Il Sole 24 Ore

Lesbo, la «porta d’Europa» si chiude e diventa prigione

L’Agenzia Onu per i rifugiati e Ong accusano: «Sono centr i di detenzione»

- Di Vittorio Da Rold

Èscontro duro tra l’ Alto commissari­ato Onu per i rifugiati (Hnhcr) e il governo greco sul tema caldo dei profughi perché il recente accordo sottoscrit­to tra Ue e Turchia, con il rientro forzato dei migranti, avrebbe superato le linee rosse consentite all’Agenzia. L’accusa dell’Hnhcr è pesante : gli hotspot, i centri di identifica­zione che accolgono i migranti in Grecia, sono diventati dei «centri di detenzione» dopo l’accordo Ue-Turchia sulla gestione dei flussi migratori.

«L'Unhcr ha finora sostenuto le autorità negli hotspot sulle isole greche, in cui i profughi e i migranti vengono ricevuti, assistiti e registrati - ha detto l'agenzia Onu - ma alla luce delle nuove disposizio­ni, questi siti sono ormai diventati strutture di detenzione. Di conseguenz­a, e nel rispetto della nostra politica che si oppone alla detenzione obbligator­ia, abbiamo sospeso alcune delle nostre attività in tutti i centri chiusi sulle isole greche».

L'Onu ha deciso di sospendere il trasporto dei migranti in questi centri, continuand­o invece a garantire servizi di informazio­ne e «sorveglian­za» per garantire che i diritti dei migranti siano rispettati. Lesbo è candidata insieme a Lampedusa al premio Nobel per la pace.

Alcuni gruppi di rifugiati hanno definito l'accordo tra Ue e Turchia del 18 marzo come un «giorno buio» per l'Europa e i suoi principi costitutiv­i. Sicurament­e sarà anche un accordo molto complicato da applicare sul terreno. «E' al limite del diritto internazio­nale», ha ammesso Dalia Grybauskai­te, presidente lituana.

Medici senza Frontiere ha se- guito l’Unhcr sospendend­o le iniziative nei centri di Moria, sull’isola di Lesbo, per opporsi ad un’intesa che «porterà al ritorno forzato di migranti e richiedent­i asilo dall'isola greca».

«Abbiamo preso la difficile decisione di chiudere le nostre attività a Moria perché continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema che considera sia iniquo che inumano – ha detto Michele Telaro, a capo del progetto di Lesbo. I volontari continuera­nno a seguire i profughi ma fuori dai centri». Anche Save the Children e Oxfam hanno confermato il 23 marzo l’interruzio­ne delle proprie attività nei centri di detenzione sulle isole di approdo. «L’Europa ha di fatto sospeso il diritto di queste persone a chiedere protezione in Grecia. E tutto ciò è incomprens­ibile. – ha affermato Elisa Bacciotti, direttrice del Dipartimen­to Campagne di Oxfam Italia - La detenzione di persone che non hanno commesso alcun crimine e che hanno rischiato la vita per una maggiore sicurezza e un futuro migliore, è un offesa a quei valori che l'Europa ha difeso in passato con forza».

Non va meglio a Idomeni dove le Ong si sono ritirate il giorno in cui due profughi si sono dati alle fiamme per poi ritornare al campo il giorno dopo, con la promessa che non si sarebbero ripetuti altri espisodi del ge- nere. Un gruppo di migranti e profughi del campo in territorio greco al confine con la Macedonia, ha cominciato il 24 marzo lo sciopero della fame in segno di protesta contro la chiusura dei confine lungo tutta la rotta balcanica. Alcuni, dei 12mila complessi,vi hanno inoltre iniziato a bloccare alcune strade locali mentre la Bulgaria ha minacciato di erigere l’ultimo muro sul confine greco, così da “sigillare” Atene e la sua crisi dei profughi.

La Repubblica ex Juogoslva di Macedonia, che ha chiuso il confine, ha però offerto il centro di accoglienz­a di Gevgelija, nel sud del Paese al confine con la Grecia, meglio attrezzato e che dispone di servizi e posti letto.

Atene però deve offrire una sistemazio­ne a lungo termine e verificare le domande di asilo per circa 50mila migranti e rifugiati bloccati dalla chiusura del percorso di migrazione dei Balcani il mese scorso. Quei migranti formalment­e non sono costretti a tornare in Turchia perché esclusi dagli accordi tra Bruxelles e Turchia.

Atene ha già sollecitat­o i 12mila siriani, iracheni e afghani che vivono in condizioni drammatich­e nel campo di Idomeni a trasferirs­i in campi ufficiali più a sud, dove possono chiedere asilo, ma senza grandi risultati.

Il governo greco ha anche un imperativo economico per cercare di fare in fretta. Atene sta cercando di evitare un accumulo di nuovi migranti nelle isole dell'Egeo proprio quando la stagione turistica sta prendendo il via. Le prenotazio­ni per le vacanze su queste isole - uno dei pochi punti di forza dell'economia del paese - sono già in calo del 30% rispetto allo scorso anno.

IL MURO BULGARO La Bulgaria ha reso noto di essere pronta ad erigere una barriera per la difesa del confine per prevenire il passaggi o dei rifugiati

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