Bond sicuri ma «volatili»
Le emissioni Bei e Birs danno spesso alti ritorni e massima affidabilità Attenzione però all’effetto valuta
In epoca di rendimenti a zero, nel mondo obbligazionario può apparire quasi un miraggio trovare sul mercato bond con rating altissimi (tripla A e dintorni), e quindi con un rischio default quasi inesistente, accompagnati da cedole molto corpose, con ritorni che a volte si spingono oggi fino al 10 per cento.
Si tratta delle emissioni di enti sovranazionali come la Bei ( Banca europea degli investimenti) o la Birs (Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo). Sono istituzioni che appartengono a Stati oppure fanno capo all’Onu e quindi godono delle massime garanzie in termini di solvibilità.
In Italia, sia al Mot che su EuroTlx, sono quotate varie emissioni in valute internazionali. I rendimenti maggiori sono espressi dalle valute emergenti: ed è proprio questa la variabile da non dimenticare. Il deprezzamento delle valute può ridurre o addirittura annullare gli incassi delle alte cedole. «I sovranazionali in valuta - spiega Marcello Rubiu, partner della società di consulenza Norisk - consentono di esporsi nei confronti di divise anche esotiche evitando la probabilità di default dell’emittente. Gli investitori retail sono spesso attratti dalle emissioni espresse in divise ad elevato rendimento e che quindi riconoscono cedole impensabili rispetto a quelle in euro. Ma attenzione che il differenziale di rendimento tra euro e quello della valuta ad elevato dividendo può determinare il futuro deprezzamento».
Le difficoltà macroeconomiche dell’area geografica che esprime la valuta possono indebolire la divisa anche se l’emittente ( in questo caso l’ente sovranazionali) è molto solido. All’opposto, i fattori che possono tendere a rafforzare una divisa sono in grado di indebolire contestualmente i prezzi dei bond.
Determinante è comunque la componente valutaria. « Se il tasso di cambio euro-real brasiliano spot oggi sta a 4,06 e quello forward con consegna tra 12 mesi si posiziona a 4,54, questo indica una potenziale svalutazione del 10% a un anno. Avverrà effettivamente questo calo? Non è detto ma possiamo intendere l’investimento in valute ad elevato interesse come il navigare contro corrente. Nel caso del Brasile il cambiamento necessario è di natura politica in quanto il paese necessita di riforme strutturali in grado di contenere l’inflazione che rimane elevata sebbene il paese risulti in profonda recessione. Discorsi simili sono estensibili ad altre divise come la rand sudafricano e la lira turca » .
Meno aggressiva è la scommessa sui bond che offrono una remunerazione i nteressante senza le criticità delle divise sopra citate. «Ad esempio - continua Rubiu - quelle denominate in pesos messicani, che peraltro sono rappresentativi di un’economia non strettamente dipendente dalle sorti delle materie prime » .
Intanto a partire dal 29 marzo sarà quotato al Mot l’obbligazione appena collocata da Birs (Banca mondiale). Si tratta di un emissione tasso fisso 1,75% in dollari Usa “callable” marzo 2026. La Banca mondiale ha collaborato con Bnp Paribas, come dealer, e con Banca Akros, come co- dealer.
L’obbligazione corrisponde cedole semestrali fisse ad un tasso annuale pari a 1,75%. A partire dal 29 marzo 2018, con cadenza annuale, il bond può essere rimborsato anticipatamente alla pari dall’emittente. Secondo Rubiu, «su una scadenza simile Birs offre oltre il 2% su strumenti acquistabili in Borsa. Invece questa nuova emissione offre un ritorno dell’ 1,75% ed è pure “callable”. Se i tassi scendono e il prezzo va oltre il 100 si rischia di rivederlo richiamato » .