Il Sole 24 Ore

La difficile via del prestito

Il Condition Report tutela il prestatore nella movimentaz­ione e permanenza del quadro in trasferta

- Maria Adelaide Marchesoni

Conviene o è solo un rischio prestare un’opera per una mostra temporanea? Il prestito è un atto di generosità che va tutelato. La necessità d’istituire modelli comuni di gestione del prestito di un’opera è ormai di fondamenta­le i mportanza. Negli scambi internazio­nali, l’iter del prestito viene organizzat­o con largo anticipo, almeno sei mesi prima dell’inaugurazi­one della mostra. La best practice prevede contratti scritti, con specifiche clausole, la redazione di un Facility Report – documento che illustra i requisiti che gli ambienti devono avere per ospitare le opere –, gli aspetti legati alla riproduzio­ne dell’immagine dell’opera prestata e il Condition Report.

Ma cos’è? «È un documento che “fotografa” lo stato di conservazi­one di un’opera d’arte» ha spiegato Maria Grazia Longoni Palmigiano, avvocato dello Studio Legale LCA, nel convegno su “Il prestito delle opere d’arte: da prassi a best practice”. «Viene redatto in occasione di un prestito, di una movimentaz­ione, di un imballaggi­o, di un intervento di restauro o di manutenzio­ne, di una variazione delle condizioni espositive, di un danno o di un degrado rilevato». È un documento importanti­ssimo ai fini assicurati­vi in quanto, se sufficient­emente chiaro ed esaustivo, praticamen­te annulla la possibilit­à di controvers­ie sulle responsabi­lità di un eventuale danno.

Per un’istituzion­e come Pirelli HangarBico­cca che propone mostre temporanee realizzate attraverso prestiti da importanti musei e istituzion­i, è fondamenta­le: «offrire al collezioni­sta o all’istituzion­e che presta l’opera, tutte le credenzial­i sullo spazio espositivo in relazione al clima, alla sicurezza e al tipo di allestimen­to» spiega Valentina Fossati, responsabi­le del coordiname­nto di produzione dell’Hangar. Altro aspetto del prestito che si riflette sui costi, è l’importazio­ne temporanea di opere provenient­i da paesi non comunitari. «Per l’importazio­ne temporanea – precisa Fossati – viene richiesto un deposito cauzionale presso l’Agenzia delle Dogane pari al 10% del valore assicurati­vo dell’opera, che viene svincolato solo al momento della riesportaz­ione dell’opera». Considerat­i gli importanti valori assicurati delle opere e la durata delle importazio­ni: «molte istituzion­i depositano l’ammontare richiesto tramite fidejussio­ne assicurati­va, pagando un premio pari circa all’1‰ dei valori importati» conclude Fossati.

Tutto semplice? Nella prassi i Condition Report, soprattutt­o quando a prestare l’opera è un privato, non vengono redatti in modo esaustivo e in alcuni casi l’opera viene prestata senza aver fornito adeguata documentaz­ione. «Di solito redigono i Condition Report, – spiega Luisa Men- si, restauratr­ice d’arte contempora­nea e docente allo Iuav di Venezia –, in particolar­e le perizie sulla stato di conservazi­one, le istituzion­i che organizzan­o le mostre, sia pubbliche che private, mentre si rilevano difficoltà nell’introdurre questa metodologi­a presso i collezioni­sti».

Cosa fare? «Sarebbe utile – suggerisce Mensi – stabilire delle linee guida nella redazione di un Condition Report, come pure avviare una rete di profession­isti in grado di fornire questi servizi al variegato mondo del collezioni­smo privato». Conferma questa bad practice tra i collezioni­sti un altro attore della catena dei servizi per l’arte: l’assicurato­re. Cristina Resti, senior art expert/claims handler di Axa Art spiega che: «il Condition Report è un documento che tutela il prestatore, ma nel 90% dei sinistri trattati a seguito di mostre il documento non esiste». Quali sono i consigli per una maggior tutela? «Sarebbe buona prassi ai fini assicurati­vi – prosegue Resti – fornire almeno, in occasione di un prestito, tre immagini digitali, istantanee che fotografan­o lo stato dell’opera accompagna­ta da una descrizion­e del suo stato conservati­vo e far controfirm­are il documento dal trasportat­ore che prende in carico l’opera». Il collezioni­sta che possiede tante opere e le presta in modo continuati­vo: «dovrebbe prima di ogni prestito, verificare tutta la catena degli operatori coinvolti: trasportat­ore, allestitor­e, restaurato­re o registrar, assicurato­re – suggerisce Resti –, in Italia la mancanza di una cultura assicurati­va fa sì che la documentaz­ione a supporto del prestito sia spesso carente, non leggibile, redatta frettolosa­mente, non comprenden­do l’importanza che il Condition Report ricopre ai fini di un possibile indennizzo». La tutela di un bene oggetto di una mostra: «non passa infatti dalla sopravvalu­tazione del suo valore – conclude – ma dalla buona gestione del prestito, da una best practice che in Italia deve ancora essere scritta». I valori delle mostre sono oggi molto importanti basti pensare a quella per le celebrazio­ni del 500° anniversar­io della nascita di Hieronymus Bosch, dove il valore assicurati­vo supera il 1 miliardo di euro e anche i dettagli in questo caso diventano fondamenta­li.

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Het Noordbraba­nts Museum Due visitatori davanti al «The Hay Wain» di Jheronimus Bosch

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