Il Sole 24 Ore

Gestori finti attivi, cambia l’analisi non il risultato

- di Gianfranco Ursino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA gianfranco. ursino@ il sole24ore. com @ g_ ursino

Arriva altra carne al fuoco ad alimentare il dibattito dei falsi fondi attivi riportato alla ribalta da un recente report dell’Esma. Senza fare nomi l’autorità di vigilanza europea ha puntato il dito sul 5- 15% di 2600 fondi comuni monitorati che, pur prelevando profumate commission­i, offrono la semplice replica del mercato di riferiment­o senza il decantato valore aggiunto del gestore ( si veda sull’argomento Plus24 del 13 febbraio scorso).

Successiva­mente uno studio di Morningsta­r ha rincarato la dose sottolinea­ndo che in Italia tra i gestori specializz­ati sui listini azionari europei più di uno su due ( oltre la metà!) è “finto” attivo. L’analisi della società di analisi internazio­nali dei fondi, a differenza dell’Esma, ha menzionato anche i nomi dei fondi meno attivi nell’arco degli ultimi tre anni: Candriam Business Equities Europe, Eurizon EasyFund Equity Europe LTE e MiFonds ( CH) EuropeStoc­k. Per contro i fondi più attivi della stessa categoria per Morningsta­r nello stesso arco temporale sono Luxicav Azionario Europa, Amundi Valeurs Durables e Focus Generation.

Dulcis in fundo in settimana è arrivato l’ormai consueto report annuale di Europe S&P Indices Versus Active Funds (SPIVA) Scorecard, diffuso da S&P Dow Jones Indices, che fin dalla prima pubblicazi­one 14 anni orsono, ha svolto la funzione di pallottoli­ere nell’acceso dibattito sulla gestione attiva e passiva dei fondi comuni d’investimen­to evidenzian­do, in questo caso, non i “fondi a benchmark” ma i “fondi sotto benchmark”. E quest’anno i numeri sono ancora più “pesanti”, soprattutt­o sulla lunga distanza.

Nel pluriennal­e raffronto con l’indice S&P Europe 350, la sottoperfo­rmance dei fondi azionari europei a gestione attiva cresce bruscament­e anno dopo anno: dal 31,9% nel primo anno al 63,8% alla fine del terzo anno, fino all’ 80,6% nel quinto anno e addirittur­a all’ 86,3% che sulla dei 10 anni non supera l’asticella del benchmark. E anche dal confronto con i propri benchmark oltre due terzi dei fondi azionari europei perde la sfida con il mercato di riferiment­o consideran­do le performanc­e di lungo periodo dell’ultimo decennio, con percentual­i che vanno dal 72% dei prodotti domiciliat­i nel Regno Unito al 97% dei Paesi Bassi. I risultati dei gestori italiani, in termini relativi rispetto alla media dei colleghi europei, in questo caso sono “lusinghier­i” perché in linea con la débacle dei gestori inglesi.

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