La crisi del petrolio rallenta il mercato dell’arte
Il prezzo sotto i 40 dollari si sente sull’economia araba
Giro di boa per il mercato dell’arte a Dubai che la settimana scorsa ha celebrato la decima edizione della fiera Art Dubai (16-19 marzo) e dieci anni dall’ingresso di Christie’s nella regione con la sua asta di arte moderna e contemporanea araba, iraniana e turca (16 marzo). Ma l’anniversario è arrivato in un momento delicato per l’economia locale, investita dalla crisi dei prezzi del petrolio. A febbraio l’indice Emirates NBD Dubai Economy Tracker è sceso per la prima volta sotto quota 50 fermandosi a 48,9 e segnando la prima contrazione del settore privato non legato al petrolio da gennaio 2010. In particolare, l’indice del settore delle costruzioni è sceso a 49,1, quello del turismo a 48,4, e quello del commercio a 48,9. Ma quanto questa crisi influenza il mercato dell’arte?
È la domanda che risuona tra i corridoi della fiera e a cui la risposta più frequente è: davanti alla qualità i collezionisti esperti non si lasciano sfuggire l’occasione di acquistare i capolavori. Alcuni galleristi e collezionisti, in realtà, ammettono che la crisi si sente, ma lo dicono solo “off the record”, in via confidenziale. Una gallerista che ha chiesto di non essere citata ha rivelato che alcune gallerie non hanno venduto niente e che c’erano meno collezionisti locali interessati e meno internazionali. Il bilancio della fiera, comunque, non è negativo; le vendite non sono state pari al periodo di boom di due anni fa, ma ci sono state. Tra le più importanti, Meem Gallery (Dubai) ha venduto un’opera del 1950 del padre dell’arte irachena Faiq Hassan a un museo a 250.000 dollari; Victoria Miro (Londra) ha piazzato una «Pumpkin» di Yayoi Kusama a un prezzo tra 400600.000 dollari; e Galerie Templon (Parigi-Bruxelles) un grande ritratto di Kehinde Wiley per 180.000 dollari.
«Il 90% delle gallerie ha venduto varie opere – ha dichiarato la direttrice della fiera Antonia Carver – e un quarto delle gallerie ha fatto il sold- out. Le vendite vanno per lo più da 10.000 a 50.000 dollari, ma l’offerta della fiera va da 1.000 a 500.000 dollari. Non si avverte la crisi perché Dubai è il mercato di riferimento per una regione molto ampia che include il Medio Oriente, parte dell’Africa, l’Asia centrale e il Sud-est asiatico». I visitatori sono stati 27.516, un record; i gruppi museali 95.
Christie’s, da parte sua, ha totaliz- zato 15.966.840 dollari con l’85% di venduto per lotto e l’88% per valore, e ha segnato un record per «Sarajevo», un’imponente tela del 1992 dell’egiziano Omar El-Nagdi, comprata da un libanese per 1.145.000 dollari.
«Nel 2006 i collezionisti tendevano a comprare arte del proprio paese – commenta la specialista di Christie’s Bibi Naz Zavieh -. Oggi acquistano sempre più artisti di altri paesi. Abbiamo calcolato che per un dollaro speso nella regione i collezionisti mediorientali ne spendono 15 a livello internazionale. I più attivi sono i libanesi, gli iraniani e gli egiziani. Inoltre ora abbiamo acquirenti da Cina, Stati Uniti, Francia ed Europa». E che cosa cercano? «Tutto, dai tappeti all’arte islamica, impressionista e contemporanea. Tra l’arte moderna e contemporanea è più richiesta quella moderna, mentre tra i contemporanei hanno maggior successo quelli con una lunga lista d’attesa, come il libanese Ayman Baalbaki. Un dato interessante, infine, è l’aumento del numero dei collezionisti che usa l’online per l’acquisto. Di questi il 65% è sotto i 40 anni».