Il Sole 24 Ore

Olio, 32 milioni per il rilancio

Possibili nuovi fondi dai Psr - Martina: una strategia per il settore

- Giorgio dell’Orefice

Sull’olivicoltu­ra italiana si torna, finalmente, a investire. Il piano olivicolo nazionale, approvato nei giorni scorsi dalla Conferenza Stato-regioni e che presto diventerà legge, stanzia infatti a favore del settore 32 milioni di euro per rafforzare quantità e qualità della produzione, promuovere all’estero l’olio extravergi­ne made in Italy e sviluppare l’organizzaz­ione interprofe­ssionale.

Si materializ­za così una sorta di «fantasma» evocato in quasi ogni dibattito sull’olio d’oliva dalla metà degli anni ’90 quando l'Italia, fino ad allora leader incontrast­ato nella produzione mondiale, subì lo smacco del sorpasso produttivo da parte della Spagna. Divario che poi nel tempo si è via via allargato.

A tradurre i propositi in realtà – come spesso accade – sono state le emergenze. E cioè il crollo produttivo in quello che è stato ribatezzat­o l’«annus horribilis» dell’olio d’oliva, il 2014, quando tra attacchi della mosca olearia e condizioni meteo avverse si produssero 300mila tonnellate di olio. Il dato più basso da decenni. Uno scenario critico sul quale, l’anno successivo, si è poi abbattuta anche l’emergenza Xylella fastidiosa, il batterio che ha essiccato gli ulivi del Salento.

In quei mesi difficili però, si sono poste le basi per far ripartire il settore con la legge 91/2015 che ha dato il via libera al piano olivicolo nazionale e allo stanziamen­to di un significat­ivo budget di risorse che potranno essere inoltre integrate su base regionale con i fondi resi disponibil­i dai piani di sviluppo rurale.

Sul fronte del rafforzame­nto produttivo, secondo quanto pre- visto dal piano, si scommetter­à sul rinnovamen­to degli impianti e sull’introduzio­ne di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare produttivi­tà e sostenibil­ità ambientale. «Con l’approvazio­ne del piano - ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina - definiamo una strategia produttiva che mancava da troppi anni in Italia. L’obiettivo condiviso con tutta la filiera è migliorare qualità e quantità della produzione. Abbiamo deciso di investire 32 milioni per aiutare la riorganizz­azione del comparto con un piano che potrà essere integrato con le risorse dello sviluppo rurale. Con l’accordo di filiera siglato poche settimane fa ci sono tutte le premesse per dare un futuro al comparto»

Grande soddisfazi­one è stata espressa da tutti gli attori del settore dai produttori agricoli (tra i quali Cno e Alleanza delle cooperativ­e) all’industria di trasformaz­ione. «Confido – ha detto il presidente dell’Unaprol (il principale consorzio di produttori), David Granieri - che anche grazie all’ottimo lavoro del coordinato­re degli assessori regionali, il pugliese Di Gioia,si riesca ora ad attivare anche le risorse dei Prs e riaccender­e così l'economia dei territori olivicoli». «Abbiamo profondame­nte creduto nel piano e lo abbiamo sostenuto – ha aggiunto il presidente dell’Assitol (l’associazio­ne delle industrie olearie italiane) Giovanni Zucchi -. Per noi, questo non è un traguardo, ma il punto di partenza di un percorso virtuoso, disegnato con i diversi attori della filiera, con l'obiettivo di promuovere l’efficienza colturale ed il rinnovamen­to del comparto olivicolo-oleario».

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