa la solidarietà americana, ma è sotto accusa per la gestione delle indagini
pIn evidente difficoltà per una serie di critiche nel gestire le indagini contro il terrorismo, il governo belga ha incassato ieri il sostegno degli Stati Uniti, ma anche i rimproveri di molti esponenti politici nel corso di un difficile dibattito parlamentare. Gli attentati di matrice islamica di martedì scorso, che hanno provocato qui a Bruxelles la morte di 31 persone e il ferimento di altre 270, hanno scatenato non pochi interrogativi sull’efficienza della polizia belga.
In visita ieri qui a Bruxelles, il segretario di Stato americano John Kerry ha voluto dimostrare solidarietà all’esecutivo di centro- destra presieduto dal premier liberale francofono Charles Michel: «Il governo al potere da un anno – ha detto l’uomo politico - ha agito in modo molto deciso contro il terrorismo» e le critiche che lo colpiscono in questi giorni sono «frenetiche e inopportune». Il segretario ha poi assicurato che gli Stati Uniti «continueranno a dare assistenza nelle indagini».
Il viaggio è stato l’occasione per ricordare le vittime dei due attentati di martedì, in una stazione della metropolitana e all’aeroporto di Bruxelles. Secondo un primo bilancio, due americani sono morti, ma altri mancano ancora all’appello. «Je suis bruxellois… Ik ben Brussel», sono bruxellese, ha detto Kerry in francese e in fiammingo durante una conferenza stampa. Il segretario di Stato americano ha incontrato anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Su questo fronte, ha notato come vi sia spazio tra i Ventotto «per ulteriore coordinamento» nel campo della sicurezza. L’argomento è questione controversa.
I ministri degli Interni e della Giustizia dell’Unione si sono riuniti giovedì scorso in un vertice straordinario tutto dedicato agli ultimi attentati bruxellesi. L’incontro è servito per rilanciare i dossier ancora aperti e per esortare il Parlamento europeo ad approvare entro aprile il progetto di banca dati europea dei passeggeri aerei. I ministri si sono anche impegnati a rafforzare la banca dati del Centro europeo del controterrorismo e di migliorare la collaborazione tra i Ventotto nelle indagini di polizia.
Sempre ieri, tre ministri del governo Michel – il ministro degli Interni Jan Jambon, della Giustizia Koen Geens, e degli Esteri Didier Reynders – sono stati interrogati in Parlamento. Nei giorni scorsi, il governo turco ha rivelato che Ibrahim El Bakraoui, uno dei terroristi-suicida degli attacchi di martedì, era stato espulso dalla Turchia verso l’Europa nell’estate del 2015, e che nonostante gli avvertimenti di Ankara l’uomo non era stato arrestato una volta tornato nell’Unione (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì).
Jambon ha puntato il dito contro il rappresentante della polizia belga ad Ankara: «Non posso che concludere che una persona è stata negligente, non molto reattiva, né molto impegnata». Il ministro ha amesso che vi è stata negligenza nel valutare i segnali provenienti dalla Turchia sulla pericolosità di El Bakraoui. Dal canto suo, Geens ha aggiunto: «Non si può escludere che se tutti avessero fatto il loro lavoro alla perfezione, un certo numero di cose si sarebbero svolte in modo diverso». Nei giorni scorsi, sia Geens che Jambon hanno presentato le loro dimissioni, respinte dal premier Michel.