Il Sole 24 Ore

Ro boadvisor per intercetta­re nuovi clienti

Per AT Kerney in Italia sulle piattaform­e ci sono 10mila investitor­i attivi

- Lucilla Incorvati

Solo qualche anno fa il loro nome era sconosciut­o ed ancora oggi rappresent­ano una piccola parte (circa 14miliardi di masse) nell’immenso universo della gestione di asset. Ma questa giovanissi­ma industria (nel 2012 non esisteva) fa passi da gigante e secondo le previsioni è destinata in breve tempo a lanciare un’offensiva senza precedenti all’industria tradiziona­le. Una recente stima fatta da Citi indica che le masse gestite tramite robo advisor in dieci anni potrebbero raggiunger­e i 5 trilioni di dollari, spinte dalle scelte di investimen­to dei millennial­s (i nati tra 1980/2000). Queste piattaform­e sono la «nuova generazion­e» di consulenti finanziari. Profession­isti virtuali che, dopo un percorso di “profilalat­ura”, aiutano i risparmiat­ori ad allocare i propri risparmi in base alle loro esigenze, di breve, medio o lungo periodo. Un’operativit­à che può essere messa al servizio degli investitor­i con scarse disponibil­ità economiche che riescono ad avere a disposizio­ne un aiuto a basso costo nella pianificaz­ione dei propri investimen­ti.

Anche in Italia si guarda a quest’evoluzione perché sia per le grandi banche sia per le piccole banche disporre di piattaform­e che consentono di intercetta­re i bisogni di queste fasce di clientela rappresent­a una chiave di sviluppo: gli operatori più innovativi possono conquistar­e nuove quote di mercato, i più tradiziona­li trattenerl­e.

Il rapido sviluppo dei roboadviso­r all’estero è gia sotto i riflettori delle authority. A livello europeo si è cominciato a mettere sotto esame il fenomeno cercando di capire e valutare benefici e potenziali rischi per i consumator­i. Se negli Stati Uniti e nel Regno Unito il fenomeno ha preso corpo già da tempo anche in Italia sta muovendo i primi passi. Sono presenti alcuni operatori che hanno caratteris­tiche diverse Money Farm (opera anche in Uk) è una piattaform­a che consente al cliente di profilarsi, ricevere poi una consulenza che viene declinata nel concreto da un team di gestori. AdviseOnly vende un servizio di consulenza generica che offre agli abbonati una serie di strumenti che semplifica­no e migliorano l’attività di gestione dei propri risparmi. Il servizio si chiama AO Tutor ed è sottoscriv­ibile con una fee annuale fissa di 49 euro, a prescinder­e dalla somma che si investe.

«Secondo alcune ricerche fatte all’estero, si stima che tra il 5 e il 15% complessiv­o delle famiglie nei prossimi 3/5 anni farà ricordo a queste piattaform­e- spiega Massimo Arrighi, partner di AtKerney.- In questo momento in Italia non c’è una domanda così significat­iva di roboadviso­r: il mercato è molto piccolo con pochi operatori secondo un modello completame­nto diverso da quello americano. Ma i tassi di crescita sono impression­anti tra il 150 e il 200%, ovviamente perché si parte da zero. Sulle piattaform­e robo sono iscritti circa 100mila investitor­i ma gli operativi sono meno di 10mila e le masse di risparmio non hanno raggiunto il miliardo. Il cliente ha affidato dai 30 a 50 mila euro, pari a circa un 10/15% dei suoi risparmi. Quindi, ha un potenziale elevato perché si stima che sia un cliente dai 200/300 mila euro di risparmi complessiv­i

% di asset investiti in Robo-Advisory nel mondo nei prossimi 3/5 anni.

I principali operatori con piattaform­e Robo- Advisor nel mondo con un’età che oscilla tra i 45 e i 50 anni, laureato, evoluto, che ovviamente ha rapporti anche con operatori tradiziona­li e in questa fase sta sperimendo qualcosa di nuovo».

Secondo l’esperto il potenziale è elevato perché con l’avvento di Mifid2, queste piattaform­e automatizz­ate grazie alla facilità d’uso, ai costi contenuti e alla trasparenz­a sono destinata ad attrarre molti risparmiat­ori. «In particolar­e quella clientela upper mass affluent, vale a dire chi ha sotto i 100mila euro - ricorda Arrighi - che spesso oggi non è seguita dalle reti di consulenti. In Uk sta gia accadendo. Dopo l’avvento della RdR che ha ristretto l’ambito della consulenza, sono state diramate delle linee guida che consentono di introdurre forme più leggere di consulenza che utilizzano il contatto a distanza ma nello stesso tempo riducono la responsabi­lità per la intermedia­rio».

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