Lo zio di un giovane cliente di Ubi reclama per la profilatura Mifid
Marco ha 24 anni e a differenza di altri ragazzi della sua età è un ragazzo previdente. Dal 2012 ha sottoscritto alla Banca Popolare di Bergamo (gruppo Ubi Banca) un piano di accumulo mensile distribuito su tre fondi: 100 euro su un obbligazionario e altri 100 su due distinti azionari. Io sono lo zio e vi posso assicurare che è una vera formichina, incline a investimenti tranquilli, conformi al proprio livello di competenze finanziarie, modeste, come del resto risulta dal questionario, compilato all’apertura del conto. In particolare, per entrare nel merito del problema: 1) al punto 4f del questionario Mifid non dichiara di conoscere le implicazioni in termini di rischio dei derivati;2) al punto 5 dichiara modesta esperienza in prodotti finanziari; 3) al punto 17c non dichiara disponibilità a sopportare forti oscillazioni di valore; 4) al punto 22 b dichiara di essere un investitore moderatamente propenso al rischio; 5) alla fine delle profilatura gli viene assegnato un livello di esperienza e conoscenza “intermedio”, ovvero investitore in grado di poter comprendere le caratteristiche di prodotti finanziari con un grado di complessità minime. Sulla base di quanto sopra gli viene assegnato un profilo di rischio “moderato”, se non che una bella giornata dell’estate 2015 Marco vende la sua auto per 11mila euro e pensa bene di fare un salto in banca, deciso ad incrementare il suo piano di accumulo, e, guarda che fortuna, proprio in quei giorni è disponibile un investimento che fa al caso suo. E così su consiglio del tutto disinteressato dell’addetto bancario, Marco investe 9mila euro in un colpo solo su Ubi Sicav income opportunities. Ma perbacco, il profilo di rischio non permette tale investimento e così questa bravo professionista, senza neppure cambiare una virgola del questionario, trasforma il profilo di rischio di M. da “moderato” ad “aggressivo”. Dopo un paio di mesi M. inizia ad essere perplesso, perché il suo investimento va subito in rosso. Beh, caro M. qui la colpa è tua, perché i prospetti vanno letti e se il bancario ha dimenticato di dirti che ci sono delle commissioni d’ingresso ... Ma è a novembre, quando falliscono quattro banche, che i timori di M. aumentano e si rivolge allo zio (il sottoscritto), fedele lettore di «Plus 24» che qualcosina ne capisce. Scaricando il prospetto informativo da internet veniamo così a sapere quello che nei moduli ricevuti al momento della sottoscrizione non sta scritto da nessuna parte, ovvero che Ubi Sicav income opportunities:- mira ad una crescita del capitale nel lungo periodo concentrandosi prevalentemente su investimenti e strategie in derivati in grado di generare reddito. Il comparto può investire sino al 100% delle attività in: «strumenti derivati – come spiega il prospetto -. Il comparto è esposto al rischio che le strategie in derivati complessi possano generare perdite ingenti». Dopo queste notizie e in parallelo all’andamento dei mercati, ovviamente le preoccupazioni di Marco si sono fatte serie. Quindi, alla luce: delle omissioni informative in sede di collocamento, della storia personale, della rilevanza dell’investimento e della palese contraddizione tra il questionario e il profilo assegnato, ho prospettato a Marco di fare reclamo in primis a Banca Ubi e se il caso alla competente autorità bancaria, chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione integrale di quanto versato. Chiedo: è lecito ritenere scorretto il comportamento del “lavoratore” bancario? Ho ragione o esagero nel ritenere rischioso l’investimento nella Sicav? Mi sono sbilanciato troppo nel prospettare a Marco almeno “in secondo grado”, il pieno riconoscimento delle proprie ragioni? Vogliamo fare un appello a tutti i giovani e anziani che siano, a capire che il consulente bancario non è il loro migliore amico? Trovo comunque avvilente che la buona volontà di un bravo ragazzo che pensa al suo futuro debba essere frustrata in questo modo.