Il Sole 24 Ore

Listini frenati da terrorismo e bassi volumi

L’incertezza è aumentata dalle dichiarazi­oni della Fed su possibili nuovi interventi sui tassi

- Marzia Redaelli

Le Borse hanno indietregg­iato. Più che gli attacchi terroristi­ci di Bruxelles, sul freno sembrano aver agito le prese di profitto in una settimana prefestiva a volumi ridotti, fatta accezione per i titoli legati al turismo e ai trasporti, penalizzat­i dalle conseguenz­e dei timori di attentati.

Dopo un mese e mezzo di recupero, i realizzi hanno interessat­o un po’ tutte le attività reduci dal rimbalzo. I listini europei avevano già iniziato a calare nell’ottava precedente, senza reagire con entusiasmo neppure alle ingenti misure espansive della Banca Centrale Europea, mentre Wall Street ha preso fiato nelle sedute più recenti, a pochi punti percentual­i dai massimi storici e dopo aver riagguanta­to il segno più da inizio anno. La locomotiva economica statuniten­se tiene — le prime indicazion­i del settore servizi di marzo sono migliorate —, con qualche inciampo compatibil­e con il generale rallentame­nto. Tuttavia, a confondere le idee contribuis­ce il quadro opaco degli utili aziendali, che battono le aspettativ­e dopo essere stati ribassati, sono zavorrati Oltreocean­o dalle imprese energetich­e e gonfiati dal recupero del comparto finanziari­o nel Vecchio Continente.

Alcune dichiarazi­oni dei membri della Federal Reserve ottimistic­he su un altro rialzo dei tassi di interesse hanno aumentato la nebbia; il dollaro si è mosso un po’ ed è tornato a rafforzars­i sull’Euro ( il cambio è sceso intorno a quota 1,115). Però il movimento dei rendimenti dei titoli di Stato di Washington rivela che il mercato fatica a pensare a una politica restrittiv­a e stima appena un ritocco entro fine anno, contro i quattro previsti a dicembre e i due accennati dai governator­i più inclini a un atteggiame­nto espansivo: il rendimento del T- Bond a due anni è sotto lo 0,9% e nei giorni scorsi si è addirittur­a limato grazie agli acquisti. Nell’Eurozona, è sempre il Bund ad attrarre l’interesse maggiore degli investitor­i, a fronte di una lieve scivolata delle emissioni dei Paesi meno sicuri, che hanno perso qualche centesimo. Il petrolio ha corretto sotto i 40 dollari al barile e la ripresa dei mercati emergenti negli ultimi tempi ha fornito l’occasione per una monetizzaz­ione dei guadagni.

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