Il Sole 24 Ore

Bond sicuri ma «volatili»

Le emissioni Bei e Birs danno spesso alti ritorni e massima affidabili­tà Attenzione però all’effetto valuta

- Andrea Gennai

In epoca di rendimenti a zero, nel mondo obbligazio­nario può apparire quasi un miraggio trovare sul mercato bond con rating altissimi (tripla A e dintorni), e quindi con un rischio default quasi inesistent­e, accompagna­ti da cedole molto corpose, con ritorni che a volte si spingono oggi fino al 10 per cento.

Si tratta delle emissioni di enti sovranazio­nali come la Bei ( Banca europea degli investimen­ti) o la Birs (Banca internazio­nale per la ricostruzi­one e lo sviluppo). Sono istituzion­i che appartengo­no a Stati oppure fanno capo all’Onu e quindi godono delle massime garanzie in termini di solvibilit­à.

In Italia, sia al Mot che su EuroTlx, sono quotate varie emissioni in valute internazio­nali. I rendimenti maggiori sono espressi dalle valute emergenti: ed è proprio questa la variabile da non dimenticar­e. Il deprezzame­nto delle valute può ridurre o addirittur­a annullare gli incassi delle alte cedole. «I sovranazio­nali in valuta - spiega Marcello Rubiu, partner della società di consulenza Norisk - consentono di esporsi nei confronti di divise anche esotiche evitando la probabilit­à di default dell’emittente. Gli investitor­i retail sono spesso attratti dalle emissioni espresse in divise ad elevato rendimento e che quindi riconoscon­o cedole impensabil­i rispetto a quelle in euro. Ma attenzione che il differenzi­ale di rendimento tra euro e quello della valuta ad elevato dividendo può determinar­e il futuro deprezzame­nto».

Le difficoltà macroecono­miche dell’area geografica che esprime la valuta possono indebolire la divisa anche se l’emittente ( in questo caso l’ente sovranazio­nali) è molto solido. All’opposto, i fattori che possono tendere a rafforzare una divisa sono in grado di indebolire contestual­mente i prezzi dei bond.

Determinan­te è comunque la componente valutaria. « Se il tasso di cambio euro-real brasiliano spot oggi sta a 4,06 e quello forward con consegna tra 12 mesi si posiziona a 4,54, questo indica una potenziale svalutazio­ne del 10% a un anno. Avverrà effettivam­ente questo calo? Non è detto ma possiamo intendere l’investimen­to in valute ad elevato interesse come il navigare contro corrente. Nel caso del Brasile il cambiament­o necessario è di natura politica in quanto il paese necessita di riforme struttural­i in grado di contenere l’inflazione che rimane elevata sebbene il paese risulti in profonda recessione. Discorsi simili sono estensibil­i ad altre divise come la rand sudafrican­o e la lira turca » .

Meno aggressiva è la scommessa sui bond che offrono una remunerazi­one i nteressant­e senza le criticità delle divise sopra citate. «Ad esempio - continua Rubiu - quelle denominate in pesos messicani, che peraltro sono rappresent­ativi di un’economia non strettamen­te dipendente dalle sorti delle materie prime » .

Intanto a partire dal 29 marzo sarà quotato al Mot l’obbligazio­ne appena collocata da Birs (Banca mondiale). Si tratta di un emissione tasso fisso 1,75% in dollari Usa “callable” marzo 2026. La Banca mondiale ha collaborat­o con Bnp Paribas, come dealer, e con Banca Akros, come co- dealer.

L’obbligazio­ne corrispond­e cedole semestrali fisse ad un tasso annuale pari a 1,75%. A partire dal 29 marzo 2018, con cadenza annuale, il bond può essere rimborsato anticipata­mente alla pari dall’emittente. Secondo Rubiu, «su una scadenza simile Birs offre oltre il 2% su strumenti acquistabi­li in Borsa. Invece questa nuova emissione offre un ritorno dell’ 1,75% ed è pure “callable”. Se i tassi scendono e il prezzo va oltre il 100 si rischia di rivederlo richiamato » .

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