Il Sole 24 Ore

Come è difficile ve n d e re b e n e le banche risolte

- Paolo Zucca

Una giornata clamorosa il 22 novembre 2015, quando quattro banche locali vennero risolte (la separazion­e della parte buona dai cattivi crediti con gravi perdite per azionisti e obbligazio­nisti). Eppure allora la vendita delle realtà ripulite sembrava cosa facile. Non è così e ora per le nuove Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e Cari-Ferrara, si prospetta settembre come probabile data di cessione. La proroga della scadenza di aprile (si veda anche a pagina 12) sembra obbligata. Anche perché fra le manifestaz­ioni di interesse i potenziali acquirenti stanno offrendo il 50-60% del valore patrimonia­le ripulito. C’è troppa carta bancaria in offerta in questo momento, i prezzi scendono. Si sollecita l’intervento delle fondazioni bancarie cui era stato chiesto di diversific­are.

Chi ci perde? Innanzitut­to i “proprietar­i” dei quattro istituti, cioè le altre banche italiane. Nella seconda parte di novembre, gli istituti si sobbarcaro­no un costo di 1,7 miliardi oltre all’impegno per eventuali altri esborsi e le forme di prestito a 18 mesi. In misura proporzion­ale alle dimensioni, ogni istituto si è accollato un onere imprevisto a ridosso della chiusura del bilancio.

I dipendenti hanno mantenuto il loro posto. Non è un lavoro facile dopo un danno reputazion­ale di tale dimensione anche se il presidente unico Roberto Nicastro ha portato riscontri di operativit­à. Non è facile per i fornitori. I risparmiat­ori sono impegnati nel recupero dei soldi persi. Fare presto e bene è complesso.

Per i risparmiat­ori coinvolti i tempi non sono rapidi, potrebbe però essere alzato il plafond da 100 milioni fissato a suo tempo. Sarebbe un atto di disponibil­ità per cercare di ridurre un danno reputazion­ale che va oltre i quattro istituti. Se, da una parte, c’è fretta di ridurre l’impatto economico e di credibilit­à, dall’altra la svendita delle banche e dei crediti avariati non facilitere­bbe il famoso “ristoro”.

« Nel caso dovesse emergere che la stima delle perdite sia stata effettuata i n termini eccessivam­ente prudenzial­i - ha sostenuto il sottosegre­tario all’Economia, Enrico Zanetti - ed emergesser­o plusvalenz­e finali ulteriori rispetto all’impegno finanziari­o sostenuto dal Fondo di risoluzion­e, il Governo si impegna, nel rispetto della vigente normativa nazionale e comunitari­a, a intraprend­ere ogni utile iniziativa affinchè le eventuali plusvalenz­e possano essere destinate a coprire in parte le obbligazio­ni subordinat­e » .

I 10.500 obbligazio­nisti restano l’anello fragile dell’operazione rimborsi: andranno valutate le posizioni diverse e tutte le forzature che possono essere state effettuate in fase di vendita. Resta il dubbio dell’aggredibil­ità o meno delle nuove banche. Secondo Nicastro « le nuove banche non sono aggredibil­i da azionisti e bondisti subordinat­i». Tesi contestata da alcuni giuristi, il dubbio sull’aggredibil­ità delle new bank non favorisce la vendita o comunque fa scattare clausole di protezione per chi entra. Si possono recuperare risorse da alcuni degli amministra­tori delle banche passate in amministra­zione straordina­ria. Le azioni di responsabi­lità arrivano ai 400 milioni, i tempi sono lunghi.

Nel frattempo restano sulla graticola tutte le banche e i titoli delle quotate. Non è il contesto migliore per sistemare Mps e Carige, come piacerebbe a Bankitalia, Abi e allo stesso Governo.

— P. Zu.

paolo. zucca@ ilsole24or­e. com

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