Banca Etruria, i piccoli soci chiedono un risarcimento
pOra arrivano anche gli azionisti a chiedere un risarcimento a Banca Etruria. In 135 hanno presentato ieri, in procura ad Arezzo, un esposto in cui il legale evidenzia i presupposti di una possibile truffa aggravata. Fino ad ora hanno chiesto di essere ammessi come parte civile nel possibile processo per ostacolo alla vigilanza, per il quale è in corso l’udienza preliminare. Adesso spingono affinché venga aperto un fascicolo vero e proprio per sospette «condotte truffaldine al sopra dei semplici impiegati di banca che si sono adoperati per il convincimento dei clienti all’acquisto dei prodotto offerti dall’istituto». Dopo essere stati a guardare e a studiare le carte, una parte degli azionisti ha deciso di muoversi in procura, soprattutto dopo l’avvio delle indagini per bancarotta fraudolenta. Si legge nell’esposto che «i disegni illeciti vanno letti nella contestualità di tutta l’indagine preliminare» e che gli eventuali responsabili «debbano rispondere di un diverso e più grave reato quale l’associazione per delinquere». Nel merito si parla di: falsificazione della realtà amministrativa, rappresentativa del reale stato patrimoniale e della salute della banca; erogazione di finanziamenti con il rischio di mancato recupero; la rappresentazione di uno stato di benessere della banca che ha spinto l’investitore ad acquistare titoli o mantenere quelli già acquistati, nella consapevolezza dell’esistenza di artifizio o raggiro. Quindi si ipotizza che ci sia stata una falsa rappresentazione dello stato economico-patrimoniale della banca e l’induzione in errore degli investitori. L’esposto è firmato dall’avvocato Riziero Angeletti.
A questo punto la procura valuterà cosa fare. Il percorso non è semplice, visto che la contestazione all’esposto è l’idea stessa del capitale di rischio: chi compra azioni si accolla vantaggi e svantaggi.