Amplificati nel tempo g l i e f fe t t i d e i cos t i
Nel lungo termine aumentano le risorse tolte all’investimento
Un’efficiente gestione dei propri investimenti parte prima di tutto dai costi. La regola è universale, ma vale soprattutto in un’epoca come quella attuale caratterizzata dalla depressione finanziaria. Le mosse delle banche centrali dal 2007 a oggi hanno inondato il mercato di liquidità schiacciando i rendimenti obbligazionari a zero e quindi il tema degli oneri diventa cruciale.
Una simulazione realizzata dalla società di consulenza MoneyFarm Sim mette a confronto il diverso impatto nel medio e lungo termine di un portafoglio gestito con Etf e un portafoglio gestito con fondi tradizionali. «Abbiamo selezionato - spiega Giovanni Daprà, ad di MoneyFarm - i principali fondi distribuiti in Italia nell’area dei flessibili e dei bilanciati, quelli più diversificati, registrando un costo medio annuo di poco superiore al 2% a fronte dei costi dello 0,35% medio di un portafoglio di Etf. La differenza ovviamente è significativa. C’è poi una via di mezzo e sono i costi più contenuti che sostiene un investitore rivolgendosi a un società come la nostra, che si aggirano intorno allo 0,7% per la consulenza, per un totale dello 0,9% se si includono anche gli stessi Etf». Fondamentale in tema di costi è anche l’effetto compounding. «Sostenere costi più elevati - continua Daprà - distoglie risorse da destinare agli investimenti e quindi l’effetto si amplifica nel corso del tempo. In 5 anni su 10mila euro investiti una forbice così ampia di costi, tra lo 0,35% e il 2%, crea risparmiaggravi di poco inferiori a 1.000 euro a parità di rendimenti».
Dietro i fondi di investimento possono esserci strategie più complesse per la ricerca del valore e quindi può essere importante confrontare anche i rendimenti. «Per quanto riguarda la capacità di creare valore da parte dei fondi - continua Daprà - una recente ricerca basata sui dati Esma ha lanciato l’allarme. Per definire possibili “falsi fondi attivi” sono stati usati l’ac tive share, vale a dire le azioni fuori dal benchmark, il tracking error (volatilità della differenza tra i rendimenti del fondo e del benchmark) e altre grandezze statistiche. Ebbene i risultati, per il momento preliminari evidenziano, che in Europa tra il 5% e il 15% dei fondi azionari dichiarati come attivi potrebbero in realtà essere passivi. Il rischio quindi è che i costi lievitino senza avere benefici in contropartita mentre con Etf fisici, ad esempio, si possono replicare gli indici in maniera puntuale e con costi contenuti».