Via al prelievo di campioni biologici di detenuti e arrestati
pA 7 anni dalla legge si completa il quadro normativo che renderà possibile l’istituzione di una banca dati del Dna anche nel nostro Paese. Già prevista dal trattato di Prum del 2005, recepito nel 2009 dalla legge n. 85, la banca dati si avvia a diventare realtà dopo che il consiglio dei ministri di ieri ha approvato definitivamente (a 9 mesi dal primo via libera del luglio scorso) il regolamento attuativo. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al termine della riunione dell’Esecutivo ha sottolineato che «in un momento delicato come questo, credo sia giusto dire che questo è un passo fondamentale per aumentare il livello di sicurezza del Paese. La banca dati consentirà non solo di prevenire e agevolare la realizzazione di indagini, ma anche di affrontare casi che sono considerati irrisolti alla luce degli strumenti sinora disponibili. Nei prossimi giorni partirà il laboratorio per la raccolta dei dati».
E per il ministro dell’Interno Angelino Alfano «si tratta di uno strumento di formidabile potenza dal punto di vista informatico. Abbiamo realizzato un passo avanti che ha pochi precedenti in Europa e che consentirà l’archiviazione di dati, dal punto di vista scientifico e del Dna, che saranno importantissimi sia nella lotta al terrorismo sia nel contrasto alla criminalità organizzata e al- l’immigrazione irregolare».
Superando la parcellizzazione delle banche dati attuali potrà adesso prendere corpo un unico archivio nazionale alimentato innanzitutto attraverso il prelievo di campioni biologici di 4 categorie di soggetti: 7 gli arrestati in flagranza o sottoposti a fermo perché indiziati di delitto; 7 i detenuti per effetto di condanna relativa a reato non colposo; 7 chi è sottoposto a misura alternativa alla detenzione per delitto non colposo; 7 chi è oggetto in via provvisoria o definitiva di una misura di sicurezza detentiva.
Va ricordato però che sono anche previste esclusioni. Per esempio, non sarà possibile procedere a prelievo nel caso dei più frequenti reati dei “colletti bianchi”, quelli tributari e quelli societari in primo luogo. Inoltre è prevista la cancellazione dalla banca dati dei profili acquisiti in seguito ad assoluzione con formula piena e anche quando si è arrivati a definire le generalità di un cadavere in precedenza privo di identità. Il regolamento approvato ieri definisce anche i tempi di conservazione dei profili: 30 anni dalla data dell’ultima registrazione oppure 40 quando in caso di condanna è stata riconosciuta anche la recidiva.
La banca dati agevolerà in particolare le attività di identificazione delle persone scomparse, mediante acquisizione di elementi informativi della persona scomparsa allo scopo di ottenere il profilo del Dna e di effettuare i conseguenti confronti. Sarà collocata presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, mentre il Laboratorio centrale sarà presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia.
Definite con il regolamento anche le procedure da seguire nell’ipotesi in cui il reperto biologico venga acquisito nel corso di procedimenti penali, nel caso di denuncia di persone scomparse e nel caso di ritrovamento di cadaveri non identificati. In particolare, nei casi di denuncia di scomparsa di una persona, la polizia giudiziaria acquisisce, se necessario, gli elementi informativi della persona interessata compresi gli oggetti da questa utilizzati in maniera esclusiva, in maniera tale da avere un utile punto di riscontro traendone il profilo del Dna da utilizzare per i confronti.
La banca dati è a disposizione degli investigatori nazionali ma, con il regolamento, vengono previste disposizioni per la consultazione per finalità di cooperazione internazionale, disciplinando lo scambio di informazioni e la protezione dei dati personali trasmessi o ricevuti, attraverso l’individuazione della finalità del trattamento dei dati e la previsione di verifiche sulla qualità degli stessi e sulla legittimità del relativo trattamento.
LE ECCEZIONI Esclusi i reati dei «colletti bianchi», tributari e societari. In caso di assoluzione con formula piena scatta la cancellazione dalla banca dati