Il Sole 24 Ore

Il costo? Mai sotto lo 0,3% delle masse affidate

Con la commission­e all inclusive il cliente non paga nient’altro

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Quanto costa il servizio di consulenza? E i clienti sono disposti a pagarla? Alla prima domanda è facile rispondere: il costo dipende dalla formula scelta. Alla seconda domanda: è più difficile dare seguito perché solo alcuni clienti ne percepisco­no il valore. Tanto è vero che a doggi non ci sono intermedia­ri che riescono a sostenere un modello basato solo sulla consulenza a pagamento. Inoltre, operare in assenza di conflitti di interessi, è spesso ancora un principio enunciato. Ma la via è questa. E c’è chi sta puntando ad elevare la qualità e la trasparenz­a. Al momento i modelli sono due: nel primo c’è una commission­e on top che cliente paga (varia in base a masse ed asset allocation) e si aggiunge ai costi (in molti casi ridotti) dei prodotti sottostant­i; nel secondo è prevista una sola commission­e all inclusive. Banca Fideuram, antesignan­a nella consulenza a pagamento con il lancio di Sei nel 2008, ha scelto la prima strada. Oggi ha un’aliquota media dello 0,40% e a carico del clien- te restano i costi minimi di transazion­e/brokeraggi­o sui singoli titoli (azioni e obbligazio­ni). Il servizio ha guadagnato terreno tra i clienti: dal 2013 al 2015 le masse sotto consulenza sono passate da 21,7 ai 27,4 miliardi mentre i clienti da 54mila a 66mila. In aprile anche alla rete Intesa P. B. sarà esteso il medesimo servizio che si chiamerà View. Fee on top anche per Fineco che si avvale di Fineco Advice (oltre 4 mld di masse, 15 mila clienti). Il pricing è direttamen­te collegato agli obiettivi di investimen­to dei clienti, quindi costante nel tempo e indipenden­te dal costo dei singoli strumenti. Gli obiettivi di investimen­to sono tre e variano in base alla propension­e al rischio del cliente (fee da 0,55 al 2,20%). È prevista la restituzio­ne integrale al cliente dei rebate (le commission­i che Fineco riceve dalle case d’investimen­to). «La Mifid2 definisce una volta per tutte cos’è la consulenza indipenden­te e cosa non lo è e porterà ancora maggior trasparenz­a nel rapporto con il cliente - ricorda Carlo Giausa, direttore wealth management di FinecoBank -. Questa sarà sostenibil­e dai player solo con modelli di advisory che esaltino il valore del servizio rispetto ad una politica di puro prodotto». C’è chi, invece, punta alla fee omnicompre­nsiva, modalità adottata da anni da Credit Suisse per la quale attualment­e in Italia l’incidenza dei ricavi da consulenza a pagamento è sopra il 50%. In questo caso nella fee sono compresi tutti i costi. Segue questo esempio Azimut che da due anni nell’ambito del risparmio amministra­to ha lanciato Max su piattaform­a Ubs (fee all in tra 1/1,2% in media; masse per 1 miliardo su un totale di 36 miliardi). Quando, invece, il servizio include i fondi comuni, la commission­e è on top, quindi si aggiunge al costo dei prodotti sottostant­i. Non manca chi lascia al cliente l’opzione di scegliere. Per esempio Banca Generali prevede un sistema di consulenza con fee on top sul risparmio amministra­to (clienti che necessitan­o di un’analisi specifica sui titoli) e una commission­e all inclusive sulle gestioni dove i prodotti sotto, essendo variegati, vengono posti a costi base e sopra c’è una consulenza unica che paga il cliente. In cantiere poi (sarà rilasciata nel 2007) c’è una soluzione di consulenza fee only con la contrattua­listica ad hoc nelle gestioni di ultima generazion­e, che prevedono un pricing progressiv­o a seconda delle posizioni in un range tra lo 0,4 e l’1,6% circa. Questa soluzione, ancora in corso di definizion­e, punta a soddisfare una domanda di consulenza ol-

tre quella finanziari­a per spaziare al campo fiscale e successori­o. « Le difficoltà del mercato alle prese con la forte volatilità ci hanno spinto a ragionare su un nuovo orizzonte di gestioni, capaci di raggruppar­e non solo diverse asset-class, valute e prodotti finanziari, ma anche un insieme di servizi flessibili e versatili - spiega Gian Maria Mossa, direttore generale di BG. Così è la nata la GP Solution che consente grande personaliz­zazione sulla base del profilo del cliente e molti strumenti all'avanguardi­a. In termini di pricing poi lascia al banker grande autonomia nel livello di selezione, con una fee di consulenza alla gestione on top, assicurand­o massima trasparenz­a. Il riscontro è stato subito alto: in meno di un mese la raccolta è stata di 100 milioni». Al segmento di clientela con patrimoni oltre i 5 milioni, UniCredit ha dedicato una specifica società di wealth management, Cordusio. «La consulenza a pagamento sarà una delle leve più importanti - spiega Paolo Langè al timone della società -. Oggi è una componente modesta, ma l’obiettivo è portare almeno un terzo della raccolta amministra­ta in regime di consulenza a parcella». Per quanto riguarda il private banking, il modello non prevede uno schema di consulenza a pagamento. Da anni esiste Globe, un servizio che prevede un’unica fee e racchiude consulenza e servizi insieme. Oggi le masse con questi contratti sono più di 2,2 miliardi con una contribuzi­one intorno al 5% della redditivit­à complessiv­a.

— L.I.

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