L’Argentina si prepara per nuovi bond
La pace con i creditori, la rimozione del controllo sui capitali e sui cambi, la visita del presidente statunitense Barack Obama. L’Argentina non sta trascurando niente per presentarsi nel migliore dei modi al grande appuntamento ossia il ritorno sui mercati finanziari internazionali. L’intesa con i vecchi obbligazionisti avrà un costo per Buenos Aires di almeno 4,5 miliardi di dollari e il ministro delle finanze Alfonso Prat – Gay ha spiegato che le risorse arriveranno dall’emissione di nuovi bond. Si parla di un’operazione fino a 15 miliardi di dollari, che costituirebbe la più grande emissione in dollari di un paese emergente da circa 20 anni. Le banche sono già al lavoro e tutto dovrebbe entrare nel vivo una volta chiusa definitivamente, e approvata dal Parlamento, l’intesa con i vecchi creditori.
I primi collocamenti di nuovi titoli potrebbero avvenire nella prima metà di aprile con titoli a scadenze di 5, 10 e 30 anni. Il punto critico è ovviamente quello degli interessi che il paese sudamericano dovrà offrire. Un rendimento sotto all’8% annuo per il decennale sarebbe un successo per l’Argentina ma è verosimile che la cedola si collochi tra l’8,5 e il 9%. Per la scadenza quinquennale si prevede un rendimento di poco superiore al 7% mentre il trentennale dovrebbe collocarsi poco al di sotto del 10%. Del resto dopo 8 default sul debito nel corso della sua storia, l’ultimo nel 2001 costato caro a centinaia di migliaia di risparmiatori di tutto il mondo, far scoccare di nuovo la scintilla con il mercato non è semplice. Tuttavia le premesse ci sono. La svolta pro- mercato impressa dal nuovo presidente Mauricio Macri è stata accolta con favore e interesse dalla comunità finanziaria internazionale. Le difficoltà che stanno incontrando molti paesi emergenti, a cominciare dal vicino Brasile, aumentano l’interesse per l’Argentina. Un paese dalle grandi potenzialità, spesso non pienamente espresse, che stando alle previsioni dopo un 2016 di sostanziale stagnazione dovrebbe ritrovare già dal 2017 una crescita di oltre il 3% . Una buona premessa ora che gli investitori di tutto il mondo sono inoltre alla disperata ricerca di rendimenti.