Eni, trattative con Exxon in Mozambico
Nessun commento sulle indiscrezioni del gruppo italiano
Exxon Mobil sarebbe in trattativa con Eni per rilevare una quota di partecipazione dell'Area 4, nel bacino offshore di Rovuma, in Mozambico. L'indiscrezione è stata riportata dal Wall Street Journal secondo cui il negoziato, che riguarderebbe un pacchetto del 20%, potrebbe chiudersi nelle prossime settimane. L'Eni, interpellata dal Sole 24 Ore, non ha voluto commentare la notizia, ma è noto che il gruppo guidato da Claudio Descalzi sta lavorando da tempo a ridimensionare ulteriormente la propria presenza nel supergiacimento mozambicano pur mantenendo il ruolo di operatore.
Come si ricorderà, già nel 2013, il gruppo aveva ceduto a PetroChina Company Limited, società controllata da China National Petroleum Corporation (Cnpc), il 28,57% delle azioni di Eni East Africa, titolare del 70% della partecipazione nell'Area 4. E, con quell'operazione, chiusa per 4,2 miliardi di euro, il colosso cinese aveva acquisito indirettamente una quota del 20% del giacimento, mentre Eni era rimasta proprietaria del 50% con le rimanenti partecipazioni distribuite tra Empresa Nacional de Hidrocarbonetos de Mocambique (ENH, 10%), Kogas (10%) e Galp Energia (10 %).
pLo schema potrebbe dunque essere molto simile e l'operazione, se confermata, risulterebbe in linea con la strategia della compagnia petrolifera americana che ha già mostrato un forte interesse per quella parte dell'Africa. A ottobre, infatti, la major americana figurava, come l'Eni, nel novero delle aziende aggiudicatarie del quinto concorso bandito dal governo di Maputo per la concessione di nuove licenze per l'esplorazione e la produzione di idrocarburi in 11 aree off-shore (Bacini di Rovuma, Angoche, Moçambique Delta do Zambeze) e quattro aree onshore (Bacino di Moçambique, aree di Pande/Temane e Palmeiras).
In particolare, il consorzio guidato dalla statunitense Exxon (60%), di cui facevano parte anche la russa Rosneft (20%) e ENH (20%), si era aggiudicato l'area offshore Angoche A5-B ed altre due aree off-shore al largo della provincia centrale della Zambezia (Zambezi A5-C e Zambezi A5-D). Mentre quello capitanato da Eni (34%) - che includeva altresì la sudafricana Sasol (25,5%), la norvegese Statoil (25,5%) e l'azienda di Stato mozambicana ENH (15%) - si era visto assegnare l'area off-shore Angoche A5-A, ubicata al largo della provincia settentrionale di Nampula e considerata tra le più promettenti sia per la produzione di gas sia di petrolio.
Secondo il giornale americano, Exxon Mobil, che vanta un rating di tripla A e che recentemente ha venduto bond per 12 miliardi di dollari, sarebbe interessata a di- ventare un operatore del progetto. Le prossime settimane saranno quindi cruciali per capire se dietro ai rumor ci sia davvero un negoziato in corso tra i due gruppi.
Di certo c'è, come è emerso nei giorni scorsi a Londra, dove è stato presentato il piano strategico 2016-2019, che l'Eni punta a realizzare, da qui al 2019, 7 miliardi di nuove dimissioni, da affiancare agli 8 miliardi del vecchio piano (di cui il 90% realizzati nel 2015), e che buona parte di queste arriveranno proprio dalla diluizione delle partecipazioni del gruppo nelle recenti scoperte, in linea con la strategia di “dual exploration”: in altri termini, scendere ulteriormente laddove si detengono quote significative ma mantenendo il ruolo di operatore. E lo stesso amministratore delegato, a Londra, ha fatto chiaramente capire che, tra i principali indiziati, ci sono appunto il Mozambico (”abbiamo una quota del 50%, è troppo”, ha detto il top manager) e il super-giacimento di Zohr in Egitto, dove l'Eni, attraverso la controllata Ieoc, ha una quota del 100 per cento.