Retata anti-Isis in mezza Europa
Arresti in Belgio e Germania, sventato attacco in Francia - Il covo di Salah segnalato a dicembre
pI più ottimisti l’hanno definita la resa dei conti. Il presidente francese François Hollande ha perfino detto che la cellula terroristica autrice degli attentati di Parigi e Bruxelles sta per essere «annientata», pur precisando che la minaccia resta per la presenza di «altre reti terroristiche». In realtà la serie di blitz anti-terrorismo che hanno coinvolto il Belgio, ma anche la Francia e la Germania, suggerisce che le cellule jihadiste dell’Isis sparse in Europa sono molto più grandi, agguerrite e interconnesse di quanto si pensasse.
Dopo le operazioni di giovedì sera concluse con sei persone fermate a Bruxelles, sempre nella capitale belga ieri le forze speciali hanno arrestato un uomo, dopo averlo ferito alle gambe, nell’ormai noto quartiere Schaerbeek. L’individuo di cui non si conoscono le generalità è stato definito un «pesce grosso». Nelle stesse ore, le forze anti terrorismo francesi hanno condotto un’operazione ad Argenteuil, a nord di Parigi, arrestando un altro pezzo mancante del puzzle. Si tratta di Reda Kriket. Secondo le autorità era «allo stadio avanzato» nella preparazione di un altro attentato in Francia. Kriket, francese, era un nome noto agli inquirenti, già condannato in contumacia in Belgio insieme ad Abdelhamid Abaaoud, l’uomo designato dall’Isis per organizzare gli attentati in Europa ed ucciso il 17 novembre dalle forze francesi a Saint-Denis. Nell’abitazione di Kriket è stato ritrovato esplosivo Tapt, lo stesso tipo utilizzato negli attentati del 13 novembre allo Stade de France.
Una giornata davvero convulsa. Mentre il Governo del Belgio annunciava di inviare i suoi caccia-bombardieri F-16 per colpire l’Isis in Siria, e l’ambasciata d’Italia a Bruxelles comunicava l’identificazione della salma della connazionale Patricia Rizzo, deceduta nell’attentato alla stazione del metrò di Maelbeek del 22 marzo, in Germania due blitz hanno portato all’arresto di due persone sospettate di essere coinvolte negli attentati. Sul telefonino di uno dei due sarebbero stati trovati messaggi sospetti che porterebbero agli ambienti frequentati dai kamikaze. L’altro sarebbe un marocchino arrestato a Giessen, che potrebbe essere uno dei complici che si trovavano con Salah Abdeslam al momento del suo arresto a Molenbeek. Era in possesso di una falsa patente italiana.
Sul fronte delle indagini intanto è arrivata la conferma che era Najim Laachraoui l’uomo che martedì mattina ha azionato la seconda esplosione all’aeroporto di Zaventem. Laachraoui, secondo gli inquirenti belgi, «appariva anche nel dossier della Procura federale aperto dopo gli attentati di Parigi». Intanto spunta fuori il nome di un altro jhadista ritenuto coinvolto negli attacchi sia di Parigi e di Bruxelles. Il suo nome sarebbe Naim Al Hamed, 28 anni, cittadino siriano.
Con il passare del tempo sta venendo a galla il ruolo di “regista degli attentati di Parigi” di Abdelhamid Abaaoud. Il terrorista belga era in stretto contatto con Abdeslam, l’ultimo sopravvissuto della strage di Parigi arrestato sabato nel quartiere di Molonbeek, a Bruxelles. Secondo Le Monde Abdeslam non si sarebbe fatto saltare in aria perché la sua cintura da kamikaze «mancava di liquido esplosivo». Altra notizia inquietante: i due fratelli kamikaze degli attentati di Bruxel- les - Ibrahim e Khalid El Bakraoui – progettavano di attaccare una centrale nucleare in Belgio.
La strage di Bruxelles poteva comunque finire peggio. Secondo le ricostruzione dei media belgi Abdeslam stava organizzando insieme ai due complici Mohamed Belkaid e Amine Choukri un attacco a Bruxelles che avrebbe unito il suo gruppo di fuoco armato di kalashnikov ai kamikaze del covo di Schaerbeek, per portare il terrore nelle strade della capitale belga così come era stato fatto a Parigi. Intanto Salah ha deciso di non collaborare più con gli investigatori come aveva annunciato il suo avvocato dopo l’arresto.
Più passano i giorni e più emergono clamorose falle nella gestone dei servizi di sicurezza belgi, nei controlli, nelle comunicazioni – mancate o rallentate – tra i vari apparati della sicurezza e tra quelli giudiziari. Secondo quanto emerso da un’inchiesta avviata da una commissione belga, già in dicembre la polizia era al corrente della presenza di Abdelslam a Molenbeek, il quartiere di Bruxelles definito ormai la centrale del jihadismo europeo.
Dal 7 dicembre, quindi tre mesi e mezzo fa, un agente di polizia di di Mechelen, città del Nord del belgio, nella provincia di Anversa, era entrato in possesso di informazioni importanti ed aveva segnalato in un rapporto proprio l’indirizzo - rue des Quatre vents 79 – come sospetto rifugio di Abdelslam. Vale a dire il luogo dove venerdì 18 marzo è stato arrestato il terrorista. Sembra paradossale ma sembra che l’agente avesse inserito l’indirizzo in un rapporto confidenziale il cui destinatario era la cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles. Eppure il rapporto non sarebbe mai arrivato. Secondo alcune fonti sarebbe volontariamente rimasto per oltre tre mesi presso la di polizia di Mechelen.
LA VITTIMA ITALIANA Le autorità hanno comunicato l’identificazione di Patricia Rizzo, uccisa alla stazione di Maelbeek