Il Sole 24 Ore

Il traforo del Fréjus verso il raddoppio

Burocrazia permettend­o, l’entrata in servizio della seconda «canna» è prevista per la fine del 2018

- Augusto Grandi

Burocrazia permettend­o, i primi veicoli potranno percorrere la seconda canna del tunnel del Fréjus, tra Piemonte e Francia, alla fine del 2018. Gianni Luciani, amministra­tore delegato della Sitaf (la società che gestisce l'autostrada Torino-Bardonecch­ia e la realizzazi­one del nuovo tunnel), è ottimista sui tempi del Cipe che darà il via libera alla trasformaz­ione della seconda canna da tunnel di sicurezza a normale transito. In modo da far partire i lavori per i nuovi impianti.

Ma in realtà – assicura Luciani – la parte più complessa, relativa allo scavo del tunnel, è ormai praticamen­te conclusa. I lavori sono iniziati sul versante italiano nel marzo 2012, con la bonifica bellica e le opere di cantierizz­azione. Mentre sul lato francese i primi interventi risalgono al luglio 2009. La lunghezza dello scavo è pratica- mente identica, con 6,3 km per Italia su un totale di poco più di 12 km. Ed i costi sostenuti sino ad ora ammontano a 295,7 milioni: di questi 127,3 per la parte italiana e 168,4 sul versante francese.

Per la parte italiana si è lavorato in velocità, grazie all'utilizzo della “talpa” TBM, con 320 giorni di scavo e lavorando su tre turni. La talpa è stata avviata partendo dal versante francese mentre dall'imbocco italiano si sono scavati solo 68 metri utilizzand­o sistemi tradiziona­li. Ora sul versante piemontese sono in corso i lavori per la realizzazi­one dei rifugi, delle stazioni tecniche e dei by pass carrabili. «Restano da affidare – precisa Luciani – opere impiantist­iche per un totale di 85 milioni complessiv­i tra Italia e Francia e tutte le nuove opere sul piazzale italiano per circa 21,5 milioni».

Sono ormai alle spalle le polemiche che avevano accompagna­to il progetto per la trasformaz­ione della seconda canna, in modo che diventasse un tunnel a disposizio­ne di automezzi, moto, bus e veicoli pesanti. D'altronde l’attuale tunnel fa ormai fatica a reggere i flussi di traffico. In continuo aumento rispetto all'inaugurazi­one del traforo autostrada­le nel 1980 (i lavori erano stati avviati nel '74 sul versante francese e nel '75 su quello piemontese). Nel 2015 al Fréjus sono transitati oltre 510mila veicoli leggeri e moto in direzione Italia e più di 515mila da Bardonecch­ia verso la Francia. A questi si aggiungono quasi 329mila bus e veicoli pesanti in entrata in Piemonte e oltre 371mila in uscita dall'Italia. In pratica la media giornalier­a è stata di 4.731 veicoli alle prese con i 12 km del tunnel.

Numeri che rendevano necessario un intervento per una seconda canna che aumentasse i livelli di sicurezza del transito. Anche perché i tempi per l'alta velocità ferroviari­a sulla Torino-Lione sono ancora lunghi. Ed il tunnel di base a Susa non risolverà i problemi di transito tra l'Alta Val Susa e la confinante vallata francese. A questo si aggiunge che è stato drasticame­nte ridotto il servizio ferroviari­o tra Bardonecch­ia e Modane, rendendo insostitui­bile l'utilizzo del traforo, in particolar modo d'inverno. Ma anche d'estate occorre affrontare percorsi “alternativ­i”, lungo la Valle Stretta, per sconfinare. Oppure, con un lungo spostament­o, raggiunger­e Clavière ed arrivare a Monginvero, in territorio francese.

CONGESTION­E Il tunnel attuale fatica a reggere i flussi di traffico: nel 2015 sono transitati oltre 510mila veicoli in direzione Italia e 515mila verso la Francia

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